Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Un nuovo sorriso per Mario, in fuga dalle torture libiche
PADOVA Il sogno di Mario si è infranto prima della grande traversata. Quel barcone su cui aveva caricato tutte le speranze, si è bloccato contro le retate della polizia libica.
Mario, ragazzino nigeriano non ancora maggiorenne, è stato preso e gettato in carcere in Libia. Lì ha conosciuto l’inferno: botte e torture ogni giorno, solo perchè era dentro quella barca di disperati in fuga dalla povertà.
Orfano, era fuggito dalla Nigeria quando una banda di criminali voleva costringerlo a unirsi a loro e uccidere. Finito nel carcere libico, ha subìto per otto mesi bastonate, pugni, calci. Tubi di ferro e armi venivano usati dai carcerieri per colpire e torturare. Fino a che la faccia di Mario si è trasformata in una poltiglia di sangue. Ossa spezzate, mandibola demolita, denti fatti a pezzi. Credeva sarebbe finito così, Mario. Nel buio di un carcere, ammazzato di botte. Invece ce l’ha fatta.
Scarcerato, con l’ostinazione di chi non vuole smettere di sognare, ha trovato l’imbarco su un’altra nave di disperati, è arrivato in Italia, a Lampedusa. Da lì, è stato trasferito nell’hub di Bagnoli. Le organizzazioni umanitarie si sono mobilitate, Mario è stato accolto a Padova dalla Cooperativa Sociale Almanara.
Il volto ancora devastato, i denti persi. Senza mai sorridere, senza riuscire a mangiare. Un ragazzino a cui avevano rubato il sorriso.
Subito, è partita a
Padova una gara di solidarietà per aiutarlo. Un dentista, Gianfranco
Bruni, con il suo team si è offerto di intervenire. Il Lions Club Padova Jappelli in sinergia con la Cooperativa Almanara e con una raccolta di fondi hanno coperto le spese di un complesso intervento ricostruttivo di implantologia odontoiatrica. Anche la parrocchia di san Carlo Borromeo è scesa in campo, mettendo a disposizione i locali per una cena di solidarietà aperta ai padovani, in cui sono stati raccolti finanziamenti per contribuire ad aiutare il ragazzino e le altre vittime di tortura. Ricette etniche e piatti somali preparati dalla cuoca Fatima, per fare conoscere la cucina di altri luoghi del mondo. Cibo e solidarietà.
Oggi Mario, che nel frattempo ha compiuto 20 anni, dopo un lungo percorso di ricostruzione odontoiatrica, ha finalmente un nuovo sorriso. Ed è felice di mostrarlo. Ospite della Cooperativa Almanara di Padova, in una delle case in cui accolgono le vittime di tortura, il giovane nigeriano è in attesa adesso dello status di rifugiato. E poi di un lavoro. Per tornare a sperare.
Ma il lavoro dei volontari della Cooperativa sociale Almanara non si ferma. Sono 40 le vittime di tortura che in questo momento sono accolte e seguite a Padova, tra cui anche tre coppie con figli piccoli. Un’attività di sostegno e aiuto che, come nel caso di Mario, cerca di lenire cicatrici fisiche, ma anche emotive e psicologiche, per dare a chi scappa dalla sofferenza una nuova vita, lontano dall’inferno. Un lavoro prezioso, quello dei volontari e degli operatori sociali di Almanara, che non si fermano davanti a niente, nemmeno in casi come quello di Mario, in cui le possibilità di ricostruire il suo sorriso sembravano poche.