Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Noi l’antidoto all’onda nera»
Recuperato un punto percentuale rispetto alle Politiche 2018. De Menech: né depressi, né esaltati. Ma ci siamo
VENEZIA Dopo la debacle alle Politiche dell’anno scorso, il Pd torna a essere il secondo partito in Veneto «sfruttando» più il crollo del Movimento 5 Stelle che una vera e propria rinascita interna a seguito della nomina alla segreteria di Nicola Zingaretti. Certo, il 37,52% delle Europee del 2014, la ormai celebre «onda renziana», è un lontano ricordo qui a Nordest. Ma dal 17,54% alla Camera del 2018 si è passati al 18,94% della consultazione elettorale di domenica. Un aumento di un punto percentuale cui però fa da contraltare una perdita di voti, quantificabile nell’ordine delle diecimila preferenze.
C’è da essere soddisfatti? «Soddisfatti magari no – dice il parlamentare bellunese Roger De Menech – ma almeno siamo vivi. Credo che a fronte di questo risultato il Pd non debba né esaltarsi né deprimersi. L’onda leghista è forte e dirompente, noi dobbiamo partire dal presupposto che la strada per riorganizzarci e andare a riprenderci la fiducia dei cittadini è ancora molto lunga. Il commento numerico del risultato mi interessa relativamente, anche se aver fatto un nostro eletto (Alessandra Moretti, ndr) è un dato assolutamente positivo».
Guarda all’«effetto capolista» invece la deputata Alessia Rotta che, da buona «renziana doc», non perde occasione per criticare l’abbraccio con Articolo 1-Mdp, argomento di forte dibattito interno nel partito prima delle Europee. «Premetto – dice – che la mia analisi del voto non è festosa, ma mi preme sottolineare quanto trascinanti siano state le presenze di Carlo Calenda come capolista e di Paolo De Castro nel risultato ottenuto nell’intera circoscrizione del Nordest, dove il nostro partito risulta essere in crescita. Ciò significa che è che verso queste figure di riferimento che il partito deve guardare, più che pensare ad accordi che guardino a sinistra. Su questo, grazie al voto a Nordest, si dovrà aprire un confronto». Chiamato in causa direttamente, Carlo Calenda commenta il risultato elettorale con una previsione piuttosto pessimistica. «Dopo questo tornata elettorale – dice – la situazione dell’Italia peggiora decisamente. Saremo più isolati in Europa, dove i partiti sovranisti non hanno sfondato negli altri Stati membri. Siamo usciti dal gruppo dei grandi Paesi europei, la nostra collocazione ora è stabilmente con Polonia e Ungheria. Per contro, è un’ottima notizia il crollo del M5S, sintomo che la prova di governo li sta esaurendo e che il tentativo maldestro di Di Maio di prendere in giro gli italiani negli ultimi 30 giorni di campagna elettorale, fingendo di litigare con la Lega, non è andato a buon fine».
Più calibrato sulla realtà locale il commento al voto del segretario regionale dei Dem, Alessandro Bisato. «Abbiamo ottenuto – dice – un risultato confortante, teniamo nelle città del Veneto ma abbiamo perso in provincia. Mano a mano che ci allontaniamo dal centri urbani caliamo e rischiamo anche di scomparire. Su questo sarà opportuno riflettere». Un attimo di pausa e poi Bisato riprende: «Due i dati fondamentali che emergono dal voto europeo: la Lega che schizza altissimo e il M5s che precipita specie per i provvedimenti portati avanti, tra cui il Reddito di Cittadinanza. Ciò non toglie che chi è al governo ha la responsabilità di prendere per mano il Paese e di non chiederci ulteriori sacrifici. Ciò significa che la Finanziaria se la devono fare loro, visto che stanno governando».
Analizza il voto e guarda al futuro prossimo il deputato veneziano del Pd Nicola Pellipartitocani. «Abbiamo - dice - sorpassato il Movimento 5 Stelle e ora siamo il secondo partito in Italia. La lista unitaria del Pd avanza anche in Veneto, sempre più roccaforte leghista. Alla luce del crollo annunciato dei 5 stelle è chiaro che solo attorno al Pd si può costruire l’alternativa all’onda nera di Salvini».
L’incontrastata avanzata leghista è un po’ il «fil rouge» che tiene uniti i commenti degli esponenti dem veneti, consapevoli della forza dell’avversario ma anche attenti nel carpire da questo successo possibili spunti per cambiare il tipo di politica rispetto a quanto fatto finora. «In un Veneto - spiega l’ex sindaco di Vicenza, Achielle Variati - in cui la Lega è al 50%, queste elezioni ci confermano ancora una volta che per tornare a contare il Pd deve ripartire dai territori».
Alessia Rotta Trascinanti le presenze di Calenda come capolista e di De Castro
Achille Variati In un Veneto in cui la Lega è al 50%, queste elezioni ci confermano che per tornare a contare il Pd deve ripartire dai territori