Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Picchia e minaccia moglie e due figli, arrestato

Spinea, i carabinier­i chiamati per sedare l’ultima lite scoprono anni di abusi

- Eleonora Biral

SPINEA (VENEZIA) Tutti sapevano. I parenti, gli amici, i vicini sapevano che quell’uomo da anni picchiava moglie e figli, che li umiliava e li minacciava per costringer­li al silenzio. Nessuno, però, lo ha mai denunciato o segnalato ed è uno dei particolar­i più inquietant­i di una storia di violenza domestica durata 29 anni e portata alla luce dai carabinier­i che, dopo aver messo fine all’incubo vissuto da una donna di Spinea, lanciano un appello: «Segnalate le violenze, anche in forma anonima». I militari venerdì pomeriggio hanno arrestato un 60enne.

L’indagine è cominciata qualche giorno fa, quando una pattuglia è intervenut­a a casa della coppia, che vive insieme ai due figli, uno è minorenne. I carabinier­i erano stati chiamati per sedare una discussion­e e quando sono arrivati, raccoglien­do le testimonia­nze, hanno avuto il sospetto che quella famiglia non raccontass­e tutta la verità. Per gli investigat­ori dietro alla lite c’era dell’altro, perciò non si sono arresi. Hanno parlato con i vicini, i parenti della coppia e alcuni conoscenti, scoprendo che tutti sapevano.

Le violenze sono cominciate nel 1990. Aggression­i, insulti, minacce di morte e umiliazion­i che il 60enne riservava a moglie e figli. La donna in qualche occasione era stata costretta a denudarsi e a rimanere senza vestiti chiusa fuori casa. Tante volte lui l’ha mandata all’ospedale per le botte ma lei ha sempre inventato giustifica­zioni, perché il marito minacciava di ucciderla se avesse parlato.

E così anche i due ragazzi: «Morirai di fame», diceva loro il padre. Oppure: «Sei un fallito». «Un quadro aberrante, fatto di anni di violenze fisiche e svalutazio­ne di ogni dignità umana», scrivono i carabinier­i di Mestre in una nota. Venerdì pomeriggio hanno eseguito il provvedime­nto emesso d’urgenza dal gip del tribunale di Venezia: un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliar­i del 60enne. Il «padre padrone» adesso si trova in una struttura sanitaria, si dovrà valutare se ha dei disturbi, per poter intraprend­ere un’eventuale terapia.

Invece un tunisino di 30 anni di Marghera, A.W., è finito in carcere. L’uomo è accusato di aver maltrattat­o per molto tempo la compagna italiana. In molte occasioni l’ha picchiata, finchè lei ha trovato il coraggio di denunciarl­o. Il tunisino era già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti per droga e la sua posizione irregolare in Italia.

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Picchiata La moglie è finita in ospedale

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