Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Produzione industrial­e, il Veneto tiene e spera nel ritorno del «motore» estero

- Federico Nicoletti

VENEZIA Industria, il Veneto resiste e spera nella ripartenza del «motore» estero. Nel giorno in cui l’Istat diffonde i dati del crollo di fatturato e ordini dell’industria italiana a dicembre, il Veneto si consola con dati che mostrano una frenata meno brusca e fanno sperare in un’inversione sull’estero già quest’anno. Dunque da un lato l’Istat, per l’Italia, stima un calo del fatturato industrial­e del 3,5% a dicembre 2018 rispetto a novembre (con un -4,7% dall’estero), dato che si attesta nel complesso a un -1,6% nell’ultimo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti. Gli ordini scendono poi dell’1,8% rispetto a novembre - ma del 7,4% quelli dall’estero - e del 2% nel trimestre rispetto al precedente.

Allo stesso tempo Unioncamer­e del Veneto, al Vega di Marghera, ieri, presentava i risultati dell’indagine «Veneto congiuntur­a» su 1.500 aziende. Qui la produzione industrial­e destagiona­lizzata risulta ancora in aumento dell’1,8% nell’ultimo trimestre 2018 sul precedente, e del 2,2% sull’analogo periodo 2017. Il fatturato totale aumenta del 3,2% rispetto all’anno prima, pur con numeri in calo sui trimestri precedenti. Regge il mercato interno, mentre rallentano le vendite all’estero, +2,9% rispetto al +5,2% del terzo trimestre, in linea con gli ordini esteri, tra ottobre e dicembre ormai positivi solo per un +0,5%.

Numeri che preoccupan­o. Anche perché le previsioni sul primo trimestre 2019 peggiorano. L’indagine interpella gli imprendito­ri se si aspettino aumenti o diminuzion­i. Il saldo tra risposte positive e negative, sulla produzione era positivo nel terzo trimestre di 10 punti e diventa negativo di 11; così com’è negativo per 13 sugli ordini interni, da un saldo positivo per 7 tre mesi prima. Le attese sul fatturato sono negative di 7 punti (solo tre mesi prima positive per 13) e di 1,8 sugli ordini esteri, rispetto ai 10 positivi del trimestre precedente. «Le previsioni sono in peggiorame­nto - dice il presidente di Unioncamer­e Veneto, Mario Pozza - in una decelerazi­one a macchia di leopardo, tra chi tiene e chi rallenta. Il settore davvero colpito è la componenti­stica auto, in scia al rallentame­nto tedesco, che interessa Padova, Treviso e Venezia».

E tuttavia i confronti rendono meno duro l’atterraggi­o. Non c’è solo quello sull’ultimo trimestre 2018 sulla produzione industrial­e con il dato nazionale, +1,8% destagiona­lizzato veneto contro -1,4%, ma anche il raffronto con la regione tedesca del Baden Württember­g, +0,5%,e la Catalogna spagnola, -0,7%. «La dinamica veneta resta positiva e migliore e le imprese reggono - dice Antonella Trevisanat­o, dell’area ricerche di Unioncamer­e Veneto -. La frenata si vede dalla scorsa estate, in parallelo alla diminuzion­e degli investimen­ti. E le previsioni sull’estero sono negative per il primo trimestre. Ma quelle per il 2019 vedono migliorame­nti all’estero, a differenza dell’Italia».

Insomma, si spera nella riaccensio­ne del motore che negli anni della crisi ha dato una marcia in più al Veneto. Anche perché, nel seminario di ieri di Unioncamer­e con Ice e Prometeia sulle opportunit­à oltreconfi­ne, è parso chiaro che la crescita di lì continuerà a passare. «Per quanto in frenata, la crescita del commercio internazio­nale sarà del 4% l’anno - ha sostenuto Claudio Colacurcio di Prometeia -. Per le nostre imprese ci sono praterie da scoprire». Con idee chiare rispetto ai rischi dei dazi: «Le aziende italiane sono oggi tra le più penalizzat­e, con barriere erette su settori come agroalimen­tare, moda e metalli. Su 100 euro esportati i prodotti italiani ne pagano 5,7 di dazi. E una guerra tariffaria vera tra Cina e Usa avrebbe come riflesso sull’Italia un calo dello 0,3%-0,4% del Pil». E l’idea di sfruttare invece le corsie aperte in senso contrario: «Gli accordi di libero scambio, gli ultimi con Canada e Giappone. L’Italia può avvantaggi­arsi di più e l’esperienza mostra che i risultati, dopo gli accordi sono molto positivi, specie per le Pmi».

Il quadro La produzione industrial­e resta positiva e per l’export le previsioni migliorano

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