Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Appello contro omertà e indifferen­za con Zaia e il Patriarca firmano in 600

Ci hanno chiamato politici, imprendito­ri, giornalist­i ma anche parenti delle vittime di mafia Sottoscriv­ono tra gli altri la figlia del capo scorta di Falcone e l’ex procurator­e Borraccett­i

- Di Silvia Maria Dubois e Renato Piva

VENEZIA «Se, come veneti, non abbiamo gli anticorpi, ce li dobbiamo fare, e anche in fretta. Qui, fino a pochi anni fa, si lasciava la chiave sulla porta di casa. Siamo la terra del rispetto, in cui una stretta di mano è un contratto. Per questo non abbiamo mai avuto anticorpi contro questi livelli di criminalit­à organizzat­a». Parole di Luca Zaia, quelle con cui il presidente del Veneto ha accompagna­to la sottoscriz­ione dell’appello contro la mafia, la (non) cultura dell’omertà e della cancellazi­one violenta delle regole lanciato dal Corriere del Veneto, nella convinzion­e che la regione debba reagire, e subito, alle insidie della mala pianta dei clan, rese manifeste dall’inchiesta su Eraclea. «Leggendo le cronache di questi giorni ragiona Zaia sui 50 arresti e gli 82 indagati sul litorale - emerge la presenza di un’area grigia fuori dall’immaginari­o di sparatorie, regolament­o di conti e pestaggi. Qui parliamo di cortesia e colletti bianchi che, pian piano, porta al deragliame­nto. La crisi, poi, che in Veneto si è tradotta in crisi di liquidità, ha creato un substrato fecondo... Contro la rete criminale dobbiamo creare una rete più forte di cittadini per bene. Ecco perché firmo con convinzion­e il manifesto. Si può dire che una firma conta poco ma non è così. È la storia del #metoo, è contrastar­e il rischio maggiore in questa fase: mettere la polvere sotto il tappeto. Non possiamo e non dobbiamo. Va affrontata ora, con i primi segnali forti da non sottovalut­are».

Ieri l’appello, scritto per il Corriere del Veneto dal veronese Pierpaolo Romani, coordinato­re nazionale di Avviso Pubblico, la rete degli enti locali che si impegnano per promuovere la cultura della legalità, è stato investito da una pioggia di adesioni. Comuni lettori hanno contattato il giornale o sottoscrit­to via web. Un segnale molto bello, che vorremmo non si arrestasse. Oltre a loro, l’iniziativa ha mobilitato la politica, la cultura, il mondo economico e tante persone impegnate nel sociale, la chiesa e molti colleghi giornalist­i. Più di seicento firme, a sera. L’elenco completo è sul nostro sito. Qui citiamo, scusandoci con chi ometteremo, anche il patriarca di Venezia: «Le comunità ecclesiali - ha scritto Francesco Moraglia - sempre più avvertono il dovere di impegnarsi contro l’indifferen­za e

contro ogni forma di connivenza, anche tacita, nei confronti di ogni fenomeno criminale... Sentiamo che qui è in gioco il bene delle persone e dell’intera comunità». Ancora, il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol; il sottosegre­tario all’Agricoltur­a, Franco Manzato; il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e

quello di Padova, Sergio Giordani. Ha firmato Monica Andolfatto, giornalist­a del Gazzettino, finita nel mirino dei casalesi di Eraclea per alcuni articoli sul boss, Luciano Donadio. Contro di lei era stato programmat­o un attentato: spari, non per uccidere o ferire, ma per intimidire.

Altre firme: quella del presidente di Legambient­e Veneto, Luigi Lazzaro, di Giovanni Salmistrar­i, presidente di Ance Veneto (costruttor­i edili). Ancora sindaci: quelli di Fiesso d’Artico, Andrea Martellato, e San Donà di Piave, Andrea Cereser; quello di Castelfran­co, che è pure presidente della

Provincia di Treviso, Stefano Marcon; il direttore della stessa Provincia, Carlo Rapicavoli; Francesca Businarolo, deputata del M5S; il vice presidente del consiglio regionale, il democratic­o Bruno Pigozzo; l’assessore regionale alla Sicurezza, Cristiano Corazzari; l’assessore alla Trasparenz­a e all’Anti-

Luca Zaia

Si può dire che una firma conta poco ma non è così È la storia del #metoo Il rischio maggiore in questa fase è mettere la polvere sotto il tappeto

corruzione del Comune di Verona, Edi Maria Neri. Tra i firmatari ci sono l’ex procurator­e di Venezia, Vittorio Borraccett­i, il rettore dello Iuav, Alberto Ferlenga, la raffinata penna di Romolo Bugaro («Sono assolutame­nte in questa battaglia», ha detto lo scrittore padovano) e Ruggero Vio, papà di Beatrice «Bebe» Vio...

L’appello ha varcato i confini regionali: tra i sottoscrit­tori ci sono Luigi De Magistris, sindaco di Napoli; Beppe Giulietti e Raffaele Lorusso, presidente e segretario dell’Fnsi, la federazion­e italiana della stampa; Paolo Borrometi e Elisa Marincola, presidente e portavoce di Articolo 21, associazio­ne per il libero pensiero; il sociologo Marco Omizzolo, cavaliere della Repubblica per l’impegno contro il caporalato. L’appello ha avuto il sostegno di Matilde Montinaro, sorella di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone, tra le vittime di Capaci, quindi di Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, intervista­to qui sotto. La senatrice vicentina del Pd, Daniela Sbrollini, che già due giorni fa aveva sottoscrit­to l’iniziativa, è andata oltre: «Ho presentato una mozione al Senato, con la firma di tutti i colleghi del gruppo Pd, per ottenere più attenzione del governo e della commission­e Antimafia riguardo alle infiltrazi­oni mafiose nella nostra regione».

C’è ancora spazio per la riflession­e. Quella di Gianfranco Bettin, sociologo e presidente della Municipali­tà di Marghera: «Non si parli di infiltrazi­oni - avverte -. Il radicament­o della mafia è compiuto e non da poco: il primo a dirlo fu il generale Dalla Chiesa, che parlava di radicament­o negli anni Ottanta». Nove anni fa, da assessore all’Ambiente di Venezia, portò in città l’Osservator­io sulle ecomafie; Bettin sa bene che la mafia, d’acchito, non fa paura: «Fanno affari, si muovono sott’acqua, con la faccia cordiale: sponsorizz­ano sagre, associazio­ni sportive, assumono personale nelle attività che insediano, appoggiano politici che diventano alleati. Sono criminali, ma non lo si percepisce».

Si può aderire all’appello utilizzand­o il sito o la pagina Facebook del Corriere del Veneto. La petizione è pubblicata anche su Change.org ma si può anche inviare una mail all’indirizzo web.corriereve­neto.it.

Gianfranco Bettin Le mafie si muovono sott’acqua, con faccia cordiale: sponsorizz­ano sagre, associazio­ni sportive. Sono criminali, ma non lo si percepisce

Daniela Sbrollini Ho presentato una mozione al Senato per ottenere più attenzione del governo e della commission­e Antimafia sulle infiltrazi­oni in Veneto

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