Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fa picchiare l’ex datore di lavoro
Una barista si è vendicata e ha assoldato una banda. I tre hanno patteggiato
MAROSTICA Un presunto stalker e una banda per punirlo, reclutata da una giovane donna così affascinante da ammaliare vittima e carnefici. Sono questi i contorni di una vicenda approdata in tribunale a Treviso dove, davanti al gup Gianluigi Zulian, una barista 28enne e due dei suoi complici hanno patteggiato una pena di 2 anni per rapina e lesioni aggravate. I fatti risalgono al febbraio del 2017 e tutto ha origine dall’avvenente ragazza montebellunese.
MAROSTICA Un presunto stalker e una banda per punirlo, reclutata da una giovane donna così affascinante da ammaliare vittima e carnefici. Sono questi i contorni di una vicenda approdata in tribunale a Treviso dove, davanti al gup Gianluigi Zulian, una barista 28enne e due dei suoi complici hanno patteggiato una pena di 2 anni per rapina e lesioni aggravate.
I fatti risalgono al febbraio del 2017 e tutto ha origine dall’avvenente ragazza montebellunese.
La vittima è il titolare 40enne di un bar di Marostica, per il quale la giovane ha lavorato e della quale si era invaghito. E come resisterle: lei, bella e provocante, sembra accettare le sue avance pur limitandosi ad ammiccamenti e promesse di un amore mai consumato. L’uomo perde la testa e anche quando i rapporti lavorativi s’interrompono continua a mantenere i contatti. Scambi nei quali la 28enne invia all’uomo video e foto che la ritraggono senza veli. E chiede all’ex titolare di fare lo stesso. Con quelle foto, poi, come ricostruito dalle indagini dei carabinieri di Montebelluna guidati dal tenente colonnello Sabatino Piscitello, ordisce un piano.
Organizza una banda per recuperare dall’ex datore del denaro che riteneva le spettasse. E lo fa seducendo un 30enne, al quale racconta di essere vittima di stalking. «Guarda cosa mi invia. Mi sta perseguitando», si confida disperata con l’innamorato. Il giovane vede le foto dell’uomo e le decine di messaggi. Non vede, però gli scatti osè della giovane, opportunamente cancellati. E cade nella trappola: vuole aiutarla e coinvolge, in cambio di 200 euro, due amici di 20 e 17 anni. A quel punto scatta la trappola per il barista di Marostica, che viene convocato in un parcheggio di Montebelluna. Il pretesto è riconsegnare alla 28enne alcuni indumenti. Ma è un pretesto, appunto.
Appena arrivato l’uomo viene aggredito, spinto a terra e colpito con calci e pugni al capo e alla testa, anche con un tirapugni. Poi gli strappano il cellulare e 230 euro. Ad assistere alla scena, la «mantide» soddisfatta della sua vendetta. Il 40enne finisce in ospedale e denuncia tutto ai carabinieri, che risalgono alla banda. Scattano le perquisizioni e a casa del minorenne viene trovato il tirapugni, per questo il ragazzo finisce agli arresti domiciliari (sarà processato dal tribunale dei minori). Il pubblico ministero Barbara Sabattini chiede il processo per la 28enne e gli altri complici che, dopo aver risarcito la vittima, hanno scelto la via del patteggiamento.