Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il fornitore è cinese, ma l’imprenditore è veneto Manager fa fortuna tra Hong Kong e Vietnam
VENEZIA Quarantasette anni, moglie e due figli, titolare di un’azienda dell’elettronica fornitrice di società europee che fattura 21 milioni di euro e ha 42 dipendenti. Ci sarebbe poco di strano non fosse che la sua compagnia è a Hong Kong città in cui lui, arrivato 18 anni fa, è l’unico italiano fra cinesi e che le nuove linee di produzione sono le sole progettate su schemi «4.0» in tutta la ex colonia britannica cinese.
Roberto Leone, originario di Cortina d’Ampezzo, diploma da perito in un istituto tecnico di Belluno, in Cina ci è finito piuttosto giovane. Prima mandato dalla Procond di Longarone, dove aveva iniziato da operaio, e poi al servizio della padovana Sit. Dalla quale, dopo essere stato nominato direttore generale di tre società controllate, si è licenziato nel 2010 per una nuova opportunità di lavoro alle dipendenze di un’imprenditrice francese. «Per una malattia la mia presidente è morta nel 2012 – racconta Leone – e i clienti italiani continuavano a fare riferimento a me. Allora, con una socia, abbiamo preso coraggio e fondato Nirotech, specialista in componentistica per la meccatronica con ‘motore’ cinese e cuore italiano». L’intuizione è vincente. Si tratta di realizzare in Cina, dove i circuiti al silicio sono familiari come le montature per occhiali a Belluno, prodotti finiti progettati da clienti occidentali, americani ma soprattutto europei. Videocitofoni, sistemi di sicurezza, insomma qualsiasi dispositivo che contenga schede elettroniche che in Europa non vengono più prodotte. Anche perché avere il controllo della materia prima è fondamentale e la galassia dei semiconduttori oggi è quasi tutta nell’Asia orientale.
Dopo gli stabilimenti a Hong Kong, ora Nirotech ha messo radici anche in Vietnam. «Con le misure protezionistiche di Trump, produrre in Cina e vendere negli Usa è diventato un problema serio - spiega Leone –. Ecco che la sponda vietnamita diventa strategica». Sul bellunese, comunque, c’è anche lo sguardo del governo locale che riconosce in Nirotech la prima società di Hong Kong con linee di produzione 4.0 di proprietà. Quasi un paradosso, nell’epicentro dell’elettronica più avanzata. «Nei 25 anni di governo inglese – conclude Leone – la manifattura se n’è andata in Cina dove i costi erano più bassi. Ora occorre ricostruire le capacità produttive e non a caso ci sono grandi progetti politici per il rilancio del Made in Hong Kong».
” Con i dazi di Trump, produrre in Cina e vendere negli Usa è un problema