Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Usl, più soldi a Verona, Padova e Treviso

- M.N.M.

VENEZIA L’aumento di 95 milioni e 551mila euro del Fondo sanitario ottenuto dal Veneto, che per il 2019 porta a casa 9 miliardi e 14 milioni contro gli 8 miliardi e 919 milioni dell’anno scorso, premia tre aziende. E cioè l’Usl 9 Scaligera, che ottiene 14 milioni in più, passando a 1 miliardo, 461 milioni e 874mila euro; l’Usl 6 Euganea, la più grande del Veneto, che sale a 1 miliardo, 478 milioni e 706mila euro, raggiungen­do un +12 milioni; e l’Usl 2 Marca Trevigiana, che sale da 1 miliardo, 391 milioni e 891mila euro a 1 miliardo e 400 milioni, ottenendo un incremento di 9 milioni.

Soffre invece l’Usl 3 Serenissim­a, che perde un milione e arriva a 1 miliardo e 45 milioni: «E così accumula un deficit di 52 milioni — commenta Claudio Sinigaglia (Pd), componente della commission­e Sanità, che ieri ha discusso il riparto — difficile possa colmarlo. Lo stesso dicasi per l’Usl 7 Pedemontan­a, che si vede assegnare 4 milioni in meno rispetto al 2018 e scende a 581. Ma allora dico, perchè non anticipiam­o subito i soldi in più avuti da Roma alle aziende in sofferenza, in modo che evitino di andare in rosso, invece di ritrovarci come sempre a fine anno a doverne ripianare i debiti con la quota accentrata del Fondo sanitario, gestita dall’Azienda Zero?».

Va detto che quest’anno il Veneto ha ottenuto ulteriori 144.799.000 euro dalla mobilità attiva: si tratta cioè di soldi incassati dalle altre Regioni per averne curato i residenti. «A questi si aggiungono i fondi in più che ci sono stati riconosciu­ti come Regione benchmark, insieme a Piemonte ed Emilia Romagna — ricorda l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — e i finanziame­nti incassati per il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza. In tutto valgono un +5 milioni di euro. Un aumento consistent­e rispetto all’anno scorso, che riconosce con alcune premialità significat­ive il buon lavoro fatto e la capacità di coniugare spesa e qualità dell’assistenza».

Nelle prossime settimane andrà invece in discussion­e il progetto di legge regionale «Disciplina dell’esercizio della prostituzi­one» depositato dal consiglier­e Antonio Guadagnini (Siamo Veneto), che propone un Albo comunale per le prostitute. «Oggi in Italia sono oltre 70mila, molte delle quali minorenni e altre duemila sfruttate dagli schiavisti — dice Guadagnini —. Il 65% lavora in strada, senza alcuna forma di protezione. Una situazione non sia più accettabil­e. Il giro d’affari, inoltre, è stimato in 25 miliardi di euro, con 9 milioni di clienti all’anno. Se venissero fatturati, ci sarebbero introiti fiscali miliardari per lo Stato».

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