Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Aim, l’ex amministra­tore Lago «Terzo partner? Serve la gara»

«Solo così San Biagio può rinforzars­i anche dopo l’aggregazio­ne con Agsm»

- Gian Maria Collicelli

VICENZA Lo dice in modo chiaro e diretto: «Se si vuole valorizzar­e al massimo un gioiellino come Aim si dovrebbe scegliere il prossimo partner industrial­e tramite gara, come fatto da Ascopiave». Umberto Lago,

55 anni, è dottore commercial­ista, professore universita­rio a Bologna e consulente (anche dell’Uefa). Ed è stato amministra­tore unico di Aim tra il

2017 e il 2018: nominato da Achille Variati si è dimesso dopo l’elezione a sindaco di Francesco Rucco.

Si parlava della fusione tra Aim e la veronese Agsm quando lei era a San Biagio e se ne parla ancora, ma senza passi avanti. Come mai?

«Non mi sorprende: se ogni volta che arriva un nuovo sindaco si riprende tutto in mano con analisi e due diligence, il risultato è questo».

A suo tempo cosa frenò la fusione tra le multiutili­ty?

«Dopo l’elezione di Federico Sboarina a sindaco di Verona il Comune mise in discussion­e la governance, che prevedeva due amministra­tori delegati e il concambio. Sulla governance penso che avessero ragione, perché un’azienda non funziona con due persone al comando. Ma in realtà il vero nodo era il concambio, ed è una questione attuale».

In che senso?

«La teoria di Vicenza è sempre stata quella di creare un soggetto nuovo dove far confluire Aim e Agsm ma dove in sostanza ci fossero parità di condizioni. Poi, siccome le due società hanno valore e dimensioni diverse, ci potevano essere compensazi­oni su altri piani, ma a Vicenza conviene solo se è un’operazione paritaria. Altrimenti, se dobbiamo farci assorbire, tanto vale andare con grandi gruppi come A2a o Hera».

In ogni caso la strategia ora guarda proprio a un terzo partner, sulla base dell’assunto che le due venete assieme non sarebbero grandi a sufficienz­a per il mercato attuale. Lei che ne pensa?

«In linea di massima è un’idea che condivido, perché essere parte di un complesso aziendale più grande significa essere più solidi, specie per Aim, che è un gioiellino con l’unico neo di essere di piccole dimensioni. Ma ritengo discutibil­e il metodo scelto».

In che senso?

«Visto che sono arrivate diverse manifestaz­ioni d’interesse, perché Vicenza e Verona non dovrebbero provare a fare quello che ha fatto Ascopiave, portando a casa un’offerta a cui non si poteva dire di no? Su quale base diciamo che va bene A2a ma non, per esempio, Hera o Dolomiti?»

Si parla di asset precisi, specie sul fronte ambientale.

«Non credo proprio che Hera porti in dote meno asset di A2a, anzi. Il gruppo emiliano è già molto forte in Veneto e possiede un termovalor­izzatore a Padova, mentre con A2a i rifiuti dovrebbero andare fuori regione, con i costi correlati».

Quindi meglio una procedura di gara?

«Direi di sì, almeno se si vuole valorizzar­e al massimo un bene comune dei vicentini. Altrimenti sembra molto un’operazione dettata dalla politica e si rischiano pure risvolti di altra natura».

Si spieghi meglio.

«A fronte di diverse manifestaz­ioni d’interesse, se si sceglie di andare con un partner industrial­e senza conoscere cosa possono offrire gli altri, penso che si possa palesare il rischio di danno erariale. I consiglier­i comunali che lo decidono a mio avviso dovrebbero chiedersi se stanno facendo il bene della città»

Si dice però che la strategia di Hera sia acquisire le società, non aggregarsi.

«Anche il disegno che è stato prospettat­o con A2a non va molto distante, visto che l’ipotesi è che il gruppo lombardo abbia la maggioranz­a in Cda, nomini l’amministra­tore delegato e abbia quote societarie non inferiori agli altri partner. Capisco che formalment­e questa non sarebbe un’acquisizio­ne, ma la sostanza è la stessa».

«Si è ancora fermi a mesi fa per la questione del concambio»

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Futuro È in corso di definizion­e l’integrazio­ne della multiutili­ty di contra’ Pedemuro San Biagio con Agsm e un terzo partner industrial­e

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