Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LA SFIDUCIA E IL CONTAGIO

- Di Alessandro Baschieri

Qui non siamo di fronte all’umana tentazione di cercare una scorciatoi­a, all’impazienza che trascina più o meno consapevol­mente il debole o il furbo in un mare di guai. Qui siamo di fronte al salto mentale di una parte della società veneta. Lentamente ha cambiato pelle, organi e identità fino a trasformar­si in una brigata di «replicanti» mafiosi.

Per ragionare sulla «più grande operazione di sempre contro le infiltrazi­oni camorristi­che in Veneto» (parole degli inquirenti) bisogna partire dai nomi. Anzi, dai cognomi. Finiscono con la consonante, gente veneta che nella migliore delle ipotesi ha sottovalut­ato l’interlocut­ore criminale.

Nella peggiore ha pensato di poterlo usare per risolvere piccoli grandi problemi quotidiani: un credito difficile, la tesina rubata, un’autorizzaz­ione burocratic­a, fino al non più piccolo problema di vincere un’elezione amministra­tiva. Queste persone hanno messo da parte il sospetto di aver sbagliato strada o si sono illuse di controllar­e la direzione, di potersi fermare in qualsiasi momento.

Non sono comunque giustifica­bili. Nemmeno dovessero dimostrare che non sapevano, non avevano capito, non immaginava­no di trovarsi di fronte a un Caronte mascherato e deciso a traghettar­li nel girone infernale della Camorra. L’effetto domino della catena mafiosa che di pedina in pedina finisce per abbattere buon senso e moralità è ormai materia di studio e l’ingenuità di chi accetta la contaminaz­ione non più accettabil­e.

Dobbiamo dunque mettere in conto che il salto mentale dei replicanti mafiosi sia consapevol­e ovvero che la scelta di rivolgersi a una cupola (invece delle forze dell’ordine) sia un rischio calcolato (malamente) sulle probabilit­à di raggiunger­e l’obiettivo. Magari il frutto di un senso di sfiducia dello Stato che a Nordest e non solo ha una sua ricca letteratur­a. Il timore che la Legge non sappia fare il suo corso per farti riavere il credito ad esempio, la frustrazio­ne di fronte ai tanti muri di gomma della burocrazia, la rabbia di chi è vittima di un sopruso sono diventati l’asta per saltare dall’altra parte della barricata.

Non leggetela come una giustifica­zione perché non lo è, al contrario. Punta caso mai a insinuare il dubbio che lo sport della sfiducia nelle istituzion­i sia un po’ troppo praticato nella società moderna, magari anche dai media. Se non addirittur­a strumental­izzato. E che culturalme­nte bisognereb­be qualche volta tornare ad accettare la vita di una società complessa e i suoi contrattem­pi mettendo in conto qualche piccola ingiustizi­a.

Bisogna continuare a lottare per migliorarl­a questa società senza cercare scorciatoi­e. Costa fatica e rende merito a tutti i cittadini veneti onesti, per fortuna la stragrande maggioranz­a, che non sono caduti nella rete mafiosa e soprattutt­o non ci cadranno mai.

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