Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Stefanel, l’assemblea prende atto dei conti Chiusura della sede? I timori si allontanano
PONTE DI PIAVE (TREVISO) Un’assemblea dei soci risolta con la presa d’atto del quadro economico e finanziario, un voto compatto da parte dei presenti, che detengono l’87% del capitale, e un rimando di ogni successiva questione al deposito del piano industriale al Tribunale di Treviso, entro il 15 aprile, per poter accedere al concordato «in bianco».
In casa Stefanel il passaggio di ieri, avvenuto nello studio legale Lombardi Segni e associati di Milano e non più nella casa madre di Ponte di Piave, si è risolto in questo modo, dunque senza indicazioni precise su cosa potrà accadere nei mesi che seguono, cruciali per poter accedere a un nuovo accordo con i creditori.
In via informale, viene intanto allontanato il dubbio su una chiusura dello stabilimento centrale di Ponte di Piave, sollevato dalle organizzazioni sindacali in seguito alla mancanza di risposte in occasione di un vertice convocato l’8 gennaio scorso a Venezia dall’assessore regionale alle Politiche del lavoro, Elena Donazzan. Nell’ultima delle periodiche informative alla magistratura, si parla della possibilità di adottare ammortizzatori sociali per la forza lavoro ma non si indicano dettagli, in particolare sulla natura degli strumenti che si intenderà adottare. Non si può in sostanza dedurre se il progetto è quello di una ristrutturazione o di una cessazione di attività, e la questione mette ovviamente in agitazione gli 89 addetti alle dipendenze della società che lavorano a Ponte di Piave. Ma la sede centrale, viene lasciato filtrare, c’è e rimane. Quali saranno le attività al suo interno e quanti gli eventuali addetti in eccesso, è qualcosa che verrà spiegato con i progetti da consegnare ai giudici fra quattro mesi.
Per quanto anticipato nelle scorse settimane, Stefanel, oggi controllata dai fondi Oxy-Attestor Italia, intende chiudere i punti vendita che non producono utili e quelli troppo grandi per il nuovo modello di «negozio di prossimità». Si parla inoltre di «valorizzazione del marchio Stefanel anche attraverso eventuali accordi di cessione e/o licenza per l’area asiatica» e di vendita dei rami d’azienda non strategici. Nella speranza di invertire in tempi ragionevoli la curva discendente dei profitti, dato che nei primi 9 mesi dello scorso anno il gruppo ha accumulato perdite per 21 milioni ed è caricato di un debito di 50.