Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le opere liriche dimenticate, troppi gli artisti nell’oblio
Tra migliaia di capolavori, quelli ascoltati nei teatri sono i soliti quaranta
Il noto Dizionario dell’opera a cura di Piero Gelli edito da Baldini&Castoldi seleziona un catalogo di 1100 titoli di opere liriche «fra le diverse migliaia di spartiti dell’immenso lavoro prodotto in quattro secoli di vita delle migliaia e migliaia di spartiti seppelliti nelle biblioteche pubbliche e private e dei conservatori di musica». Altre catalogazioni citano la stima di un patrimonio di circa 40 mila titoli accumulati nel mondo nel corso dei secoli dalla fine del 1500 ad oggi.
Certo, molte di esse ci sono note solo come elemento documentario per essere state composte ma poi perdute (Antonio Vivaldi sosteneva di aver composto 94 opere ma non tutte sono poi giunte fino a noi). Molte altre sono opere da camera con pochi strumenti e qualche voce ma pur sempre composte secondo gli intendimenti dalla Camerata de’ Bardi che, come sappiamo, tennero il loro primo incontro a Firenze proprio in questi giorni di gennaio, mercoledì 14 gennaio 1573.
Furono loro a far nascere il teatro in musica il cui apogeo si realizzerà poi nel XIX secolo ma già nei secoli precedenti era una delle forme più amate e idolatrate. Quasi tutti i compositori del periodo si sono accostati a tale forma musicale lasciandoci un’infinità di partiture ora, come detto, in gran parte sepolte nelle biblioteche e che attendono di ritornare in vita.
Quante sono le opere liriche che siamo soliti ascoltare nei teatri? Le statistiche elencano circa un centinaio di titoli, ma sono molto meno quelli veramente popolari e costantemente ripresi, forse 40 o 50. La discografia, comunque, ci ha offerto un ampliamento di tale lista offrendoci l’ascolto di alcune di esse cadute in oblio. Lo spazio è poco ma non possiamo non citare le 42 opere (e altri interventi) del veronese Antonio Salieri (1750-1825) la cui L’Europa riconosciuta inaugurò il Teatro alla Scala di Milano lunedì 3 agosto 1778. Molte e bellissime opere del Maestro legnaghese attendono di essere riprese in tempi moderni. Ma anche Italo Montemezzi (Vigasio, 1875-1952) con le sue 9 opere. Oltre 60 furono le opere scritte dal veneziano Baldassarre Galuppi (17061785) che assieme a Goldoni innovò l’opera buffa con i finali d’insieme poi ripresi anche da Mozart e Rossini. Come non ricordare Antonio Lotti, Giovanni Battista Pescetti (maestro di Salieri), Agostino Steffani di Castelfranco Veneto (Treviso) e molti altri illustri veneti. Il trentino Riccardo Zandonai (Rovereto, 1883-1944), grande orchestratore, ha ancora alcune opere non rappresentate e altre che andrebbero riprese per la loro genialità compositiva. Bolzano ha in dote la splendida testimonianza della vita musicale di fine
‘700 che ci è pervenuta dal fondo musicale raccolto dal ricco mercante-mecenate Anton Melchior von Menz (1757-1801), transitato poi ai conti Toggenburg, cospicua anche di manoscritti operistici, Singspiel e brani d’opera. Nei sec. XVII e XVIII erano molto attive in Italia alcune importanti Scuole musicali come quella Bolognese dove Padre Martini, il maestro di Mozart, fra le altre cose ci ha lasciato una farsetta
La Dirindina e tre Intermezzi. In questi anni si parla spesso di crisi dell’opera lirica e forse una buona parte è anche riconducibile alla obsoleta e stantia programmazione a cui siamo costretti ad assistere. Nabucchi, Barbieri, Traviate, Rigoletti e via discorrendo con il solito menu di ribollita. Certo, sono la biglietteria e il conto economico che guidano le scelte dei nostri moderni impresari alias sovrintendenti ma dato che i soldi che hanno in gestione per una buona parte sono riconducibili ai cittadini (il Fus) sarebbe necessario che i medesimi fossero maggiormente avvolti dal sacro fuoco della cultura e attingessero a pieni mani nella ricca dispensa che attende di essere onorata. Sono le nostre radici ed è il patrimonio che ha fatto grande la nostra nazione. Da Madrid a Mosca passando per Francia, Austria e Germania si cantava e suonava in italiano. I nostri giovani attendono di conoscere questo immenso patrimonio che è anche la nostra identità e forse la sopravvivenza del teatro musicale ora in crisi.
Sono 40mila i titoli accumulati nel mondo dalla fine del 1500 ad oggi