Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’iniziativa di un preside
Ha frugato nella cartella e nel grembiule dell’alunno straniero di dieci anni
PADOVA La maestra di una scuola elementare del Padovano è indagata per aver perquisito un bimbo di origini straniere, sospettando che fosse l’autore del furto di un macchinario dell’istituto. Il bimbo, che ha dieci anni, ha raccontato la vicenda ai genitori che hanno chiesto spiegazioni alla preside.
PADOVA Il furtarello avvenuto un paio di settimane fa in una scuola elementare dell’Alta Padovana, a opera quasi certamente di uno studente, ha finito con il cacciare nei guai la maestra che voleva a tutti i costi smascherare il responsabile.
L’insegnante, una quarantenne della zona, ora è indagata dalla procura di Padova. La sua colpa? Essersi improvvisata detective e, con modi forse un po’ troppo spicci (fino a che punto, dovranno chiarirlo le indagini affidate ai carabinieri) aver frugato nel grembiule e nella cartella del bambino che, a suo avviso, era il principale sospettato.
Andiamo con ordine. L’aula in quel momento è utilizzata dagli alunni di quinta elementare. Su un ripiano, dovrebbe esserci la fustellatrice che la scuola utilizza per tagliare carta e cartoncino ma a un tratto la maestra si rende conto che il piccolo macchinario è sparito. Rubato, non si sa da chi. O meglio, la docente è convinta di saperlo: i suoi sospetti, non si sa bene perché, ricadono immediatamente su un bimbo di dieci anni di origini sudamericane. Lui nega, ma la maestra vuole andare fino in fondo alla questione.
Stando a quanto ricostruito finora dai carabinieri del paese, coordinati dal sostituto procuratore Sergio Dini, il piccolo viene accompagnato fuori dall’aula, in corridoio. Ed è lì che la maestra si sarebbe spinta un po’ oltre.
A riferirlo è lo stesso alunno, una volta tornato a casa. Vedendolo piuttosto turbato, mamma e papà insistono per capire cosa sia accaduto e alla fine il figlio racconta di essere stato sottoposto a una «perquisizione» da parte della sua insegnante. Pare che, nel tentativo di recuperare la refurtiva, la quarantenne abbia preteso di ispezionare sia la cartella dello studente che il grembiule. Della fustellatrice, però, nessuna traccia.
Per capirne qualcosa di più, il giorno successivo mamma e papà chiedono chiarimenti direttamente alla preside, la quale a sua volta convoca la maestra. Quest’ultima, pur non negando, si sarebbe giustificata ridimensionando di molto la versione del bambino. In fondo avrebbe spiegato - voleva solo tentare di recuperare un oggetto di proprietà della scuola.
Parrebbe una vicenda di poco conto se non fosse che, al giorno d’oggi, tutto ciò che avviene tra le mura scolastiche va trattato con le molle. E infatti la storia del bimbo straniero perquisito dalla maestra è arrivata fino in procura a Padova, che ha disposto degli accertamenti. Con l’assistenza di una psicologa infantile, la scorsa settimana sono stati sentiti sia lo studente accusato ingiustamente che i compagni.
Per la docente si prefigura l’iscrizione nel registro degli indagati per il reato di perquisizione arbitraria, e non è escluso le venga contestata la violenza privata. Un atto dovuto, quello del pm Dini, in attesa di verificare come si siano effettivamente svolti i fatti e di capire quanto l’insegnante abbia esagerato nel perquisire il suo alunno oppure se ci siano stati, in passato, altri comportamenti simili.