Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Preti e suore truffati da finti funzionari
Banda piemontese di finti funzionari faceva credere alle vittime di aver ottenuto contributi in eccesso
PADOVA Il metodo era ormai rodato e così efficace da essere replicato almeno 86 volte. E consisteva nel contattare un ente religioso, sostenere di essere un funzionario regionale o del Ministero dell’Istruzione e comunicare: «Vi abbiamo accreditato per errore un contributo maggiore rispetto a quello dovuto, se non volete perderlo dovete restituirci subito la differenza». Il tutto presentato in modo credibile, con tanto di falsi direttori di banca che garantivano l’operazione. Così una banda composta da dodici persone avrebbe truffato 86 enti religiosi, tra parrocchie, conventi di suore, scuole cattoliche e case di riposo per anziani in tutta Italia. Fino a ieri, quando i carabinieri di Torino hanno eseguito dodici misure cautelari, quattro in carcere e otto con obbligo di firma, a carico di altrettante persone residenti in Piemonte. Perché era da lì che partiva il raggiro nel quale era caduto anche Mario Giuliato, 63enne frate di Conegliano, raggiunto dai truffatori nel convento dei frati Cappuccini di Asolo. Vittima degli stessi truffatori, sarebbe stata anche una delle suore di un convento Francescano di Padova che, indotta in inganno aveva versato quattromila euro. Non solo, alla banda sarebbero collegati anche i due 27enni torinesi denunciati nel novembre scorso dalla polizia postale di Venezia e dai carabinieri di Vittorio Veneto, accusati di aver messo a segno un analogo raggiro ai danni di una scuola materna di Treviso e della scuola materna paritaria vittoriese Istituto Pio X.
I carabinieri hanno sequestrato varie carte prepagate, libretti postali, contanti e cellulari utilizzati per contattare le vittime. A capo dell’organizzazione, c’era una 38enne di origine siciliana chiamata «la zia», in segno di rispetto per aver inventato la truffa. Era lei a individuare le vittime per poi mandare avanti i complici che si fingevano direttori di banca e uffici postali. L’obiettivo erano sempre e solo istituti religiosi. Dalle parrocchie alle scuole, e se per le prime in palio c’era un contributo regionale per le seconde una sovvenzione del Miur, tutte a rischio a causa dell’errore nel
La leva era una promessa di fondi regionali e del Miur per parrocchie e scuole
” Era una organizzazione piramidale e senza scrupoli, accertati 86 casi ma possono essere di più
versamento di un importo maggiore. Le tecniche usate per convincere i dirigenti erano sofisticate, tanto che alla fine questi, con la paura di perdere tutta la somma, correvano a versare su carte Postepay la differenza richiesta. Scoprendo solo in seguito di essere stati truffati. «Era un organizzazione piramidale e senza scrupoli – spiegano gli inquirenti -. Abbiamo accertato 86 casi ma sospettiamo siano molti di più per questo facciamo un appello a possibili vittime perché denuncino la truffa».