Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Sì alle bodycam senza audio: «Soldi buttati»
Compromesso sulla privacy per le telecamere indossabili dai vigili. Ma il sindacato: «Non serviranno a nulla»
VICENZA Sono state annunciate lo scorso agosto ma sono inciampate nelle norme sulla privacy che non consentirebbero la registrazione di suoni e parole in città. Ora l’empasse sta per essere risolto ma spuntano le parole - dure - del sindacato Diccap-Sulpm della polizia locale: «Le bodycam depotenziate servono a nulla e acquistarle così sarebbero soldi buttati».
Dunque, ancora non si scioglie la vicenda che ruota attorno alla dotazione delle telecamerine indossabili da parte degli agenti di polizia locale. Ovvero le cosiddette bodycam, già utilizzate dai vigili di molte città fra cui anche Treviso e Padova ma che a Vicenza faticano ad essere implementate. E questo nonostante la scorsa estate il Comune fu chiaro negli annunci: «Le sperimenteremo per novanta giorni» aveva annunciato ad agosto il sindaco Francesco Rucco. Quattro mesi dopo di bodycam non c’era nemmeno l’ombra in contra’ Soccorso Soccorsetto e il ritardo era motivato dalla normativa sulla privacy, che secondo il responsabile dei dati personali di Palazzo Trissino non consentirebbe agli agenti di registrare l’audio delle persone a loro insaputa. Su questo nodo si era incagliato lo scorso dicembre l’iter per portare le telecamerine ai vigili, ma nei giorni scorsi ecco la novità: Comune e comando di polizia locale hanno annunciato una «soluzione» a breve, che secondo alcune indiscrezioni sarebbe quella di fornirsi di dispositivi prive della possibilità di registrare l’audio. Dunque, in buona sostanza, strumenti depotenziati. Lunedì il tema è stato al centro anche di un incontro tra i comandanti delle polizie locali dei capoluoghi veneti, dal quale però sarebbe emersa una posizione univoca.
E nel frattempo sulla prospettiva di avere bodycam depotenziate arriva la netta presa di posizione del sindacato di polizia locale: «Se togliamo l’audio alle telecamerine - dichiara Giancarlo Chemello, della sigla Diccap-Sulpm non servono quasi a nulla, sarebbero soldi buttati. L’utilizzo principale delle telecamere avviene infatti in situazioni come aggressioni, anche verbali, oppure ingiurie, minacce. Se ottengo solo immagini di queste situazioni, senza sapere ciò che una persona dice, il valore probatorio di quelle immagini è bassissimo. Ed è un peccato, perché di per sé, con audio e video funzionanti, le bodycam potrebbero essere uno strumento molto interessante, visto gli atteggiamenti e le parole cambiano se si ha la percezione di non restare impuniti». In questo senso è in corso un ragionamento tra le sigle della polizia locale a livello nazionale, dove spunta l’idea di rivolgersi in modo diretto al Garante per la privacy: «C’è l’ipotesi - spiega Chemello - di promuovere una petizione al garante per chiedere che venga concesso l’utilizzo pieno delle bodycam lasciando al magistrato la facoltà di utilizzare o meno i dati audio e video in base alle esigenze del caso».