Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Migranti, anche le coop dicono no al bando «Non ci si può occupare solo dell’alloggio»
Dopo la Caritas, il rifiuto delle cooperative: «Nuove norme, conseguenze gravi»
VICENZA Accoglienza dei richiedenti asilo, ma senza nessun progetto di integrazione e inclusione: anche le cooperative sociali non si sono presentate al nuovo bando della prefettura vicentina. «Le nuove disposizioni porteranno a conseguenze gravi» è la critica di alcune delle principali realtà del terzo settore che avevano partecipato ai bandi precedenti (Cosmo, Verlata, e altre). Il loro rifiuto si aggiunge a quello analogo espresso in settimana da Diakonia, il braccio operativo della Caritas diocesana.
Il bando emanato dalla prefettura per l’accoglienza, scaduto la scorsa settimana, prevedeva la disponibilità per 1.330 posti per un biennio a fronte di una spesa di 37 milioni di euro. Le adesioni – dodici, di altrettante realtà – hanno coperto la disponibilità per appena 604 posti, meno della metà: in undici hanno aderito garantendo la disponibilità per 537 persone da ospitare in piccole strutture. Solo uno ha dato la disponibilità per 67 richiedenti asilo in grandi strutture.
La situazione di Vicenza non è dissimile da quella di altre province, anzi altrove l’adesione ai bandi è stata più scarsa. L’opera diocesana ha motivato la mancata partecipazione in modo chiaro, lamentando l’assenza nelle procedure statali di iniziative per l’inclusione sociale: «I bandi prevedono di offrire solo vitto e alloggio, riducendo gli educatori a meri distributori di servizi alberghieri». Del tutto analoga la posizione delle cooperative sociali Cosmo, Verlata, Entropia, Faiberica, Faggio, Idea Nostra, La Goccia e Tangram.
Le realtà del terzo settore ricordano che in questi anni hanno accompagnato e inserito con un sistema di accoglienza diffusa 484 persone. Ma «le novità legislative introdotte a fine 2018 (decreto Salvini) hanno portato ad un taglio delle risorse giornaliere del 40% – dichiarano le otto società mutualistiche -, rendendo impossibile qualsiasi percorso di inclusione sociale ed eliminando tutte le attività di integrazione a favore dei richiedenti asilo». Le cooperative entrano nel dettaglio: con i fondi previsti vengono cancellate le lezioni di italiano, i tirocini formativi per inserire i richiedenti asilo nel mondo del lavoro, oltre ad attività di socializzazione e volontariato, il capitolato «impone invece un semplice servizio di fornitura pasti e posti letto. Noi non ci stiamo». Di più, per le otto realtà del terzo settore le nuove disposizioni potrebbero portare a conseguenze pericolose: «Tutte le persone, titolari o meno di protezione, che usciranno dai “nuovi” percorsi di accoglienza si riverseranno nei territori e andranno a pesare sulle comunità di cittadini, potenziando diverse forme di emarginazione sociale e sfruttamento lavorativo, con possibile sviluppo di sacche di micro-criminalità. Uno sguardo più lungimirante pone l’attenzione sullo sviluppo della società – concludono le cooperative e non sull’annientamento sociale di una parte di essa. Si parla del nostro futuro».