Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Hub chiusi e servizi ridotti Ecofficina taglia 128 posti
Ieri l’incontro decisivo: «Colpa del Decreto sicurezza, ora tocca ad altre coop»
BATTAGLIA TERME (PADOVA) «Alla fine di tutto, dopo i milioni spesi dalle prefetture, le polemiche e le inchieste giudiziarie, a pagare sono sempre i lavoratori...». La segretaria della Cgil Funzione Pubblica, Roberta Pistorello, allarga le braccia sconsolata. C’è poco da fare, ammette. Ecofficina (che da tempo ha cambiato nome in Edeco), l’ormai ex colosso veneto dell’accoglienza ai migranti, ha annunciato un piano esuberi da lacrime e sangue: la metà del personale perderà il lavoro. Colpa della decisione di chiudere gli hub di Cona e Bagnoli - si giustificano - ma anche del decreto sicurezza che ha tagliato drasticamente i servizi per l’integrazione che venivano offerti ai richiedenti asilo.
Dopo che, nelle scorse settimane, la cooperativa con sede a Battaglia Terme aveva annunciato i tagli ai sindacati, ieri sera i delegati hanno incontrato il personale per discutere il progetto di ridimensionamento. Un incontro a tratti drammatico, visto che ancora non è chiaro chi perderà il posto e chi invece continuerà a lavorare nelle strutture per l’accoglienza diffusa ancora gestite da Ecofficina in varie città del Veneto.
Di certo, per ora, ci sono soltanto i numeri. La cooperativa intende licenziare 57 dei 171 lavoratori attualmente assunti a tempo indeterminato. Si tratta di operatori, insegnanti, mediatori culturali, addetti alle pulizie ma anche di figure specializzate come gli psicologi. Inoltre ha deciso di non rinnovare i 71 contratti a termine. Di questi ultimi, 58 sono scaduti il 31 dicembre mentre i restanti tredici rimarranno senza lavoro nelle prossime settimane.
Stando alle indiscrezioni trapelate in queste ore, Ecofficina sarebbe disposta a versare una cifra pari a una mensilità come incentivo per coloro che accetteranno di farsi da parte. Troppo poco, secondo i sindacati che ora sperano almeno di spuntare incentivi più consistenti. Ed è questo l’unico margine di trattativa perché, stando a quanto comunicato dalla coop, non ci sarebbe alcuna possibilità di ridurre il numero degli esuberi.
«Come sindacato siamo sempre stati contrari al sistema di gestione dei richiedenti asilo messo in atto da Edeco - spiega Pistorello - che fino allo scorso anno gestiva le ex caserme militari dove veniva concentrato un numero elevatissimo di migranti con tutti i problemi che ne derivavano, e che ora sono al centro di diverse inchieste giudiziarie. Ma la responsabilità di quel sistema distorto, non è mai stata dei dipendenti della cooperativa, che al contrario hanno sempre fatto il possibile per garantire agli ospiti condizioni di vita dignitose».
All’apice dell’emergenza profughi, l’impero gestito da Simone Borile, da sua moglie Sara Felpati e dall’ex presidente Gaetano Battocchio gestiva contemporaneamente oltre duemila richiedenti asilo, con un fatturato che arrivò a sfiorare i venti milioni di euro l’anno. Oggi, dopo la chiusura degli hub, nelle proprie strutture accoglie appena 400 stranieri: cento a Battaglia Terme e altrettanti a Montagnana, sessanta a Padova, trentadue a Este, trentatré a Due Carrare, ventinove a Torreglia, cinquanta ad Adria e sessanta tra Cavarzere e Dolo.
«Se al calo degli ospiti aggiungiamo la riduzione dei servizi prevista dal Decreto sicurezza - prosegue la rappresentante sindacale - la decisione di tagliare il personale purtroppo era prevedibile. Temo sia solo l’inizio: per gli stessi motivi, anche altre cooperative del settore potrebbero prendere decisioni simili nelle prossime settimane».
”Pistorello (Cgil) La responsabilità del sistema distorto negli hub di Cona e Bagnoli, non è dei lavoratori