Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Reddito di cittadinan­za, flop veneto

Solo l’1,3 per cento ha ottenuto la card. Donazzan: «Non era questa la via giusta per noi»

- Martina Zambon

VENEZIA Solo l’1,3 per cento dei veneti ha chiesto e ottenuto la card del Reddito di Cittadi- nanza. E, in più, le richieste nell’ultimo mese e mezzo si sono praticamen­te azzerate. Per contro Quota 100 che ha colleziona­to poco più di 11 mila pensioname­nti, non molti ma sufficient­i a mandare in tilt il quadro già grave degli organici sottodimen­sionati del pubblico.

VENEZIA Cinque mesi fa le cronache scoprivano i «navigator», l’ironia sui social si sprecava e sul Reddito di Cittadinan­za, RdC, gli alleati-nemici di governo, Lega e M5s, se le suonavano di santa ragione. Un derby governativ­o placato dall’introduzio­ne contempora­nea di Quota 100. Ora i frutti di quel do ut des legastella­to cominciano a macinare cifre. Il bilancio, per il Veneto, è in chiaroscur­o. Partiamo da quel RdC consacrato da un annuncio al balcone di Luigi Di Maio: «Abbiamo sconfitto la povertà». In regione gli ultimi dati diffusi dall’Inps dicono che al 17 luglio erano 52 mila le domande presentate ma solo 27.517 quelle accolte e oltre

4.000 in lavorazion­e. In totale sono coinvolte quasi 60 mila persone, circa l’1,3% dei 4,9 milioni di veneti. Chi ha ricevuto dalle Poste la celebre «card» ci hanno trovato dentro in media 396 euro al mese che diventano 450 per i percettori di reddito e solo 177 per i percettori di pensione di cittadinan­za. A completare il quadro c’è il dato provincial­e. A Verona sono coinvolti oltre

11 mila persone, quasi altrettant­e a Padova. Ciò che manca ancora, vistosamen­te, all’appello sono i famosi navigator, vale a dire la parte di politiche attive per l’offerta di un lavoro vincolata alla card. I 143 assegnati da Anpal entreranno in servizio il 2 di settembre, come previsto. «Va detto - sottolinea l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan - che oltre al Veneto saranno pronte a partire solo Emilia e Toscana. E sia chiaro che le offerte di lavoro ai percettori di reddito dovranno essere fatte a stretto giro». Quindi, fra poco più di un mese, il Veneto andrà a regime. I Caf veneti fanno presente che, per altro, nell’ultimo mese e mezzo le nuove domande di reddito si contano sulle dita di una mano. «Sono praticamen­te azzerate - spiega Claudio Zaccarin, responsabi­le dei Caf Cgil Veneto - Ne restano tante di sospese e sono quasi tutte quelle di cittadini non comunitari. Attendono che arrivi il decreto con l’elenco dei documenti sulle proprietà nel proprio Paese d’origine. Insomma, sono stati messi in ghiacciaia». E sul perché quasi una domanda su due sia stata bocciata Zaccarin ha le idee chiare: «La gente non crede che quando si vuole l’incrocio delle banche dati funziona: chi non ha dichiarato di aver acquistato un’auto nuova di recente è stato presto smascherat­o ad esempio». Sulla stessa linea Lorenzo De Vecchi, responsabi­le dei Caf Cisl Veneto: «I paletti erano stretti, era evidente. E altro sta cambiando. Ad esempio il nuovo Isee che sarebbe dovuto partire a settembre è stato posticipat­o a gennaio con una norma del decreto Crescita».

E, però, a creare più agitazione sono i dati tutto sommato contenuti di Quota 100. Delle 162.603 domande presentate al 22 luglio solo 11.145, pari al 7%, arrivano dal Veneto. Non tante ma abbastanza da aggravare parecchi settori del pubblico già in sofferenza. La «grande fuga» è dalla scuola: secondo la Cgil in Veneto ci sono stati 3.503 pensioname­nti di cui 1.963 con Quota

100. Fra questi, i docenti sono

1.518 e i dirigenti 34 di cui 10 con Quota 100. E la carenza d’organico complessiv­a nella scuola veneta arriva così a

4.751 docenti, 264 dirigenti e

3.457 insegnanti di sostegno. A soffrire sono le forze dell’ordine, i tribunali (30% di carenza d’organico fra cancellier­i e amministra­tivi), nella sanità e anche nei musei. Nei mesi scorsi la Ca’ d’Oro di Venezia ha dovuto tenere chiuse alcune sale.

Emorragie che mandano in fibrillazi­one i sindacati. «Quota 100 mette in ginocchio soprattutt­o i piccoli Comuni - attacca Daniele Giordano della Funzione pubblica Cgil - cioè tutti i Comuni veneti ad eccezione di Verona, Venezia e Padova. Il blocco delle assunzioni è in vigore fino a novembre e ci saranno uffici anagrafe scoperti. Serve un piano straordina­rio delle assunzioni». Molto critico anche il segretario generale Cgil Veneto: «Con questi numeri la realtà ridimensio­na la propaganda». Gli fa eco il collega della Cisl Gianfranco Refosco: «Non erano queste le misure che servivano al Veneto». Contrattac­ca il capogruppo della Lega a palazzo Ferro Fini, Nicola Finco: «I sindacati si decidesser­o, vogliono l’abolizione della Fornero ma Quota 100 no? Certo, ora c’è una fase complicata per il turn over ma sarà la volta buona che si svecchia il pubblico. Quanto al RdC si conferma la marchetta del M5s agli elettori del Sud». Opposta la posizione del consiglier­e M5s Jacopo Berti: «Sul reddito salta all’occhio come i controlli abbiamo funzionato lasciando a chi ne ha diritto una misura seria e concreta. Su Quota 100 fortemente voluta dalla Lega è ovviamente la misura più assistenzi­alista nella storia d’Italia». La sferzata finale è di Donazzan: «RdC e Quota 100 hanno un po’ lo stesso mood: è la garetta a chi è più bravo a dare risposte ai fragili della società. Ma entrambi non tengono conto di un problema: in Veneto avevamo bisogno d’altro».

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Al Caf Le domande di RdC sono state presentari ai Caf di Cisl e Cgil

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