Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«La bisbetica domata», in scena l’ambiguità
Shakespeare da domani al Goldoni con un cast tutto maschile
Èl’eterno conflitto tra uomo e donna per la definizione dei rispettivi ruoli quello che Shakespeare mise in scena alla fine del Cinquecento con La bisbetica domata, la storia della scorbutica e ribelle Caterina da Padova sottomessa infine dal ruvido marito Petruccio.
Una vicenda sempre attuale nel corso del tempo e di cui si annoverano anche numerose versioni cinematografiche, come quella, memorabile, proposta da Zeffirelli con protagonisti Lyz Taylor e Richard Burton. Punta sull’abile amalgama di ambiguità dialettica e intreccio dei personaggi l’allestimento diretto da Andrea Chiodi, con l’adattamento e la traduzione di Angela Demattè, e un cast tutto al maschile che vede Tidaro Granata nella parte di Caterina e Angelo Di Genio in quella di Petruccio. Li affiancano, Ugo Fiore, Igor Horvat, Christian La Rosa, Walter Rizzuto, Rocco Schira e Massimiliamo Zampetti. Le scene sono di Matteo Patrucco, i costumi di Ilaria Ariemme, il disegno luci di Marco Grisa, le musiche originali di Zeno Gabaglio, che innesta canzoni iconiche quali Caterina e Magic Moments di Perry Como o Love me tender di Elvis Presley.
In programmazione al Goldoni di Venezia da domani, alle ore 20.30, fino a domenica 20. Aperitivo con gli interpreti venerdì 18 alle 17.30, al Fondaco dei Tedeschi. L’idea che ha portato il regista ad affidare a un attore la parte della protagonista nasce dalla considerazione di come Caterina per avere un ruolo nella società sia costretta a diventare uomo, a pensare come gli uomini, insomma, ad omologarsi.
Ma che cos’è nella sostanza The Taming of the Shrew? «È innanzitutto - risponde Chiodi - un esperimento sul potere manipolatorio della parola. Shakespeare comincia a mostrarci il fascino e la terribilità del linguaggio, il suo potere di cambiare la realtà. Quale parola preferiamo? Quella vitale ma indomabile e fuori dalla società dell’indiavolata Caterina o quella trasformata, terribile ma potente della sua sottomissione?»
Nello spettacolo la scenografia è ridotta al minimo essenziale e in questo spazio aperto i personaggi agiscono vestiti di semplici casacche, con inciso sul retro il nome del proprio personaggio. Tindaro Granata interpreta in maniera persuasiva, senza scadere in birignao parodistici quella giovane donna che in ultimo sembra placata, ma che in realtà mantiene una doppiezza di fondo difficile da definire.
Quanto sono autentici i rapporti che legano tra loro le tre coppie, quella di Caterina e Petruccio, della sorella Bianca e Lucenzio, e di Ortensio e la ricca vedova? «Le parole finali di Caterina sono terribili – conclude Chiodi -. L’ordine che propone insopportabile. Eppure suscitano un fascino ambiguo. Star davanti alla società umana, che è vita e dilemma, che può precipitare nel caos, può essere molto problematico».
” Chiodi Sarà un esperimento sul potere manipolatorio del linguaggio