Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Reddito di cittadinanza, flop veneto
Solo l’1,3 per cento ha ottenuto la card. Donazzan: «Non era questa la via giusta per noi»
VENEZIA Solo l’1,3 per cento dei veneti ha chiesto e ottenuto la card del Reddito di Cittadi- nanza. E, in più, le richieste nell’ultimo mese e mezzo si sono praticamente azzerate. Per contro Quota 100 che ha collezionato poco più di 11 mila pensionamenti, non molti ma sufficienti a mandare in tilt il quadro già grave degli organici sottodimensionati del pubblico.
VENEZIA Cinque mesi fa le cronache scoprivano i «navigator», l’ironia sui social si sprecava e sul Reddito di Cittadinanza, RdC, gli alleati-nemici di governo, Lega e M5s, se le suonavano di santa ragione. Un derby governativo placato dall’introduzione contemporanea di Quota 100. Ora i frutti di quel do ut des legastellato cominciano a macinare cifre. Il bilancio, per il Veneto, è in chiaroscuro. Partiamo da quel RdC consacrato da un annuncio al balcone di Luigi Di Maio: «Abbiamo sconfitto la povertà». In regione gli ultimi dati diffusi dall’Inps dicono che al 17 luglio erano 52 mila le domande presentate ma solo 27.517 quelle accolte e oltre
4.000 in lavorazione. In totale sono coinvolte quasi 60 mila persone, circa l’1,3% dei 4,9 milioni di veneti. Chi ha ricevuto dalle Poste la celebre «card» ci hanno trovato dentro in media 396 euro al mese che diventano 450 per i percettori di reddito e solo 177 per i percettori di pensione di cittadinanza. A completare il quadro c’è il dato provinciale. A Verona sono coinvolti oltre
11 mila persone, quasi altrettante a Padova. Ciò che manca ancora, vistosamente, all’appello sono i famosi navigator, vale a dire la parte di politiche attive per l’offerta di un lavoro vincolata alla card. I 143 assegnati da Anpal entreranno in servizio il 2 di settembre, come previsto. «Va detto - sottolinea l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan - che oltre al Veneto saranno pronte a partire solo Emilia e Toscana. E sia chiaro che le offerte di lavoro ai percettori di reddito dovranno essere fatte a stretto giro». Quindi, fra poco più di un mese, il Veneto andrà a regime. I Caf veneti fanno presente che, per altro, nell’ultimo mese e mezzo le nuove domande di reddito si contano sulle dita di una mano. «Sono praticamente azzerate - spiega Claudio Zaccarin, responsabile dei Caf Cgil Veneto - Ne restano tante di sospese e sono quasi tutte quelle di cittadini non comunitari. Attendono che arrivi il decreto con l’elenco dei documenti sulle proprietà nel proprio Paese d’origine. Insomma, sono stati messi in ghiacciaia». E sul perché quasi una domanda su due sia stata bocciata Zaccarin ha le idee chiare: «La gente non crede che quando si vuole l’incrocio delle banche dati funziona: chi non ha dichiarato di aver acquistato un’auto nuova di recente è stato presto smascherato ad esempio». Sulla stessa linea Lorenzo De Vecchi, responsabile dei Caf Cisl Veneto: «I paletti erano stretti, era evidente. E altro sta cambiando. Ad esempio il nuovo Isee che sarebbe dovuto partire a settembre è stato posticipato a gennaio con una norma del decreto Crescita».
E, però, a creare più agitazione sono i dati tutto sommato contenuti di Quota 100. Delle 162.603 domande presentate al 22 luglio solo 11.145, pari al 7%, arrivano dal Veneto. Non tante ma abbastanza da aggravare parecchi settori del pubblico già in sofferenza. La «grande fuga» è dalla scuola: secondo la Cgil in Veneto ci sono stati 3.503 pensionamenti di cui 1.963 con Quota
100. Fra questi, i docenti sono
1.518 e i dirigenti 34 di cui 10 con Quota 100. E la carenza d’organico complessiva nella scuola veneta arriva così a
4.751 docenti, 264 dirigenti e
3.457 insegnanti di sostegno. A soffrire sono le forze dell’ordine, i tribunali (30% di carenza d’organico fra cancellieri e amministrativi), nella sanità e anche nei musei. Nei mesi scorsi la Ca’ d’Oro di Venezia ha dovuto tenere chiuse alcune sale.
Emorragie che mandano in fibrillazione i sindacati. «Quota 100 mette in ginocchio soprattutto i piccoli Comuni - attacca Daniele Giordano della Funzione pubblica Cgil - cioè tutti i Comuni veneti ad eccezione di Verona, Venezia e Padova. Il blocco delle assunzioni è in vigore fino a novembre e ci saranno uffici anagrafe scoperti. Serve un piano straordinario delle assunzioni». Molto critico anche il segretario generale Cgil Veneto: «Con questi numeri la realtà ridimensiona la propaganda». Gli fa eco il collega della Cisl Gianfranco Refosco: «Non erano queste le misure che servivano al Veneto». Contrattacca il capogruppo della Lega a palazzo Ferro Fini, Nicola Finco: «I sindacati si decidessero, vogliono l’abolizione della Fornero ma Quota 100 no? Certo, ora c’è una fase complicata per il turn over ma sarà la volta buona che si svecchia il pubblico. Quanto al RdC si conferma la marchetta del M5s agli elettori del Sud». Opposta la posizione del consigliere M5s Jacopo Berti: «Sul reddito salta all’occhio come i controlli abbiamo funzionato lasciando a chi ne ha diritto una misura seria e concreta. Su Quota 100 fortemente voluta dalla Lega è ovviamente la misura più assistenzialista nella storia d’Italia». La sferzata finale è di Donazzan: «RdC e Quota 100 hanno un po’ lo stesso mood: è la garetta a chi è più bravo a dare risposte ai fragili della società. Ma entrambi non tengono conto di un problema: in Veneto avevamo bisogno d’altro».