Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Renga live in Arena «L’altra metà» e le nuove canzoni
Domani l’anteprima del tour autunnale. «Canterò tutto il nuovo album e i pezzi importanti della mia carriera. Sorprendente vedere l’evoluzione di questi anni»
«L’Arena di Verona è il momento più alto di un tour, è un posto meraviglioso, un tempio della musica sia per la lirica che per il pop. È un posto da rispettare: fare un concerto lì significa avere l’aiuto emotivo della bellezza che ti circonda». Francesco Renga ha scelto l’anfiteatro veronese per regalare ai fan, domani sera, l’anteprima della tournée autunnale legata al nuovo album «L’altra metà» (ore 21, info www.francescorenga.it).
Che fotografie emozionali le sono rimaste della sua prima Arena del 2015?
«Ricordo precisamente la sensazione di quando sono uscito sul palcoscenico. Una cosa che non riesco ancora bene a descrivere: era come se le migliaia di persone presenti fossero sul palco assieme a me. Quando sali su quel palco e guardi il pubblico riconosci le facce di ogni persona seduta sugli spalti».
In Arena è tornato anche l’anno scorso in compagnia di Nek e Max Pezzali, come è stata quella tournée?
«Un momento di divertimento puro. Ho un ricordo bellissimo di quella tournée, soprattutto dal punto di vista umano, è stato davvero bello passare del tempo con i miei
compagni di viaggio».
Come sarà il live di domani sera?
«La voglia era quella di presentare “L’altra metà” e lo farò in maniera completa. Canterò tutto il nuovo album assieme a quei pezzi importanti per la mia carriera. La cosa sorprendente è stata vedere come i nuovi brani si mescolino in maniera naturale con il passato: è bello ascoltare la scaletta perché ci si rende conto, a livello di storytelling e linguaggio, dell’evoluzione di questi anni».
Quanto è importante «L’altra metà» per la sua carriera?
«È un disco che è un punto di arrivo e uno spartiacque: sono finalmente riuscito a trovare un linguaggio che fos
se adeguato a quello che è il momento musicale che stiamo vivendo. Negli ultimi sei anni il Paese ha avuto una rivoluzione espressiva e comunicativa del linguaggio musicale. Era importante riuscire a mettere a fuoco e concretizzare un linguaggio adeguato, scrivere un disco che potesse parlare anche ai miei figli».
È per questo che ha collaborato con la nuova generazione di cantautori, da Ultimo a Gazzelle?
«Mi sono confrontato con tutti una serie di artisti, autori e musicisti che mi hanno aiutato a trovare questo linguaggio. Il risultato mi ha reso molto fiero. Il live sarà la celebrazione di un percorso, le canzoni prenderanno davvero vita».
Quanto e come è cambiato l’approccio alla musica rispetto agli esordi con i Timoria?
«C’è sempre la passione, la voglia e l’urgenza comunicativa. Ma il modus operandi è molto cambiato. Per un artista della mia età è impensabile oggi chiudersi in una torre d’avorio per creare l’album perfetto. Credo che questo sia il momento della collaborazione e della condivisione».
È soddisfatto del suo ultimo Sanremo?
«Molto. Aspetto che torni è una canzone che ha una scrittura più classica rispetto al resto dell’album ma è stato proprio questo il motivo per cui l’ho voluta portare all’Ariston: volevo che il racconto de “L’altra metà” cominciasse così proprio da Sanremo”.