Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«ATTIVITÀ CRIMINALI PIÙ INTENSE DI QUANTO EMERGA»
Il dem Pellicani chiede la visita della commissione parlamentare
Le mafie in Veneto non appaiono così strutturate come a Nordovest, ma diversi elementi fanno ritenere che siano in atto attività criminali più intense di quanto finora emerso perché l’area è considerata molto attrattiva. Lo dice il dossier Dia.
Sposalizi tra imprenditoria VENEZIA e malavita. Ma anche connubi tra criminalità «autoctone». E il Veneto che oltre a essere crocevia economico diventa carrobbio di reati.
Il tempismo è assolutamente casuale. E ieri i sette arresti di martedì legati al clan Multari di Zimella hanno avuto il sigillo della relazione al Parlamento fatta dalla Direzione Investigativa Antimafia e relativa ai primi sei mesi del 2018. Analisi che non regala alibi. «La ricchezza diffusa costituisce una potenziale attrattiva per la criminalità mafiosa, principalmente interessata a riciclare e reinvestire capitali illeciti», inizia.
Ma quello che potrebbe suonare come il mantra della «mafia a Nordest» nella relazione della Dia conosce nuove sfumature. Non è solo il flusso di denaro, a far gola. Ma anche «gli importanti snodi di comunicazione, quali il porto di Venezia-Marghera e gli aeroporti Marco Polo di Venezia e il Catullo di Verona». Offre, il Veneto, un bene che per qualsiasi criminalità organizzata è prezioso: quello della mobilità. Mobilità dei soldi, ma anche mobilità di merci, cose. E, soprattutto, persone. «Sul piano generale - continua l’analisi - resta costante la commissione di reati predatori, non di rado agevolati dalla presenza, nella regione, di “basisti”...». E ancora: «la presenza e i potenziali interessi in Veneto da parte di soggetti malavitosi anche collegati alle organizzazioni mafiose del Sud Italia, non solo hanno trovato conferma in diverse indagini, ma sono stati ribaditi anche dalla commissione parlamentare antimafia». Commissione che nella sua relazione conclusiva ha scritto che «la presenza delle mafie in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige non appare così consolidata e strutturata come nelle regioni del Nordovest, ma diversi elementi fanno ritenere che siano in atto attività criminali più intense di quanto finora emerso perché l’area è considerata molto attrattiva».
Commissione antimafia che l’onorevole Dem Nicola Pellicani ha invitato in terra veneta. «Ho chiesto formalmente una missione e ho comunicato la piena disponibilità del capo della Dda di Venezia Bruno Cherchi e del prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto per ospitarla».
Ma dalla relazione della Dia emerge un’altra «attrattiva». Quella tra malavite. Con la criminalità organizzata che ha fatto da scivolo alla mala del Brenta . «Anche se disarticolata la mala del Brenta è stata particolarmente attiva per lungo tempo grazie anche alle “buone relazioni a suo tempo instaurate dal leader con esponenti di primo piano di altre organizzazioni mafiose italiane».
Ripercorre la miriade di inchieste fatte da tutte le procure venete nei primi sei mesi dello scorso anno, la relazione. Ricorda le interdittive emanate dalle prefetture, in particolare quella di Verona. Riporta i dati dei reati «sentinella», quelli sintomatici legati alla criminalità organizzata: 192 estorsioni, 176 casi di riciclaggio, 29 incendi dolosi, 31 casi di impiego di denaro p beni di provenienza illecita, 48 di autoriciclaggio, 8 di usura nei primi sei mesi del 2018.
«Nella regione - è scritto operano referenti di clan camorristici prevalentemente attivi nel riciclaggio di capitali illeciti, anche se indagini pregresse hanno rilevato la commissione da parte di affiliati di altri reati tipici di quelle organizzazioni... A ciò si aggiunga come diversi arresti di latitanti abbiano dato conferma del fatto che anche il Veneto, al pari di altre regioni del Nord Italia, sia considerato un’area ove trovare rifugio e assistenza». Non più solo terra di «conquista» per la malavita, dunque il Veneto. Ma, ormai, una succursale assolutamente accogliente.
L’escalation «Diversi elementi fanno ritenere che ci siano attività criminali più intense»