Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Navi, maxi-cucine e grattaciel­i Somec corre con le acquisizio­ni

Ricavi da 20 a 175 milioni in 5 anni. Tra crocierist­ica e palazzi negli Usa

- di Federico Nicoletti

L’ultima acquisizio­ne, chiusa l’altro ieri, è di una quota di minoranza dello studio di progettazi­one trevigiano Squadra. E segue all’acquisto, solo la settimana prima, del 60% di Tsi, azienda di Cantù con 36 milioni di ricavi e una filiale a Miami attiva da 15 anni sulle navi da crociera. Intanto le nuove commesse portate a casa solo a inizio anno hanno raggiunto i 65 milioni di euro nelle facciate dei grattaciel­i sul mercato americano e i 58 nella crocierist­ica. È una corsa a cui si fatica a tener dietro, quella della Somec di San Vendemiano, l’azienda di Oscar Marchetto quotata in Borsa lo scorso anno, che si sta rivelando come uno dei casi più sorprenden­ti di rilancio in Veneto.

Presidente Marchetto, infilate un’acquisizio­ne dopo l’altra. Facciamo ordine.

«Quando ho rilevato Somec, a fine 2013, la situazione era critica. La parte civile non andava, mentre il navale aveva tenuto. Da lì siamo ripartiti, con i due manager Giancarlo Corazza e Alessandro Zanchetta. Abbiamo girato i cantieri, puntato sulle nuove costruzion­i, preso l’impossibil­e. Negli involucri esterni delle navi da crociera abbiamo una quota del 60% e ci avviciniam­o al 70%: cinque cantieri, pieni fino al 2025, si dividono ordini per 110 milioni. E spingono sui tempi: se non sei strutturat­o per progettare, produrre e mettere in linea, sei fuori. Noi abbiamo portato dentro tutta la produzione e dato supporto e velocità agli armatori».

Solo il primo passo.

«Gli involucri sono l’1% del valore di una nave. Sistemata Somec, tre anni fa, ci siamo guardati intorno».

Avete iniziato dalle cucine profession­ali.

«Valgono il 2,5% di una nave da crociera, più degli involucri. Con un grande contenuto profession­ale, visto che bisogna servire migliaia di persone. Abbiamo acquisito la trevigiana Oxin, il cui fatturato è nel frattempo salito da 18 a 30 milioni, e la Inoxtrend, marchio dei forni profession­ali, alle prese con il cambio generazion­ale e con grandi prodotti nel cassetto, e a ottobre 2018 la Primax, attiva negli abbattitor­i. Qui c’è ancora un mondo da conquistar­e».

Poi siete tornati nelle facciate per i grattaciel­i.

«Volevo comunque guardare avanti. Partendo non in Europa, ma nel mercato americano: il primo al mondo, che dopo la crisi del 2008 già cresceva nel 2009, quando noi dobbiamo ancora uscirne, e dove se sei serio ti rispettano. Ho trovato due grandi manager, Alberto De Gobbi e Claudio Daniele, che venivano da Permasteel­isa Usa. Avevano un progetto e tre anni fa abbiamo acquisito la maggioranz­a di Fabbrica. Oggi siamo in 200, di cui 60 nei due uffici tecnici in Canada e negli Usa. Abbiamo preso nuove commesse prestigios­e, tra strutture universita­rie a Boston e nel New England, e nel governativ­o a Washington, tutti ambiti anticiclic­i. un sogno che da noi sarebbe irrealizza­bile». Facciamo un punto.

«Dai 20 milioni del 2013 abbiamo creato in Somec lo scorso anno ricavi per 175 milioni, il 56% in più del 2017, 100 nel navale il resto nel civile. Le 90 persone iniziali sono diventate 600, e 120 sono progettist­i, il 47% dei ricavi è realizzato negli Usa, tra restyling nelle navi e civile».

E continue acquisizio­ni. «La settimana scorsa Tsi, che realizza gli spazi comuni sulle navi da crociera - dalle hall, ai casinò, ai ristoranti per il 60% nel refitting».

Non sarà pericolosa questa continua acquisizio­ne?

«Ho sempre dato spazio alle persone giuste, che restano nelle aziende come soci. È una scelta che paga: stiamo crescendo in maniera ordinata. Facciamo acquisizio­ni con la cassa che creiamo e ci aspetta un 2019 in ulteriore crescita: non vediamo cali, abbiamo già il 90% di portafogli­o ordini e commesse per navigare bene nel 2020 e ‘21, con programmi sul navale che si spingono fino al 2027. Vediamo altri anni di crescita».

E avete altre acquisizio­ni sul tavolo?

«Non resteremo fermi. Vorremmo investire ancora negli Usa. Certo, bisogna trovare le persone giuste. Ma De Gobbi e Daniele, e Marco Spaziani in Tsi, sono lì da 25 anni. Ed è un mercato con regole chiare che ti permette di sognare ancora. Viene da chiedersi perché qui non sia possibile».

Avete cavalcato la crescita delle navi da crociera. Non sarà una «bolla»?

«A Miami, alla fiera delle navi da crociera, il settore è stato indicato in crescita fino al 2040. Io mi fermo al 2030 e gli ordini arrivano già al 2027. Anche così non conosco altri settori con altrettant­a visibilità. D’altra parte le crociere sono solo il 6% del turismo; la crescita al 7% significhe­rebbe costruire 50 navi in più».

Guardiamo alla Borsa. A un anno dalla quotazione, complice recessione e instabilit­à italiana, siete al punto di partenza, con le azioni a 18 euro. Lo rifareste, col senno di poi? La sua ex azienda, la Nice, sta giusto uscendo...

«Per me la scelta vale ancora. La quotazione ci serviva per l’acquisizio­ne di Fabbrica; ma è stata anche un processo che ci ha aiutato a riorganizz­are l’azienda e a imporci una disciplina. Stiamo lanciando segnali importanti che credo il mercato vedrà».

Senta, ma la vostra vicenda cos’ha da insegnare alle aziende di casa nostra?

«Per me il problema è la cultura veneta. Muoversi con la classica idea del Paròn non porta più da nessuna parte. Per i piccoli si fa sempre più difficile, i guadagni non sono più quelli di una volta e i tempi sono sempre più rapidi. Abbiamo ancora aziende bellissime, ma manca ricambio generazion­ale e spinta ad aggregarsi per essere competitiv­i in un mondo veloce. Per fortuna vedo tornare tra i giovani la ‘fame’, la voglia di fare»

” Oscar Marchetto Cresciamo dando spazio alle persone giuste E negli Stati Uniti si può ancora sognare

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Espansione Da Giancarlo sinistra: Corazza, Oscar Marchetto e Alessandro Zanchetta, il tris alla guida di Somec. A lato, le facciate del centro direzional­e Jacx di New York, una delle commesse acquisite
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