Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Classi anti mafia da Padova a Scampia
Scuola di Padova nel quartiere napoletano. «La lotta per la legalità parte dal basso»
PADOVA La Kennedy di Scampia e la Alessandro Volta dell’Arcella, a Padova. Due scuole elementari che, insieme, hanno realizzato qualcosa di più di un gemellaggio: hanno stretto un’alleanza anti mafia.
I bambini di Scampia non prendono il treno. I loro genitori hanno paura che si avventurino fuori da quel fazzoletto di periferia napoletana, anche se magari li lasciano liberi di star fuori fino alle due di notte, ma sottocasa. Sono gli effetti dell’isolamento. Rischiava così di saltare la fase finale del progetto «io conosco te, tu conosci me» che da mesi aveva intrecciato due scuole elementari, la Kennedy di Scampia e la Alessandro Volta di Padova, che è a Santa Rita all’Arcella. Bene, il progetto è stato rovesciato: i bambini di Padova sono andati a Scampia. Diciamola tutta: ci vuole convinzione, tanta, e un pizzico di coraggio. Ma è successo perché più della convinzione e del coraggio ha contato l’entusiasmo: quello delle maestre ha trascinato quello dei bambini e dei genitori, e il di qua e il di là sono diventati un tutt’uno. È una piccola grande storia di Italia unita, e di diffidenze spazzate via, sotto la bandiera di due parole perfino abusate, finché non diventano un po’ più reali: legalità e futuro.
Cosa non sanno fare le donne: perché tutto comincia con due donne che si capiscono al volo. Una è Silvia Selo, maestra a Scampia, che in una manifestazione a Napoli in ricordo di Silvia Ruotolo, vittima innocente della camorra, incontra Giulia Marcato, responsabile del presidio di Libera a Padova. Bastano 5 minuti, lì, e poi un’estate di telefonate, speranze, progetti, contatti. L’idea prende forma, diventa istituzionale: le due scuole vogliono conoscersi, il corpo docente è elettrizzato.
A Scampia la Cinzia, la Titti, l’Emilia e il maestro Rosario. A Padova la Marcella, la Edvige, e Daniela, Marisa, Francesca. La dirigente Elisabetta Doria ci crede, Pierangela De Checchi, insegnante di religione a Santa Rita, fa da tramite con Libera che, come si sa, è di don Ciotti. Giulia Marcato è il catalizzatore: scova un libretto per bambini, «Attento Gegè e il clan dei topi di fogna» che pare fatto apposta per l’aria di Scampia. Lo leggono e ci lavorano qui e là, a Napoli lo trasformano anche in un fumetto. A Padova dalla prima alla quinta piano piano sanno cos’è Scampia. Meglio: sanno chi ci vive, perché parte e ritorna una corrispondenza tra bambini che arriva a cento lettere, nei mesi. Gli «amici di penna» si conoscono a distanza. Niente telefonini, si aspetta la risposta per posta, mentre a Padova si prepara un grande lenzuolo con cento mani sinistre, ogni mano firmata da chi vuole esserci. L’entusiasmo contagia tutti: hanno voluto firmare anche le bidelle. A Scampia preparano il lenzuolo gemello con le mani destre: e le mani si incontreranno. La Kennedy lavora a mille: mette insieme un vocabolario antimafia, dalla A alla Z, e parte da Amicizia, il clou sono le lettere N e M che diventano No Mafia in grande. Fanno un lavoro sulla Turandot, diventa un video per gli amichetti padovani.
A Scampia, nella scuola, fremono di contentezza, perché nessuno li vuole. Pochi contatti con le altre scuole della città e della Campania, di quel quartiere si parla quasi sempre solo per descriverne il degrado. Quarantamila persone affastellate in decine di contenitori di edilizia popolare seriale, nati negli anni ‘70 e ‘80, per non parlare delle Vele, un girone infernale tra assegnatari disperati, abusivi a migliaia, droga a fiumi, criminalità a ogni metro, sporcizia e abbandono. A Scampia la disoccupazione è ufficialmente al 60%, ma c’è chi dice che arriva al
75%. Il primo commissariato di polizia s’è insediato nel
1987. I poliziotti negli ultimi anni hanno lavorato bene, una retata dopo l’altra, ma le schiere di spacciatori e criminali di contorno si alimentano. Scampia è un’isola dalla quale è difficile uscire, ed è stravagante anche arrivarci.
Il progetto tra le due scuole prevede che i bambini napoletani siano ospiti a Padova, i preparativi fervono. Ma i loro genitori nicchiano, cosa troppo nuova. In due settimane il viaggio cambia, sarà da nord a sud. I genitori padovani aderiscono subito, e sono i loro figli a travolgere ogni dubbio.
E il Comune di Padova è con loro e la scuola. Fin da subito l’assessore Diego Bonavina, che ha la delega alla Legalità, ha sostenuto il progetto: ma non con una firma sulle scartoffie, in prima persona. È andato due volte nella scuola di Santa Rita, promette che il Comune pagherà il viaggio. Trenitalia triplica il prezzo: no problem, questi 1.700 euro sono ben spesi. Anzi, per il Comune verrà il consigliere Stefano Ferro. Giulia Marcato organizza, prenota, sistema: partiranno in 18, bambini, genitori (5 mamme e un papà), le maestre, per due giorni di una vacanza che non lo è, perché questa è scuola.
Allegria con il cuore in gola, per i piccoli, aspettative curiose per i grandi. Due pulmini per spostarsi a Napoli, metà alloggiati alla Fondazione «Silvia Ruotolo», metà dai gesuiti sui colli Aminei, e poi il gran giorno a Scampia, l’8 maggio scorso. Nella palestra della Kennedy è un trionfo: li aspettano in quattrocento.
L’incontro degli «amici di penna» è da libro Cuore, commozione ed entusiasmo insieme, scorrono lacrime tra gli abbracci. E si abbracciano genitori e nonni. I piccoli padovani sono Matteo, Federico, Ilaria, Paola, Tommaso, Nicolò, sentono i discorsi ufficiali prima di scambiarsi i regali e andare nelle classi di quegli
”
I genitori Non eravamo stati in grado di prevedere la forza delle emozioni autentiche e dei sentimenti sinceri che ci hanno accolto