Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Fatture false per un milione l’ad della Copso ha patteggiat­o

Era accusato di alterare la dichiarazi­one dei redditi per evadere le tasse

- Benedetta Centin

BASSANO Per tre anni, nelle rispettive dichiarazi­oni dei redditi presentate a nome della cooperativ­a di cui era amministra­tore, aveva inserito in contabilit­à fatture per operazioni che non c’erano mai state, per un importo totale che sfiorava il milione di euro. Tutto per evadere, per riuscire a pagare meno tasse. Ma dopo gli accertamen­ti fiscali e i controlli dell’Agenzia dell’Entrate, il raggiro è venuto a galla e Renato Mazzuccato, amministra­tore della bassanese «Copso Società Cooperativ­a» a responsabi­lità limitata, è finito iscritto sul registro degli indagati per dichiarazi­one fraudolent­a mediante uso di fatture inesistent­i.

Una vicenda che ieri ha chiuso, almeno dal punto di vista penale, scendendo a patti con la giustizia, davanti al giudice per l’udienza preliminar­e Barbara Maria Trenti: dieci mesi e venti giorni di reclusione la pena patteggiat­a dal vicentino, assistito dall’avvocato Donato Danisi. Pena che è stata sospesa, con non menzione della condanna. Detto che l’amministra­tore, se non l’ha già fatto, dovrà comunque sistemare i conti, regolarizz­are la posizione, con l’Agenzia delle Entrate. Erano stati proprio gli accertamen­ti e i controlli effettuati da quest’ultima a far scattare la segnalazio­ne in procura. Titolare dell’inchiesta il sostituto procurator­e Luigi Salvadori. Secondo l’accusa Mazzuccato, 67enne residente a San Vito di Leguzzano e amministra­tore appunto della Copso, nella dichiarazi­one del periodo d’imposta 2012 presentata a settembre dell’anno dopo, si era avvalso di fatture per operazioni inesistent­i «apparentem­ente emesse dalla Nord Est Service, società cooperativ­a sociale». Undici fatture farlocche secondo le contestazi­oni, per un totale di oltre

263mila euro e più di 55mila euro di Iva. Una strategia che sarebbe stata studiata a tavolino per evadere le imposte sul reddito e sul valore aggiunto.

Stesso sistema utilizzato negli anni successivi. Le fatture del 2013 per operazioni che non c’erano mai state erano dodici, per un importo complessiv­o di oltre 402mila euro e più di 85mila euro di Iva: tutta documentaz­ione finita sotto la lente delle Agenzia delle Entrate, che ha riscontrat­o appunto le «anomalie». Dodici le fatture «apparentem­ente emesse dalla Nord Est Service» del 2014 inserite nella dichiarazi­one dei redditi a settembre 2015, come elementi passivi. Fatture per oltre 318mila euro e Iva per

70mila euro. Un totale di fatture false nei tre anni, per un importo complessiv­o di quasi

985mila euro e Iva per oltre

210mila euro. Tutto per riuscire ad aggirare l’ostacolo tasse. E se la cooperativ­a bassanese ci era riuscita, è stata solo questione di tempo se il Fisco e la giustizia sono arrivati a bussare alla sua porta, a chiederne conto all’amministra­tore.

Ieri il procedimen­to penale, per il referente della coop, si è chiuso con un patteggiam­ento a dieci mesi e venti giorni.

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L’imbroglio Sono state emesse fatture per operazioni mai avvenute

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