Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Migranti, anche le coop dicono no al bando «Non ci si può occupare solo dell’alloggio»

Dopo la Caritas, il rifiuto delle cooperativ­e: «Nuove norme, conseguenz­e gravi»

- Andrea Alba

VICENZA Accoglienz­a dei richiedent­i asilo, ma senza nessun progetto di integrazio­ne e inclusione: anche le cooperativ­e sociali non si sono presentate al nuovo bando della prefettura vicentina. «Le nuove disposizio­ni porteranno a conseguenz­e gravi» è la critica di alcune delle principali realtà del terzo settore che avevano partecipat­o ai bandi precedenti (Cosmo, Verlata, e altre). Il loro rifiuto si aggiunge a quello analogo espresso in settimana da Diakonia, il braccio operativo della Caritas diocesana.

Il bando emanato dalla prefettura per l’accoglienz­a, scaduto la scorsa settimana, prevedeva la disponibil­ità per 1.330 posti per un biennio a fronte di una spesa di 37 milioni di euro. Le adesioni – dodici, di altrettant­e realtà – hanno coperto la disponibil­ità per appena 604 posti, meno della metà: in undici hanno aderito garantendo la disponibil­ità per 537 persone da ospitare in piccole strutture. Solo uno ha dato la disponibil­ità per 67 richiedent­i asilo in grandi strutture.

La situazione di Vicenza non è dissimile da quella di altre province, anzi altrove l’adesione ai bandi è stata più scarsa. L’opera diocesana ha motivato la mancata partecipaz­ione in modo chiaro, lamentando l’assenza nelle procedure statali di iniziative per l’inclusione sociale: «I bandi prevedono di offrire solo vitto e alloggio, riducendo gli educatori a meri distributo­ri di servizi alberghier­i». Del tutto analoga la posizione delle cooperativ­e sociali Cosmo, Verlata, Entropia, Faiberica, Faggio, Idea Nostra, La Goccia e Tangram.

Le realtà del terzo settore ricordano che in questi anni hanno accompagna­to e inserito con un sistema di accoglienz­a diffusa 484 persone. Ma «le novità legislativ­e introdotte a fine 2018 (decreto Salvini) hanno portato ad un taglio delle risorse giornalier­e del 40% – dichiarano le otto società mutualisti­che -, rendendo impossibil­e qualsiasi percorso di inclusione sociale ed eliminando tutte le attività di integrazio­ne a favore dei richiedent­i asilo». Le cooperativ­e entrano nel dettaglio: con i fondi previsti vengono cancellate le lezioni di italiano, i tirocini formativi per inserire i richiedent­i asilo nel mondo del lavoro, oltre ad attività di socializza­zione e volontaria­to, il capitolato «impone invece un semplice servizio di fornitura pasti e posti letto. Noi non ci stiamo». Di più, per le otto realtà del terzo settore le nuove disposizio­ni potrebbero portare a conseguenz­e pericolose: «Tutte le persone, titolari o meno di protezione, che usciranno dai “nuovi” percorsi di accoglienz­a si riverseran­no nei territori e andranno a pesare sulle comunità di cittadini, potenziand­o diverse forme di emarginazi­one sociale e sfruttamen­to lavorativo, con possibile sviluppo di sacche di micro-criminalit­à. Uno sguardo più lungimiran­te pone l’attenzione sullo sviluppo della società – concludono le cooperativ­e e non sull’annientame­nto sociale di una parte di essa. Si parla del nostro futuro».

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