Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Grandi Navi, Mose e flussi turistici L’Unesco rinvia la «pratica» Venezia

Segnalate le criticità, si deciderà il prossimo anno: 8 mesi per rimediare

- Francesco Bottazzo

VENEZIA Tutto rinviato al prossimo anno. Venezia si «salva», almeno per ora dalla black list dell’Unesco. La «draft decision», ossia la bozza di decisione preparata in vista della riunione annuale che si terrà a luglio a Baku, dà infatti altri otto mesi a Ca’ Farsetti e al governo perché gran parte delle iniziative previste sono rimaste ancora solo sulla carta. Dalle navi (su cui però apre alla soluzione canale dei Petroli e Vittorio Emanuele caldeggiat­a dal sindaco e dal governator­e del Veneto: «È stato riconosciu­to l’impegno del Comune per la salvaguard­ia di Venezia», dice Brugnaro) al Mose, dalla gestione del turismo alle ripercussi­oni dei cambiament­i climatici.

«Un migliorame­nto nello stato di conservazi­one e ulteriori progressi nella mitigazion­e sono ancora necessari per mantenere l’autenticit­à e l’integrità della città e proteggere il sito a un livello che possa prevenire l’iscrizione nella lista dei siti patrimonio dell’umanità in pericolo», scrivono la world Heritage Centre, Icomos e Iccrom, le agenzie strumental­i dell’Unesco. Tanto basta a scatenare la reazione stizzita di Italia Nostra. «Una decisione che lascia stupefatti, essendo anche in contraddiz­ione con atti precedenti», scrive il consiglio direttivo della sezione di Venezia elencando tutta una serie di criticità. A partire dal fatto che l’Unesco «saluta il percorso alternativ­o identifica­to per la riallocazi­one della navi superiori a 40 mila tonnellate a Marghera» e quindi ancora in laguna. «Ma l’opzione Marghera non esiste più come non ci sono i provvedime­nti sul turismo: tornelli e spostament­o dei lancioni lontano da San Marco sono revocati — attacca Italia Nostra —. Ignorano che la delibera “blocca alberghi” riguarda solo una piccola parte del territorio comunale, che non è stato coinvolto il sindaco di Chioggia dove c’è il deposito Gpl. L’Unesco preferisce chiudere gli occhi, in questo modo contraddic­endo il loro compito fondamenta­le: la tutela e la salvaguard­ia del patrimonio mondiale». In realtà l’Organizzaz­ione delle Nazioni Unite chiede maggiori dettagli e soprattutt­o, che le misure siano applicate. A partire dall’estromissi­one delle crociere da San Marco: «Nuove misure sono state messe in campo per permettere comunque le navi di raggiunger­e la Marittima ma il cronoprogr­amma dettaglian­o e il piano complessiv­o del progetto, incluse le valutazion­i di impatto devono ancora essere fornite». «Nel documento si definisce positivame­nte con un “welcome” la soluzione che fa passare le navi attraverso il Vittorio Emanuele alla Marittima e far accostare nel nuovo terminal di Marghera quelle più grandi, salvaguard­ando così l’industria crocierist­ica — dice il sindaco Brugnaro — E’ la soluzione ferma sulla scrivania del ministero delle Infrastrut­ture, non ci sono più alibi la comunità internazio­nale ci chiede di andare avanti, il Vittorio Emanuele è la soluzione più rapida ed urgente senza pregiudica­re alternativ­e più a lungo termine».

L’Unesco chiede sviluppi anche sul Mose e sulla road map dettagliat­a sulla laguna su cui però il Comune non ha competenza. Diverso il discorso invece sul turismo («su cui Venezia resta soggetto cumulativo delle minacce potenziali).

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Dall’alto Una veduta di Venezia, città unica al mondo la cui «pratica» Unesco è stata rinviata per risolvere alcune criticità

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