Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Due interventi simultanei, al San Bortolo la prima sala operatoria ibrida (da 1,8 milioni)
Il primario Salvador: «Modernissima e ridurrà l’impatto delle operazioni al cuore»
VICENZA Una sala operatoria «speciale», dove svolgere in una sola volta due interventi chirurgici e risolvere due problemi cardiaci. L’Usl 8 ha approvato il primo progetto (studio di pre-fattibilità) della «Sala ibrida di cardiochirurgia», struttura per cui l’azienda sanitaria stima un investimento di 1,8 milioni di euro. Verrà realizzata al primo piano dell’ospedale San Bortolo: «Permetterà miglioramenti straordinari, interventi sempre meno invasivi. E si potranno fare insieme operazioni che, prima, richiedevano interventi separati» spiega il primario di Cardiochirurgia Loris Salvador.
La sala ibrida chirurgica angiografica è un progetto a cui i vertici dell’azienda sanitaria vicentina puntano da tempo. Nelle scorse settimane è stata esaminata e approvata una prima progettualità relativa anche alle verifiche preliminari per la realizzazione: è stata accertata la possibilità di interfacciare gli impianti e le tecnologie specifiche che saranno presenti nella sala con il contesto edilizio ed impiantistico dell’area del San Bortolo che vi verrà dedicata. La direzione dell’Usl, nell’approvazione firmata dal direttore generale Giovanni Pavesi, elenca i vantaggi: la sala ibrida permetterà «un minor tempo di esecuzione per procedura», oltre ad una «migliore visione per i dettagli radiologici» con minor carico di radiazioni per pazienti e operatori sanitari, e potrà essere usata sia per accessi chirurgici che radiologici.
Il primario Salvador, direttore del reparto di eccellenza che al sesto piano è specializzato in chirurgia mini-invasiva endoscopica, entra nel dettaglio. «Quello che verrà realizzato - spiega - sarà un ambiente estremamente avanzato per gli interventi al cuore. Si potranno, ad esempio, effettuare interventi trans-catetere, quindi entrando da arterie o vene senza effettuare incisioni, e allo stesso tempo un intervento cardiochirurgico. La sala ibrida infatti avrà apparecchiature radiologiche di ultima generazione che permetteranno di svolgere insieme operazioni che prima dovevano essere separate: per farlo servono macchinari specifici che garantiscano sempre, durante tutto l’intervento, di avere il quadro diagnostico in tempo reale». La previsione è di una sala ampia dai 60 agli 80 metri quadrati, quindi più grande di una normale sala operatoria. «Costa, ovviamente, molto di più - concorda Salvador, che assieme agli altri cardiochirurghi sarà fra i principali utilizzatori - e sarà la prima in Veneto, per la cardiochirurgia».