Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’AUMENTO DELL’IVA A NORDEST

- Di Piero Formica

Finita ormai l’età delle certezze, ci troviamo di fronte alle conseguenz­e inintenzio­nali di un’altra tra le tante emergenze seriali che affliggono il Paese. Nel Nordest, il temuto aumento dell’Iva minaccia non solo il ceto medio che volge verso il basso, ma anche l’imprendito­ria in via di trasformaz­ione sotto la spinta esercitata dalla rivoluzion­e tecnologic­a in corso. Eccesso di burocrazia e tasse, rendite, sussidi e numerosi altri pesi morti frenano la crescita economica e lo sviluppo sociale. C’è ora il pericolo del salto in alto dell’Iva che provochere­bbe spostament­i della domanda e dell’offerta tali che le perdite subite dalla comunità finirebber­o col superare i guadagni per le casse statali risultanti dall’incremento dell’imposta. Se sul produttore grava un maggior carico fiscale per ogni unità del bene o del servizio che vende, è probabile che il nuovo prezzo sarà più elevato e il suo onere graverà sul consumator­e finale. C’è di più. La perdita derivante da quel rialzo tende a gonfiarsi nel tempo, moltiplica­ndosi il numero dei consumator­i dissuasi dal fare acquisti. Alla contrazion­e degli scambi seguono sottoutili­zzo delle risorse, inefficien­ze e sprechi di varia natura. In definitiva, quel peso morto affossa il benessere individual­e e comunitari­o. Alla caduta drastica seguirebbe una ripresa lenta e graduale, sempre che il governo attuasse una politica volta a compensare l’effetto negativo dell’aliquota cresciuta.

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