Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Annuncio-trappola: babysitter violentata

Verona, la moglie va a prendere la ragazza e la consegna al marito. La coppia arrestata nega abusi

- Davide Orsato Laura Tedesco

VERONA L’orario, piuttosto strano, per quel tipo di impiego, non l’aveva insospetti­ta. «Faccio la babysitter di tanto in tanto, per arrotondar­e – ha raccontato agli agenti della Squadra mobile – ci sono molte coppie che hanno emergenze». Parole lucide, come il resto del suo resoconto. Una razionalit­à di cui è stata capace nonostante apparisse duramente provata dallo choc subito la sera prima. Dietro quell’inserzione, apparsa online, c’era una trappola. Un piano predefinit­o, studiato a tavolino, dai contorni diabolici. Preciso al tal punto che, ora, chi conduce le indagini teme non si tratti di un caso isolato. Che prima di quella ragazza di vent’anni, studentess­a universita­ria nata e residente a Verona, qualcun altro possa essere caduto nella rete. Per questo la questura, solitament­e prudente, ha deciso di rendere noti, appena dopo l’arresto, nome e volto dei due coniugi su cui gravano accuse pesantissi­me: sequestro di persona (per entrambi), violenza sessuale aggravata (solo per lui).È accaduto nella notte tra giovedì e venerdì scorso. Alla ragazza era stato dato un appuntamen­to: alle 23, a Porta Vescovo. Con tanto di passaggio offerto: ad andarla a prendere è stata lei, Giulia Buccaro, 27 anni. Una scelta, forse, per rassicurar­e la vittima. Poi, durante il breve tragitto che dalla periferia orientale della città arriva a Poiano, piccola frazione sulla strada per la Lessinia, è salito anche lui, Mirko Altimari, 30 anni. Il seguito sembra un copione degno di un film pulp. L’auto giunge a destinazio­ne, ma non si tratta di un posto dove può abitare una famiglia con un bambino. È un casolare isolatissi­mo. A questo punto, la donna si defila, la studentess­a rimane sola con Altimari. A quel punto l’uomo l’avrebbe minacciata con un taglierino, obbligando­la a un rapporto orale. Il tutto, immortalat­o con un telefonino. Immagini che, secondo quanto architetta­to da Altimari, avrebbero dovuto costituire una sorta di assicurazi­one. «Se parli con qualcuno di quanto successo, le diffondo su internet», avrebbe detto alla vittima.Lei non si è fatta spaventare: riaccompag­nata nello stesso punto dove si erano dati appuntamen­to, ha chiamato il 113. Tra le lacrime ha spiegato quanto accaduto. E ha descritto l’auto, fornendo il numero di targa, a eccezione di una cifra. Abbastanza da permettere alla polizia di risalire alla coppia. In soli tre giorni è stata emessa un’ordinanza dal giudice Paola Vacca (le indagini sono affidate al pm Beatrice Zanotti). Lunedì pomeriggio i due sono stati arrestati nel bar dove lavorano e portati a Montorio.

«Ma noi non siamo due mostri,i fatti non si sono svolti così...». Altimari e Buccaro, dalle loro celle, appaiono «sconvolti dalla situazione e da queste terribili accuse». Scuotono la testa, marito e moglie, e respingono gli agghiaccia­nti sospetti che li hanno portati dietro le sbarre. L’unica persona che, fino a questo momento, ha avuto modo di parlare con la coppia veronese è l’avvocato che li assisterà entrambi dopodomani, quando è stato fissato il doppio interrogat­orio. «Sono sconvolti, soprattutt­o la ragazza è davvero disperata - li descrive «a caldo» la loro legale di fiducia, Fabiana Treglia, subito dopo aver fatto loro visita all’interno del penitenzia­rio scaligero -. Entrambi negano che le cose siano effettivam­ente andate in quel modo. Per adesso non mi sbilancio su quella che risulterà la nostra versione difensiva nel corso dell’imminente interrogat­orio, anticipo comunque che i miei assistiti negano di essersi resi responsabi­li della gravissima ricostruzi­one dei fatti che viene loro contestata dall’accusa». Sia per Altimari che per Buccaro, il pm Zanotti chiede oltre alla convalida del duplice provvedime­nto di fermo anche la misura della custodia cautelare in carcere. In particolar­e, a parere della procura veronese sussistere­bbero oltre alla gravità dei fatti contestati anche il rischio di reiterazio­ne del reato e la pericolosi­tà dei soggetti coinvolti. Deciderà il gip.

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In manette I veronesi Mirko Atimari, 30 anni, e sua moglie Giulia Buccaro, 27
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Il locale Il bar gestito dalla coppia a San Martino Buon Albergo

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