Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il patrimonio a rischio delle chiese inutilizzate I geometri alla Curia: «Vi aiutiamo a salvarle»
La Consulta veneta offre i progetti di recupero. La collaborazione con gli ortodossi
VICENZA Chiese «vuote», nel Vicentino per ora la curia è riuscita a trovare un altro utilizzo agli edifici sacri destinati altrimenti a restare sbarrati: «Qui la situazione non è ancora complicata come in Francia o Germania. Alcune chiese ora sono utilizzate dagli ortodossi» spiega don Fabio Sottoriva, responsabile dei Beni culturali della Curia.
Intanto, nella giornata di chiusura della fiera Koinè, ieri a Vicenza, la Consulta veneta dei geometri ha lanciato un progetto per l’accatastamento e la messa in sicurezza degli edifici religiosi con un anticipo iniziale fornito dai geometri stessi. Le chiese parrocchiali nel Vicentino, stando ai dati della Cei, sono 591 sulle 4.284 in tutto presenti in Veneto. Il tema della dismissione - toccato durante Koinè - e della necessità di riutilizzo si sta facendo strada anche qui. Ma a differenza di altre province venete - in particolare Venezia, dove ci sarebbero almeno trenta chiese chiuse dalla Curia si fa presente che non ci sono ancora grandi edifici inutilizzati, solo piccole strutture. Il problema si è presentato in tempi recenti a Vicenza con la chiesa dei Car- mini e a Schio con il tempietto di San Rocco e soprattutto il convento scledense dei frati cappuccini. Nei primi due casi le chiese, consacrate, sono state affidate alla comunità ortodossa. Nel terzo è la comunità locale stessa che, grazie a sacerdoti esterni, porta avanti le attività. Il progetto dei geometri si rivolge invece a tutte le strutture ecclesiastiche: «Agli edifici di culto vanno aggiunte canoniche e oratori, i numeri vanno moltiplicati per tre - spiega Paolo Biscaro, del collegio veneziano offriamo alla Cei la nostra competenza per evitare il ripetersi di avvenimenti che hanno portato a danneggiamenti». La categoria è disponibile ad «anticipare le spese delle progettazioni attraverso un fondo di rotazione ad hoc» conclude Alessia Zaupa del collegio vicentino.