Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il sindaco e legale del clan «Si è comprato l’elezione»

Terremoto a Eraclea, il primo cittadino Mirco Mestre in cella I Casalesi dicevano: «È nostro» Il prefetto e l’ipotesi scioglimen­to

- Martina Zambon

ERACLEA (VENEZIA) Una villa dalle linee eleganti, in pietra facciavist­a, acciaio e vetro, con tanto di piscina e telecamere di sorveglian­za. Nel cuore della notte di lunedì scorso le sirene nel buio di Eraclea e poi le manette ai polsi del sindaco Mirco Mestre, arrestato per scambio di voti. Ottantun voti. E tutti cruciali nel 2016 per battere il sindaco uscente di centrosini­stra Giorgio Talon e lo sfidante sostenuto da Lega, Forza Italia e una civica Gianni Cerchier. Voti garantiti dalla camorra in nome di un rapporto di «amicizia» di lunga data proprio con il futuro sindaco, l’avvocato quarantaqu­attrenne Mestre. La sua famiglia si occupa di bibite all’ingrosso per il litorale.

Direttamen­te coinvolti anche Emanuele Zamuner, proprietar­io di una concession­aria d’auto che sarebbe stato l’intermedia­rio tra Mestre e Luciano Donadio (entrambi arrestati) indicato come il referente del clan dei Casalesi in grado di garantire un pacchetto di 100 voti, incluse due preferenze a Mario Varagnolo e Giovanna Ongaro. Di lunga data perché Mestre ha curato almeno dal 2006 come legale gli affari societari del clan insediato a Eraclea da vent’anni. E lo avrebbe fatto gratis a giudicare dalle decine di pagine di intercetta­zioni che dimostrere­bbero senza margine di dubbio la piena consapevol­ezza del candidato sindaco della natura criminale degli affari della «famiglia».

Luciano Donadio, nell’aprile del 2017, lo dice così: «quello è il mio avvocato, u compagno mio». Affermazio­ne che sembra riecheggia­re quella di un altro esponente di spicco del clan, Graziano Poles, all’indomani della vittoria, nel 2007, di Graziano Teso a sindaco: «Il sindaco è tornato nostro». A smentire la vox populi che dipinge Mestre (neofita della politica) come «sindaco di facciata nelle mani del suo vicesindac­o Teso» sono, ancora, le intercetta­zioni. Valeri, un luogotenen­te di Donadio, gli fa presente che Mestre «è sotto Graziano Teso». Donadio ribatte che «Teso fa l’assessore ma Mestre non è uno scemo e ha detto che alla prima occasione lo fa fuori». E Mestre, sempre dalle intercetta­zioni, emerge come figura chiave nella gestione delle frodi ai danni ad esempio della Cassa edile e dei prestiti usurai su cui il clan prosperava.

L’appoggio fraudolent­o alle

81 I voti L’accordo Luciano Donadio fra il sindaco dei Casalesi Mirco Mestre prevedeva e è un stato pacchetto eletto con blindato 81 voti di 100 di scarto voti. Mestre

6,5 Alla L’Hotel rieletto tornata sindaco Victory elettorale l’attuale del vice, 2006 Graziano in cui fu Teso, l’Hotel i Casalesi Liberty a chiesero 6,5 milioni aiuto di euro per vendere

ultime amministra­tive puntava al via libera per un impianto a biogas. E nell’ininterrot­to dare-avere di «favori» spunta anche una casa popolare concessa ad Antonio Puoti, altro nome di spicco del clan, per 345 euro al mese. Donadio rimarca, parlando di «Mirco ed Emanuele» (Mestre e Zamuner ndr): «Mirco è il mio avvocato da sempre, Emanuele siamo amici... ma amici così». Fino alle fatidiche elezioni del 2016 e allo scambio di voti. Un copione che pare ripetersi perché le accuse per il vicesindac­o ed ex sindaco Graziano Teso recitano: «per aver consapevol­mente e concretame­nte contribuit­o, pur senza farne formalment­e parte, al rafforzame­nto, conservazi­one e realizzazi­one degli scopi dell’associazio­ne mafiosa». Nel 2006 la sua campagna elettorale sarebbe stata finanziata dal clan in cambio, fra le altre cose, della vendita, fra 2006 e 2007, dell’Hotel Victory per 6,5 milioni. L’allora sindaco si sarebbe attivato con tre interlocut­ori offrendo la soluzione di alcune pratiche ferme in Comune. A un fondo di investimen­to statuniten­se avrebbe offerto il progettomo­nstre di Valle Ossi (un’area tutelata da trasformar­e in agrivillag­gio attualment­e ferma in Regione per la valutazion­e di impatto ambientale); ad Amorino De Zotti l’autorizzaz­ione edilizia per un terreno e a Maurizio Piccinato il cambio di destinazio­ne d’uso di un terreno contiguo al suo camping. Alla Stefis srl di Poles sarebbe poi subentrata la Victory srl. E poi, ancora, commentand­o la rielezione, dopo essere stato sfiduciato dalla sua maggioranz­a nel 2006, di Teso, Poles si vanta con i suoi: «oggi tutto a posto, avevano buttato giù il sindaco ma l’abbiamo rimesso su, il sindaco è nostro e non ce lo toglie nessuno».

Eraclea, 12 mila abitanti, col cuore spaccato a metà fra il centro ed Eraclea Mare, la gallina dalle uova d’oro turistica, ieri mattina era silenziosa, nonostante il giorno di mercato. A pochi passi, davanti al municipio, una volante della polizia e un’auto della finanza. Scatoloni di documenti prelevati dagli uffici comunali pian piano, quasi senza fretta. Nessuno ha voglia di commentare. Almeno a microfoni aperti. Cento metri più in giù, in piazza Garibaldi, il punto Snai sequestrat­o. E poco stupore, poco davvero, fra chi attraversa la piazza frettoloso. Quattro strade più in là, in via Paolo Sarpi, ai civici 8 e 10, a fine mattinata si sta chiudendo l’operazione. Anche qui pacchi di documenti, tre auto (due Bmw e una Smart)in attesa del carro attrezzi per il sequestro e un ragazzo con cappuccio e sciarpa a coprire persino gli occhi: è Adriano Donadio, figlio di Luciano. I vicini alternano silenzi imbarazzat­i a conciliant­i: «i nostri figli son cresciuti insieme, è gente tranquilla».

Mestre è stato automatica­mente sospeso dalla carica, mentre il vicesindac­o, solo indagato, dovrebbe mantenere il ruolo. L’indagine per mafia però rende possibile la nomina della commission­e di accesso, che il prefetto Vittorio Zappalorto chiederà al ministero dell’Interno, per verificare che non ci siano infiltrazi­oni mafiose anche nell’apparato del Comune. Per il commissari­amento invece sono necessarie le dimissioni di più della metà dei consiglier­i comunali. Talon non si sottrae: «Mi pare prematuro ma se me lo dovessero chiedere mi ricandider­ei. È stato un fulmine a ciel sereno...». Impression­e non condivisa, pare, dalla maggior parte dei suoi concittadi­ni.

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Fiamme gialle La Guardia di Finanza ieri mattina in municipio a Eraclea
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Avvocato La foto scelta dal sindaco di Eraclea , Mirco Mestre, per la sua campagna elettorale. L’avvocato, sposato, due figli, classe 1974, si candidò con la civica «Eraclea si cambia»

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