Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Confindustria, via al dopo-Boccia Vescovi: «Stavolta niente conta»
Il leader di Vicenza mette i paletti: «No a strascichi difficili da ricucire»
VENEZIA «Abbiamo bisogno di una presidenza per acclamazione. Possiamo confrontarci anche su più candidature, ma senza arrivare alla conta dei voti». Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, torna da Roma, dall’assemblea di Confindustria, dettando questa indicazione per la fase che si apre di qui al prossimo anno. L’ultima assemblea di Vincenzo Boccia, quella dei dieci minuti di applausi per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella contrapposti al gelo per il premier e il suo vice, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, che ha confermato la diffidenza che resta tra gli Industriali e il governo giallo-verde, apre di fatto l’anno elettorale per il nuovo presidente. Partita in realtà ancora molto al di là dall’entrare nel vivo.
Ma già l’altro ieri nella parte privata, la nomina dei venti membri elettivi (e tra loro le vicepresidenti di Vicenza, Barbara Beltrame, e PadovaTreviso, Antonella Candiotto), che si aggiungeranno ai cento indicati da associazioni territoriali e categorie e che insieme siederanno nel consiglio generale, l’organo a cui spetta la scelta decisiva con il proprio voto e che designerà il presidente da proporre all’assemblea, ha segnato la messa in moto della procedura per il rinnovo.
E se la partita è ancora ai blocchi di partenza, un primo punto fermo di rilievo è venuto proprio da Vescovi. Che nell’intervento nella parte privata dell’altro ieri, insieme all’intenzione di assistere «in silenzio, con freddezza e distacco» agli interventi di Di Maio e Conte, ha anticipato la linea anche sull’elezione del successore di Boccia. «Spero che per l’autunno-inverno - ha detto Vescovi, riferendosi al momento in cui la partita sarà ben avviata - sapremo dibattere anche in maniera dura, ma convergere poi su un nome, senza arrivare alla conta dei numeri, che comporta strascichi sempre difficili da ricucire». Vescovi ha fatto diretto riferimento all’esperienza di Boccia, «che ha dovuto far fonte ad una spaccatura iniziale, una ferita superata con tanto lavoro».
«C’è bisogno di una figura che sappia rappresentare le istanze del manifatturiero del Nord - conferma il giorno dopo il leader di Vicenza - accompagnato da un sostegno di tutti al cento per cento». In un’affermazione di rilievo, anche sullo scacchiere del posizionamento veneto. La scelta di Vicenza si è infatti rivelata sempre decisiva. Sia quando, come quattro anni fa, la scelta dell’allora presidente Giuseppe Zigliotto fu di sparigliare il campo veneto schierandosi per Boccia, portandosi dietro Verona e Venezia (come nel precedente, ancora più in là nel tempo, di Calearo che si era schierato con Montezemolo contro la candidatura di Nicola Tognana). Sia invece in casi come l’elezione del 2012 di Giorgio Squinzi, che vide invece il Veneto unito nel sostenere la candidatura di Alberto Bombassei.
Si vedrà nei prossimi mesi se l’indicazione semplificherà il quadro del posizionamento veneto. Magari in uno schema di partenza in cui la discriminante pare la volontà di far prevalere una figura del Nord. Le candidature ai blocchi di partenza, in attesa di scoprire le carte vere, sono quelle del leader di Assolombarda, Carlo Bonomi, contrapposto a Edoardo Garrone, il vicepresidente che avrebbe alle spalle Emma Marcegaglia. Nomi che per ora, navigano in attesa di capire quanto potranno davvero far strada. Un po’ come capita per il leader veneto Matteo Zoppas, il cui nome ogni tanto viene pure lanciato in campo.