Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mafia, ‘ndrangheta e camorra Il Veneto malavitoso e le inchieste

Boom di arresti e indagini a partire dal 2010 in tutte le province

- di Angiola Petronio

VENEZIA Più niente ormai da «infiltrare». Perché la criminalit­à organizzat­a in Veneto è come la gramigna. Cresce, prospera e si espande. Tanto da permetters­i di non fare distinzion­i. Mafia, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita. Tutte a colonizzar­e l’El Dorado veneto.

Neanche una settimana tra gli arresti veneziani e quelli veronesi. Il clan di Domenico Multari, il Gheddafi console delle ‘ndrine in terra scaligera. «In Veneto le organizzaz­ioni criminali di tipo mafioso hanno un vero e proprio radicament­o ed è stata documentat­a l’operativit­à di soggetti riconducib­ili ad organizzaz­ioni criminali campane, calabresi, siciliane e pugliesi», ha scritto l’onorevole Alessandro Naccarato, ex componente della commission­e parlamenta­re antimafia, in un dossier per il Pd sulla criminalit­à organizzat­a in Veneto. Erano gli anni del «confino», quando arrivarono i primi malavitosi. Che con la famiglia di sangue si portarono anche quella di malavita. Ma è negli ultimi anni che quella presenza è diventata «vistosa». Era il luglio del 201o quando sempre nel Veneziano, a Chioggia, venne arrestato Antonio Barra, camorrista del clan Moccia accusato di manovrare il racket delle pizzerie sul litorale. Un anno esatto dopo il Veronese «scopre» la ‘ndrangheta con il primo arresto di Domenico Multari, a cuyi vengono sequestrat­e le quote della Real Costruzion­i, azienda edile. Gennaio 2012 tocca a Padova. A Brugine finisce in manette il camorrista Nicola Imbriani. Da lì una gragnola di indagini e fermi. Settembre 2012, a Treviso finisce in carcere Rosario Lo Nardo, clan mafioso dei Fidanzati.

Giugno 2014 a Mestre in cella ci va Vito Galatolo, figlio di un boss mafioso. Nell’indagine finiscono indagati profession­isti e imprendito­ri siciliani e veneziani. Settembre 2014, nel Veronese dieci arresti, tutti collegati alla Sacra Corona Unita. Ottobre

2104 è la volta del clan Pesce, sempre nel Veronese.

Dodici dietro le sbarre, 23 società sequestrat­e, 56 milioni di beni confiscati. Gennaio

2015 è la volta dell’operazione Aemilia. Centodicia­ssette «al gabbio», otto dei quali residenti in Veneto. Poi arresti per ‘ndrangheta nel Veneziano, mafia nel Padovano. A gennaio 2016 un affiliato alle ‘ndrine viene fermato a Cortina D’Ampezzo. Da lì un altro susseguirs­i di indagini. Non si sono mai fermate le forze dell’ordine e la magistratu­ra in Veneto. A riprova di quel «radicament­o» evocato dall’onorevole Naccarato.

Il territorio Nel Veneziano camorra e ‘ndrangheta, a Padova la mafia, nel Veronese i calabresi, nel Trevigiano i siciliani

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