Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
LA SFIDUCIA E IL CONTAGIO
Qui non siamo di fronte all’umana tentazione di cercare una scorciatoia, all’impazienza che trascina più o meno consapevolmente il debole o il furbo in un mare di guai. Qui siamo di fronte al salto mentale di una parte della società veneta. Lentamente ha cambiato pelle, organi e identità fino a trasformarsi in una brigata di «replicanti» mafiosi.
Per ragionare sulla «più grande operazione di sempre contro le infiltrazioni camorristiche in Veneto» (parole degli inquirenti) bisogna partire dai nomi. Anzi, dai cognomi. Finiscono con la consonante, gente veneta che nella migliore delle ipotesi ha sottovalutato l’interlocutore criminale.
Nella peggiore ha pensato di poterlo usare per risolvere piccoli grandi problemi quotidiani: un credito difficile, la tesina rubata, un’autorizzazione burocratica, fino al non più piccolo problema di vincere un’elezione amministrativa. Queste persone hanno messo da parte il sospetto di aver sbagliato strada o si sono illuse di controllare la direzione, di potersi fermare in qualsiasi momento.
Non sono comunque giustificabili. Nemmeno dovessero dimostrare che non sapevano, non avevano capito, non immaginavano di trovarsi di fronte a un Caronte mascherato e deciso a traghettarli nel girone infernale della Camorra. L’effetto domino della catena mafiosa che di pedina in pedina finisce per abbattere buon senso e moralità è ormai materia di studio e l’ingenuità di chi accetta la contaminazione non più accettabile.
Dobbiamo dunque mettere in conto che il salto mentale dei replicanti mafiosi sia consapevole ovvero che la scelta di rivolgersi a una cupola (invece delle forze dell’ordine) sia un rischio calcolato (malamente) sulle probabilità di raggiungere l’obiettivo. Magari il frutto di un senso di sfiducia dello Stato che a Nordest e non solo ha una sua ricca letteratura. Il timore che la Legge non sappia fare il suo corso per farti riavere il credito ad esempio, la frustrazione di fronte ai tanti muri di gomma della burocrazia, la rabbia di chi è vittima di un sopruso sono diventati l’asta per saltare dall’altra parte della barricata.
Non leggetela come una giustificazione perché non lo è, al contrario. Punta caso mai a insinuare il dubbio che lo sport della sfiducia nelle istituzioni sia un po’ troppo praticato nella società moderna, magari anche dai media. Se non addirittura strumentalizzato. E che culturalmente bisognerebbe qualche volta tornare ad accettare la vita di una società complessa e i suoi contrattempi mettendo in conto qualche piccola ingiustizia.
Bisogna continuare a lottare per migliorarla questa società senza cercare scorciatoie. Costa fatica e rende merito a tutti i cittadini veneti onesti, per fortuna la stragrande maggioranza, che non sono caduti nella rete mafiosa e soprattutto non ci cadranno mai.