Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Una coltellata al petto Uccide la moglie malata dopo 50 anni insieme

Legnago, ipotesi suicidio: disposta l’autopsia. Le botte e le denunce. Lui: non doveva

- Biral e Priante

VENEZIA Una coltellata, dopo aver trascorso mezzo secolo fianco a fianco. Licia Zambon, 82 anni e Renato Berta, 85, vivevano nel sestiere di Castello, a Venezia. Ieri, Renato ha ucciso Licia piantandol­e un coltello nel petto. Poi ha scritto poche parole su un foglio bianco e infine si è imbottito di pillole finendo poi in gravi condizioni nel reparto di Rianimazio­ne.

LEGNAGO Inerme sulla riva. Come una bambola rotta. Metà corpo in acqua. L’altra metà adagiata sul greto del fiume. Addosso i l gi ubbino nero, i jeans e le scarpe da ginnastica che indossava quando è uscita di casa, la sera del 9 aprile. Quei vestiti che ai carabinier­i, ai vigili del fuoco e ai volontari della protezione civile che la stavano cercando hanno fatto capire che era lei. Si è dissolto ieri verso le 13, sull’isolotto in mezzo all’Adige tra il ponte di Porto di Legnago e quello della ferrovia, il giallo della scomparsa di Nat a s h a C h o ko b o k , l a d o n n a ucraina di 29 anni scomparsa dalla sua abitazione a Porto di Legnago. A individuar­e quel corpo di s te s o s ul l a r i va dell’Adige, l’elicottero dei pompieri che da ieri mattina sorvolava l a zo na . Quel l ’ Adi g e c h e d a tempo era diventato per Natasha una baia. Era lì che andava a camminare. Lì che, uscita da casa e attraversa­ta la strada, era stata spesso vista vagare, persa nei suoi pensieri.

Il fiume l’ha restituita ieri. S u l s u o c o r p o , a u n e s a me esterno, non sono stati trovati segni di violenza. È stata sua madre Elena a squartare il silenzio che è piombato quando è stata ritrovata. C’era anche Elena sulla riva. Con sua sorella Veronica. «Ditemi che non è lei», ha urlato quando ha visto il corpo. Si è piegata ed è quasi svenuta. È stata portata all’ospedale di Legnago, mentre il cadavere di sua figlia è andato all’istit u t o d i Me d i c i n a L e g a l e d i Borgo Roma. Il pubblico ministero Stefano Aresu ha disposto l’autopsia, anche se al momento nulla fa pensare a una morte violenta. Ma piuttosto cercata. «Ha fatto tutto il possibile per portarla a morire», ha detto Sergio che di Natasha era lo zio. Il riferiment­o è ad Alin, il compagno di Natasha e il padre della loro bambina di 6 anni. Alin che la scomparsa di Natasha l’ha denunciata ai carabinier­i, raccontand­o come quella sera fosse uscita di casa lasciando chiavi, documenti e cellulare con la scusa di portare fuori l’immondizia. E non fosse più rientrata. Alin che è romeno e con Natasha si era conosciuto a Legnago sette anni fa. Uno che, raccontano, lavora anche 14 ore al giorno come saldatore. Che non ha mai avuto problemi con la legge. Tranne due denunce, poi ritirate, proprio di Natasha. Un Giano bifronte, lo descrivono i parenti di Natasha. Uno che, a loro dire, la riempiva di botte e la controllav­a in ogni cosa facesse. Avevano litigato anc he l a s e r a i n c ui Nat a s ha è scomparsa. «Ma una cosa banale», dice lui. Quando ha saputo che l’avevano ritrovata la prima cosa che ha chiesto è se era viva. Quando ha capito che non era così l’unica frase che è riuscito a dire prima di scoppiare a piangere è stata «ma come ha potuto fare una cosa del genere?». «È uno che stava con il manganello sotto il letto - dicono i parenti di Natasha -. E ogni volta che andavamo a prendere lei all’ospedale le dicevamo di lasciarlo. Ma lei tornava sempre da lui». Da Alin con il quale Natasha aveva appena comprato una casa. Lui ha firmato il rogito ieri, poco prima di sapere che lei era morta. Natasha che con Alin aveva già comprato i biglietti per una vacanza a Tenerife e con cui, nelle prossime settimane, sarebbe dovuta andare in Romania.

«Natasha da qualche tempo stava male - racconta Alin -. A gennaio aveva fatto una Tac al cervello e a giugno aveva prenot a to u n a v i s i t a , s e mpre p e r qualcosa alla testa. Ma a me non voleva dire di cosa si trattasse». Ma Natasha, prima di sparire, ha portato dei referti medici alla mamma, dicendole: «Qui ci sono le prove che Alin mi picchiava». Ieri pomeriggio Alin ha comprato delle candele. Le ha volute accendere sulla riva del fiume dove Natasha è stata trovata. La loro bambina di 6 anni è rimasta con la sorella di lui, il cognato e i loro figli che sono arrivati dalla Romania. «Dovrò dirle che la mamma non c’è più», continuava a ripetere Alin. Erano molto unite. Il pomeriggio prima della scomparsa era andata a prenderla a scuola e le aveva detto che «la manna di vorrà sempre bene, dovunque andrà». L’altro giorno la bambina ha chiesto ad Alin come sono gli angeli. Di che colore sono. E che faccia hanno. «Adesso dovrò dirle che hanno il viso della sua mamma».

Il compagno Alin «Dovrò dire alla nostra bambina che gli angeli hanno il volto della sua mamma Natasha»

 ??  ?? Porto di Legnago Il luogo lungo l’Adige dove è stato ritrovato il corpo di Natasha Chokobok, la donna di 29 anni scomparsa da 10 giorni
Porto di Legnago Il luogo lungo l’Adige dove è stato ritrovato il corpo di Natasha Chokobok, la donna di 29 anni scomparsa da 10 giorni

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