Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

San Marco, i locali storici vanno all’asta

Dal Florian alla gioielleri­a Nardi, sono 8 le attività che rischiano di dover traslocare dopo un secolo in affitto

- Elisa Lorenzini (ha collaborat­o Camilla Gargioni) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Dal Florian alla gioielleri­a Nardi: otto negozi storici di piazza San Marco rischiano di dover traslocare da Venezia dopo un secolo di affitto. Motivo: il Demanio, proprietar­io degli edifici, mette all’asta i locali.

VENEZIA Lo storico Caffè Florian ha affidato la questione ai legali per capire quali pericoli effettivi ci siano di vedersi scippare un pezzo del locale, un simbolo di piazza San Marco, il caffè più antico al mondo aperto nel 1.720. La gioielleri­a Nardi, fondata negli anni Venti del secolo scorso, attende con il fiato sospeso di conoscere chi sia lo sfidante con il rischio di vedersi scippare una porzione del negozio. Invece la prima a fare i conti con la nuova tipologia di gara è stata la Bottega dell’Arte: è già arrivata una manifestaz­ione di interesse a subentrare nell’attività e anche loro sono in attesa. «Non mi resta che attendere», dice sconsolato il proprietar­io Rolando Zorzi.

Sono otto in tutto le attività di piazza San Marco che rischiano di vedersi scippare i locali dove sono in affitto anche da un secolo. Tutta colpa della nuova normativa applicata dal Demanio per rinnovare le concession­i dei locali in affitto.

In tutta la piazza lo Stato ha

22 spazi divisi tra 8 negozi. Prima esisteva il diritto di prelazione, poi nel nome della concorrenz­a e del libero mercato è entrato in vigore il dpr

296 del 2005, che prescrive che gli spazi dati in affitto dall’Agenzia del Demanio vadano a gara ogni sei anni senza diritto di prelazione.

Il guaio tocca anche il Gran caffè Chioggia: per la maggior parte è di proprietà, ma uno spazio al primo piano è demaniale, del resto di proprietà statale è il 90 per cento del Palazzo Reale.

Al Florian si stanno già muovendo in vista del bando che arriverà nel 2021, ma essendo il caffè un bene vincolato sarà difficile che qualcuno si faccia avanti per averne la metà. Ogni anno il Demanio incassa 1,450 milioni di euro dagli affitti, una media di 5.500 euro al mese a fondo. Non sono affitti regalati ma per uno spazio in piazza è un ottimo prezzo: sul mercato le cifre sono più alte. Ad esempio la base d’asta per i 33 metri quadrati della Bottega dell’Arte, un po’ defilata rispetto ai grandi flussi, era di 46 mila euro annui, molto inferiori rispetto alla richiesta di 50 mila euro al mese che hanno convinto l’imprendito­re Lino Cazzavilla­n a lasciare il piccolo bar che gestiva sotto alle procuratie vecchie.

Sono proprio questi prezzi abbordabil­i che consentono ai negozi di pregio, attività che hanno fatto la storia della città, di restare in attività impreziose­ndo piazza San Marco con le loro vetrine. Negli ultimi anni il caro affitti ha espulso diverse attività storiche lasciando per la prima volta fare il loro ingresso negozi di paccottigl­ia low cost con un danno per l’immagine della piazza.

Con un orizzonte temporale di una concession­e a sei anni, spiegano i commercian­ti, non si possono fare investimen­ti, e diventa difficile addirittur­a fare un piccolo restauro dato che essendo i fondi sottoposti a vincolo pae- saggistico hanno bisogno dei permessi della soprintend­enza.

Il rischio è di vedere una nuova virata verso negozi di paccottigl­ia o di lasciare spazio all’ingresso di marchi del lusso internazio­nale a scapito delle attività che hanno fatto la storia del luogo.

I commercian­ti chiedono che nel rinnovo delle concession­i siano considerat­i il tipo di attività che verrà aperta e la qualità della merce venduta.

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La piazza Una veduta di piazza San Marco, dove 8 negozi storici rischiano di dover lasciare la loro storica sede

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