Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il clan in Comune politica sotto choc: «Scenari mai visti»
VENEZIA Sono tra noi. Più di quanto pensassimo. Non solo nelle aziende, dove la mafia dei colletti bianchi è da tempo una mefitica realtà, ma pure nei gazebo elettorali e in municipio. Un sindaco arrestato, il sospetto del voto di scambio. Roba mai vista, a queste latitudini. E la politica, al di là dei complimenti di rito alle forze dell’ordine e ai magistrati («Ringrazio a nome di tutta la gente per bene i procuratori Federico Cafiero De Raho e Bruno Cherchi per un successo nella lotta alla criminalità organizzata che contribuisce a portare sui nostri territori sicurezza, ordine e legalità» ha detto il governatore Luca Zaia), s’interroga. «Mi rammarica il coinvolgimento di un sindaco - dice la presidente di Anci Maria Rosa Pavanello - non va lasciato spazio a un fenomeno che vuole entrare nelle stanze dei Comuni». «In effetti, è uno scenario che non avevamo mai contemplato nel nostro territorio fino ad ora - ammette Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia e componente della Commissione Antimafia -. Evidentemente il Veneto non è immune da questo tipo di fenomeni come credevamo e questo impone un surplus di attenzione da parte di chi fa politica. Come già si fa da tempo al Sud, anche qui saremo tutti chiamati a verificare con attenzione chi ci avvicina, chi ci invita ad un pranzo, chi vuole una foto, che si propone per “dare una mano”». Zanettin chiede un focus speciale della Commissione Antimafia sul Nordest e come lui fanno molti altri, in queste ore: i parlamentari della Lega tutti («Il blitz di ieri è l’ennesima dimostrazione che la criminalità organizzata ha preso piede nella nostra regione»), il deputato del Pd Nicola Pellicani, pure componente della Commissione («Le mafie al nord riescono a far girare ingenti somme di denaro, probabilmente dal traffico di droga e da altre attività illecite. Un fenomeno ormai radicato, che va monitorato attentamente»), il senatore dell’Udc Antonio De Poli («Il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa in un territorio sano come il Veneto è una questione non più rinviabile e rimane un dato da non sottovalutare»). Il ministro dell’Interno Matteo Salvini promette: «Vogliamo inseguire i boss e i loro sporchi affari ovunque siano». Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana intima: «Via le mafie dai territori». Ma come osserva il segretario della Cgil del Veneto, Christian Ferrari, rischia di essere una malapianta difficile da estirpare, perché ancorata da radici già profonde: «Siamo di fronte all’emergenza. Il coinvolgimento di imprenditori, politici, professionisti locali e magari anche di intere comunità la dice lunga sull’assenza di anticorpi nella società e nel tessuto produttivo veneto». Anche per questo il senatore del Pd Andrea Ferrazzi, vicepresidente della Commissione Ecomafie sottolinea come «accanto alla necessaria repressione, il vero deterrente nei confronti di questi criminali è la cultura della legalità da diffondere a partire dalle nuove generazioni».