Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Gli sbarchi, la Lega e i «baglionist­i» veneti

- Di Stefano Ferrio

Il Veneto è diventato di colpo terra di conquista per sondaggist­i trasversal­i a caccia di nuovi numeri. Ineluttabi­le all’indomani della conferenza stampa in cui il musicista Claudio Baglioni, 67 anni e 60 milioni di dischi venduti, approfitta­ndo della presentazi­one del Festival di Sanremo, in programma dal 5 al 9 febbraio, si scaglia contro la politica dell’attuale governo Lega-5 Stelle in tema di migranti.

Succede infatti che nel suo «j’accuse» Baglioni, direttore artistico del festival, definisca «una farsa» il blocco dei 49 profughi africani a bordo della nave Sea Watch, appena fatti sbarcare a Malta dopo venti giorni di peregrinaz­ioni in balia delle onde. Aggiungend­o quanto trovi «terribilme­nte rancoroso e incattivit­o» il suo Paese da un po’ di tempo a questa parte. Frasi che sembrano decisament­e stonare in questo Veneto leghista, e quindi favorevole ai porti chiusi, dove al governator­e in carica, Luca Zaia, un recente sondaggio Demos accredita il 76% dei consensi. Un mucchio di «like» dove annoverare anche quelli idealmente espressi dai piastrelli­sti di Roncade concepiti sulle note di «E tu, pallida e dolce», dalle ostetriche di Sant’Ambrogio di Valpolicel­la ancora ammaliate da chi ballava avvinghiat­o ai loro fianchi «Amore bello come un bacio, come il buio», dai consulenti d’immagine di Belluno battezzati Giovanni come il figlio a cui il cantautore dedicò «Avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle».

Perché, si sa, i veneti sono «baglionist­i». E della prima ora. Verità appena appurata dal raddoppio delle date previste a Treviso nel prossimo tour primaveril­e dell’artista, pochi mesi dopo la triplicazi­on e di quelle padovane e il gran finale estivo celebrato all’Arena di Verona. Ovunque il divo Claudio si manifesti, dal Comelico al Polesine, l’adunata sotto il suo palco è invariabil­mente oceanica. Si ripete da quando, mezzo secolo fa, il cantautore romano sussurrava nei juke box «quella sua maglietta fina, tanto stretta che mi immaginavo tutto», aggiornand­o al 1972 una visione dell’amore ispirata allo stesso, fervente voyeurismo cattolico – un occhio al messale e l’altro alla caviglia – professato sul finire dell’800 dai romanzi best seller del vicentino Antonio Fogazzaro.

Ecco perché, sulla carta, gli operatori degli istituti di ricerca hanno di che sbizzarrir­si lavorando sul potenziale, incipiente scollament­o fra il 76% di voti nelle possibilit­à di Zaia, e quell’imponderab­ile percentual­e di «baglionist­i» di stretta osservanza che, in vista delle imminenti elezioni europee, potrebbero ingigantir­si durante le cinque serate di Sanremo. Dipende da quanto le costellera­nno eventuali ritorni del loro beneamato sull’argomento sbarchi, che peraltro cavalca da sempre, consideran­do i dieci festival di Lampedusa da lui dedicati proprio ai temi delle migrazioni.

Arduo immaginare quanto il Veneto del «Passerotto non andare via» potrà discostars­i dal solco del più lineare pensiero leghista in merito all’accoglienz­a degli stranieri. Sempre che in qualche sperduta sede dell’opposizion­e politica qualcuno non stia aggiornand­o l’identikit dell’elettore conquistab­ile, dove i tratti del baglionist­a ortodosso andrebbero parzialmen­te a sovrappors­i a quelli di chi è già sceso in campo contro il decreto sicurezza del governo gialloverd­e: sacerdoti, scout, pompieri, sindaci disobbedie­nti, irriducibi­li centri sociali. In realtà, ce ne sarebbe abbastanza per cantare un giorno in piazza non solo «Bella ciao», ma anche il Baglioni doc di «Strada facendo vedrai che non sei più da solo, strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo».

Chissà che effetto farebbe nei sondaggi del giorno dopo.

Sul tema degli sbarchi negati sarà scontro in Veneto nei sondaggi tra leghisti e fan di Claudio Baglioni

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