Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

INCIDENTI, STRAGE SENZA ETÀ

- Di Gabriella Imperatori

Al di là dei disastri naturali motivati dalla stupidità umana, al di là dei femminicid­i di cui la cronaca ci dà notizia quotidiana, al di là delle malattie che la scienza ha imparato a contenere se non a sconfigger­e, non c’è fine settimana in cui non s’interrompa­no esistenze umane a causa di incidenti d’auto, ormai una delle più frequenti cause di morte. Quasi sempre in autostrada, di notte, in corsa verso una discoteca o di ritorno dopo qualche ora di alcol e droga, quando agisce un’altra droga, quella della velocità che fa sentire potenti, eroi che s’immortalan­o in selfie cercando la gloria dei like. Proviamo pena per le vite stroncate, certo, pensiamo che sarebbe potuto capitare a chi ci è caro; però proviamo anche rabbia per la follia degli «attori» di queste tragedie in cui caso e imprevedib­ilità si confondono con il rischio suicida, con la (inconsapev­ole?) pulsione di morte che va a braccetto con una fittizia allegria di vivere. In un solo fine settimana, oltre ad altre imprese catastrofi­che, c’è stata quella particolar­mente tragica e gratuita in cui due giovani (uno padovano) in Bmw, nel tratto modenese della A1 e diretti a Rovigo per festeggiar­e un compleanno, han lanciato la macchina come un missile fino a 220 km all’ora, l’uno guidando l’altro filmando e postando su Facebook l’impresa poi risultata mortale. E lo scopo era «fargli vedere», agli amici di rete, quanto la macchina-mostro era in grado di correre.

Sempre nella stessa serata, nel Vicentino, un’altra auto ha centrato sulle strisce un ragazzo, stavolta fortunatam­ente senza esiti mortali. Ma anche in questi casi c’entra il brivido della velocità. Dell’arrivare prima, magari solo di qualche secondo, neanche si trattasse di salire sul podio di Formula 1. Vittoria su se stessi? Sulla vita? Spesso chi guida così è una persona giovane, dunque non è del tutto vero che è l’età anziana la madre dei più gravi incidenti. Di solito gli anziani guidano piano, non parlano al cellulare, non sono sballati. Possono però essere più portati alla disattenzi­one o colpiti da malore, come la padovana morta alla guida giorni fa, o imboccare contromano senza accorgerse­ne una strada a senso unico. In genere però usano l’auto per far sempre la stessa strada, per andare al supermarke­t o a far da baby sitter ai nipotini. Margherita Hack ha protestato vivacement­e quando s’è vista rifiutare il rinnovo della patente che le permetteva di raggiunger­e l’ufficio (però aveva novant’anni, due bastoni e una badante al seguito). Insomma a tutte le età i motori possono essere pericolosi, per cui l’uso dei mezzi pubblici sarebbe spesso più opportuno di quelli privati. E soprattutt­o chi guida i mezzi destinati a trasportar­e bambini dovrebbe essere controllat­o - così come gli scuolabus (ab)usati-, e non dovrebbe darsi alla fuga, per senso di colpa, in caso di ribaltamen­to. Insomma guidiamo male, peggio che in altri Paesi europei. E se le penalità inflitte a chi guida male sono servite a qualcosa, evidenteme­nte non basta. Forse sarebbe utile anche il ripristino dell’educazione civica a scuola, scioccamen­te abolita negli ultimi anni. È calato il senso di responsabi­lità. Va recuperato subito.

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