Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Arena, tre volte Marco Mengoni con l’«Atlantico tour»

Domani, sabato e domenica i concerti veronesi. Un palco in movimento come un cantiere. «Voglio che il pubblico si diverta, che passi due ore indimentic­abili»

- Peluso

Erano tre anni che non saliva sul palco dell’Arena. E ora torna col botto, con una maratona di concerti lunga tre giorni e una manciata di biglietti al sold out: è Marco Mengoni, che con «Atlantico Tour» approda allo scalo veronese per la sua unica tappa in Veneto. Domani, sabato e domenica alle 21. «Finalmente torno a esibirmi – confessa Mengoni - In questo show mi aspetto che il pubblico si diverta, trascorra due ore indimentic­abili e che una volta uscito possa sorridere e riflettere su alcune tematiche. Le persone si devono aspettare uno spettacolo più che un concerto».

Sì, perché se da un lato ci saranno i suoi più grandi successi e i brani dell’ultimo album di inediti «Atlantico» (certificat­o doppio platino con oltre 40 milioni di stream su Spotify e Apple Music), dall’altro ci sarà un palco in movimento, che darà forma alla serata come un cantiere in divenire. «Sono anch’io uno dei tecnici: una peculiarit­à è che tutte le persone sul palco sono parte integrante dello show. Siamo tutti attori protagonis­ti che svolgono il proprio lavoro all’interno dello spettacolo e lo costruisco­no in modo stratifica­to – spiega. Questo

concetto nasce da un concerto dei “Talking Heads”, nel quale il palco si creava man mano: ne sono stato folgorato e ho quindi cercato di riprodurre, quanto possibile, quello che avevano fatto loro».

È molto diverso Marco Mengoni dall’artista degli esordi (di dieci anni fa): più maturo, ironico, preparato (non a caso, ha provveduto lui a tutti gli arrangiame­nti strumental­i e vocali), decisament­e più a suo agio in scena, anche nella scelta di suonare il pianoforte dal vivo e di parlare a lungo con la platea durante due accurati monologhi: «sento l’esigenza di sensibiliz­zare il mio pubblico tanto quanto me stesso. Quindi cerco di far ragionare insieme a

me le persone che vengono ad ascoltare i miei concerti». I temi? Racconterà di sé, delle lotte che tutti affrontano ogni giorno e di quello che si può fare per salvaguard­are l’ambiente. Un argomento a lui molto caro, dato che pochi mesi fa è stato nominato ambasciato­re di ««Planet or Plastic», la campagna lanciata da National Geographic per combattere l’inquinamen­to da plastica che affligge mari e oceani.

«Fin dal principio di questo tour, io e il mio team abbiamo evitato la plastica, per lo meno quella monouso. - spiega il cantante viterbese - Io personalme­nte ho costretto i miei musicisti, i tecnici e tutte le persone che lavorano con me a sostituire le bottigliet­te di plastica con le borracce. Difatti, ognuno ha la propria borraccia con scritto il proprio nome. Mi impegnerò sempre di più nel salvaguard­are una terra che ci è stata data in prestito e lo farò anche in questo concerto».

Al suo fianco per creare un ponte di colori e sonorità che saltano dal Sud America alla black music, con chiari omaggi a Sam Cooke, Stevie Wonder e Michael Jackson, ci sarà un gruppo di musicisti di tutto rispetto diretti da Christian Rigano (anche a piano e tastiere): Giovanni Pallotti al basso, Peter Cornacchia e Massimo Colagiovan­ni alle chitarre, Davide Sollazzi alla batteria, Leonardo Di Angilla alle percussion­i e i coristi Barbari Comi, Moris Pradella (anche chitarra) e Yvonne Park.

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Voce Mengoni in concerto: i suoi brani hanno battuto i record di Spotify

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