Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Produzione industriale, il Veneto tiene e spera nel ritorno del «motore» estero
VENEZIA Industria, il Veneto resiste e spera nella ripartenza del «motore» estero. Nel giorno in cui l’Istat diffonde i dati del crollo di fatturato e ordini dell’industria italiana a dicembre, il Veneto si consola con dati che mostrano una frenata meno brusca e fanno sperare in un’inversione sull’estero già quest’anno. Dunque da un lato l’Istat, per l’Italia, stima un calo del fatturato industriale del 3,5% a dicembre 2018 rispetto a novembre (con un -4,7% dall’estero), dato che si attesta nel complesso a un -1,6% nell’ultimo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti. Gli ordini scendono poi dell’1,8% rispetto a novembre - ma del 7,4% quelli dall’estero - e del 2% nel trimestre rispetto al precedente.
Allo stesso tempo Unioncamere del Veneto, al Vega di Marghera, ieri, presentava i risultati dell’indagine «Veneto congiuntura» su 1.500 aziende. Qui la produzione industriale destagionalizzata risulta ancora in aumento dell’1,8% nell’ultimo trimestre 2018 sul precedente, e del 2,2% sull’analogo periodo 2017. Il fatturato totale aumenta del 3,2% rispetto all’anno prima, pur con numeri in calo sui trimestri precedenti. Regge il mercato interno, mentre rallentano le vendite all’estero, +2,9% rispetto al +5,2% del terzo trimestre, in linea con gli ordini esteri, tra ottobre e dicembre ormai positivi solo per un +0,5%.
Numeri che preoccupano. Anche perché le previsioni sul primo trimestre 2019 peggiorano. L’indagine interpella gli imprenditori se si aspettino aumenti o diminuzioni. Il saldo tra risposte positive e negative, sulla produzione era positivo nel terzo trimestre di 10 punti e diventa negativo di 11; così com’è negativo per 13 sugli ordini interni, da un saldo positivo per 7 tre mesi prima. Le attese sul fatturato sono negative di 7 punti (solo tre mesi prima positive per 13) e di 1,8 sugli ordini esteri, rispetto ai 10 positivi del trimestre precedente. «Le previsioni sono in peggioramento - dice il presidente di Unioncamere Veneto, Mario Pozza - in una decelerazione a macchia di leopardo, tra chi tiene e chi rallenta. Il settore davvero colpito è la componentistica auto, in scia al rallentamento tedesco, che interessa Padova, Treviso e Venezia».
E tuttavia i confronti rendono meno duro l’atterraggio. Non c’è solo quello sull’ultimo trimestre 2018 sulla produzione industriale con il dato nazionale, +1,8% destagionalizzato veneto contro -1,4%, ma anche il raffronto con la regione tedesca del Baden Württemberg, +0,5%,e la Catalogna spagnola, -0,7%. «La dinamica veneta resta positiva e migliore e le imprese reggono - dice Antonella Trevisanato, dell’area ricerche di Unioncamere Veneto -. La frenata si vede dalla scorsa estate, in parallelo alla diminuzione degli investimenti. E le previsioni sull’estero sono negative per il primo trimestre. Ma quelle per il 2019 vedono miglioramenti all’estero, a differenza dell’Italia».
Insomma, si spera nella riaccensione del motore che negli anni della crisi ha dato una marcia in più al Veneto. Anche perché, nel seminario di ieri di Unioncamere con Ice e Prometeia sulle opportunità oltreconfine, è parso chiaro che la crescita di lì continuerà a passare. «Per quanto in frenata, la crescita del commercio internazionale sarà del 4% l’anno - ha sostenuto Claudio Colacurcio di Prometeia -. Per le nostre imprese ci sono praterie da scoprire». Con idee chiare rispetto ai rischi dei dazi: «Le aziende italiane sono oggi tra le più penalizzate, con barriere erette su settori come agroalimentare, moda e metalli. Su 100 euro esportati i prodotti italiani ne pagano 5,7 di dazi. E una guerra tariffaria vera tra Cina e Usa avrebbe come riflesso sull’Italia un calo dello 0,3%-0,4% del Pil». E l’idea di sfruttare invece le corsie aperte in senso contrario: «Gli accordi di libero scambio, gli ultimi con Canada e Giappone. L’Italia può avvantaggiarsi di più e l’esperienza mostra che i risultati, dopo gli accordi sono molto positivi, specie per le Pmi».
Il quadro La produzione industriale resta positiva e per l’export le previsioni migliorano