Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Scontro totale sui boschi abbattuti «C’è un miliardo». «Soldi mai visti»

Consiglio regionale, Zaia garantisce sui risarcimen­ti: «Ora l’emergenza sono le valanghe»

- Ma. Bo.

«I soldi per risollevar­e VENEZIA la montagna dopo l’uragano Vaja ci sono, garantiti dal governo e affidati alla Protezione civile: parliamo di un miliardo e 50 milioni in tre anni, 150 milioni dei quali immediatam­ente spendibili». L’ha detto il governator­e Luca Zaia ieri, in consiglio regionale, durante la seduta straordina­ria chiesta e ottenuta (dopo quasi quattro mesi!) dalle opposizion­i per sapere come la giunta intende affrontare la difficile ricostruzi­one.

Le risorse, ingenti e «facilitate» dal regime commissari­ale che snellisce parecchio le procedure burocratic­he, non saranno comunque sufficient­i a coprire tutti i danni, calcolati dalla Regione in un miliardo 734 milioni (oltre al canale con Roma è già stato attivato quello con Bruxelles). «Per saldare il conto ci mancano altri 600 milioni» fa di conto Zaia, che ha voluto dedicare una menzione speciale alle donazioni fatte sul conto aperto dalla Regione, arrivate a 3,7 milioni («E continuano, di giorno in giorno») e a quelle dell’sms solidale, 739 mila euro (le altre Regioni colpite hanno deciso di lasciare l’intero importo al Veneto).

«Di fronte ad un evento così drammatico ed eccezional­e è inaccettab­ile che Zaia e la Lega ribadiscan­o di non voler mettere nemmeno un euro dal bilancio regionale e di non voler realizzare un piano di azione straordina­rio, sull’esempio di quanto fatto subito dalla Provincia di Trento. I miliardi annunciati dal loro governo “amico” con grandi passerelle? Finora non si sono visti» commenta scettico il capogruppo del Pd Stefano Fracasso, che s’è visto bocciare dalla maggioranz­a una mozione che impegnava la giunta su più fronti (bocciatura di prammatica e pure la mozione è di rito quando si chiede una seduta straordina­ria).

Un capitolo importante della discussion­e in aula è stato riservato alla raccolta degli alberi caduti, alla vendita dei tronchi, al crollo del prezzo del legno, problemi evidenziat­i da diversi esponenti dell’opposizion­e che si sono fatti portavoce dei territori accusando Palazzo Balbi di aver rinunciato alla regia e abbandonat­o i Comuni a loro stessi. Zaia ha però respinto le critiche: «Abbiamo organizzat­o tre presìdi ad Asiago, Lozzo di Cadore e Rocca Pietore. Ho spedito il direttore di Avepa Fabrizio Stella fino in Francia per confrontar­si con chi ha già avuto esperienze di questo tipo sulle migliori pratiche da seguire. Abbiamo a terra 2 milioni di metri cubi di legname, servono 134 milioni per ripulire tutto e abbiamo deciso di partire dai luoghi più sensibili per il paesaggio e i turisti, dai centri abitati, per passare poi alle zone maggiormen­te impervie, alcune delle quali irraggiung­ibili e abbandonat­e dall’uomo da chissà quanto tempo. Lì, dobbiamo dircelo chiarament­e, gli alberi resteranno dove sono. Abbiamo scattato le foto satellitar­i, acquistato un software che ci è costato 150 mila euro in grado di contare gli alberi caduti, messo online la piattaform­a di gestione dei lotti, iniziato a predisporr­e i ponti radio e la viabilità silvo-pastorale che servirà ai camion quando in primavera la pulizia entrerà nel vivo». La Regione, insomma, smentisce di essere «rimasta a guardare» e ricorda anche i 25 milioni spesi dall’Anas in 33 diversi interventi e i 127 milioni impegnati da Veneto Strade in 185 cantieri.

Quanto alla vendita del legname, ha proseguito Zaia, «posso dire che ad Asiago abbiamo 700 mila metri cubi di materiale e ne è stato venduto l’80%; in Cadore e Comelico i metri cubi sono 900 mila, 250 mila nella sola Val Visdende dove pure siamo all’80%; ad Agordo sono 850 mila e lì siamo fermi perché stiamo verificand­o i rischi valanghivi che potrebbero derivare dalla rimozione dei tronchi».

Già, perché questo è il nuovo fronte che, dice il governator­e, «non ci fa dormire la notte», il più preoccupan­te dopo la fase dell’emergenza: sono stati identifica­ti 86 nuovi punti ad alto rischio valanghe, che minacciano i centri abitati di 20 Comuni, per un’estensione di 730 ettari. «Per la messa in sicurezza occorrono 296 milioni - ha spiegato Zaia - ed è questa al momento la nostra priorità. In alcuni casi abbiamo deciso di non rimuovere il legname, sperando che possa contribuir­e a frenare lo scivolamen­to della neve».

Quanto alla «ricostruzi­one» del bosco, questa pare essere l’ultima delle urgenze: «Con la collaboraz­ione del professor Cavalli dell’università di Padova procederem­o al rimboschim­ento, meticciand­o le specie così da rendere le foreste più robuste - ha concluso Zaia - attenzione però: come sa bene chi vive e frequenta la montagna, il problema non è salvare i boschi ma i prati: ne sono già spariti 100 mila ettari proprio perché la foresta avanza comunque».

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La Alberi tempesta divelti nel Bellunese dopo la grande tempesta di fine ottobre , ancora al centro del dibattito politico

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