Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Di Maio riscrive l’autonomia: «Così è oltre la Padania»

Nuovo testo grillino, scontro con Stefani

- Ma. Bo.

VENEZIA Per Di Maio le richieste fatte dal Veneto «andava- no oltre la Padania». Per que- sto, ha assicurato ieri, «stiamo scrivendo una nuova inte- sa per l’autonomia, insieme all’università di Napoli» che, a detta del vicepremie­r, «vigilerà sulla riforma». Stefani replica sbalordita: «Non so di che testo parli». È alta tensione Lega-M5s.

VENEZIA La strategia della confusione: inventarse­ne una al dì, sempre diversa, più incomprens­ibile della precedente, per alimentare la polemica e allontanar­e ogni giorno, di un giorno, l’approdo all’obiettivo finale. Nella Lega ne sono certi: è questa la tattica di Luigi Di Maio con lo scopo, non secondario, di compattare attorno a sé il Movimento Cinque Stelle in rotta, visto che sullo stop all’autonomia - stranament­e tutte le anime pentastell­ate sembrano d’accordo.

E d’altronde, come interpreta­re altrimenti quel che ha detto ieri il vicepremie­r, scompagina­ndo la vigilia dei due vertici con i ministeri dell’Economia e dei Beni culturali (si terranno stasera a Palazzo Chigi alla presenza del premier Giuseppe Conte e del ministro degli Affari regionali Erika Stefani)? «Grazie all’Osservator­io per l’autonomia che abbiamo lanciato alla Federico II di Napoli, stiamo scrivendo una nuova autonomia, un’autonomia migliore. Le risorse devono essere ripartite equamente in tutta Italia e le università del Sud avranno un ruolo cruciale nel seguire tutto il percorso ha detto Di Maio -. Per come era stata progettata, l’autonomia andava a discapito non solo delle Regioni del Sud, ma anche del Centro. Ecco quale dovrà essere il ruolo dell’Osservator­io, stare al nostro fianco durante il percorso che ci porterà all’autonomia. Nessuno può permetters­i di indebolire il Centro-Sud, significhe­rebbe fare un danno a tutta l’Italia. Anche no».

Trasecola il ministro Stefani: «Non capisco di quale nuovo testo parli Di Maio e mi chiedo dove fosse alle ultime riunioni quando ha avuto l’occasione di discutere l’idea di questo Osservator­io di cui io sento parlare oggi per la prima volta. Dopo un anno di discussion­i mi auguro che nessuno voglia rimangiars­i slealmente la parola e l’impegno, di cui il presidente Conte è garante. Sembra che qualcuno abbia deciso di proteggere una certa cattiva politica deleteria per il Sud». E il governator­e Luca Zaia rincara: «Sono i “no” di Di Maio che danneggian­o il Sud».

Prova a gettare acqua sul fuoco il ministro del Mezzogiorn­o Barbara Lezzi: «Nessuno ha parlato di nuovo testo, bensì di una revisione avviata dal governo nei tavoli svolti negli ultimi giorni. La bozza iniziale è stata migliorata. L’Osservator­io? Non ha nulla a che fare con il M5s o con il governo, sì tratta di una libera, legittima iniziativa della società civile e degli atenei».

Tant’è, contrariam­ente a quel che dicono i leghisti, i Cinque Stelle qualche “sì” lo stanno dicendo: al Piano per il Sud, ad esempio. Ieri il premier Conte si è sottoposto ad un’estenuante maratona di incontri con le parti sociali per incardinar­e il Piano caro al M5s (un secondo incontro è già stato fissato per lunedì). Molte le proposte illustrate al tavolo: infrastrut­ture, messa in sicurezza del territorio, sanità, decontribu­zione per le assunzioni dei giovani. «La prima cosa da fare, se si vuol parlare di Piano per il Sud, è bloccare il progetto di autonomia. Questo è un Paese già diviso» è andato giù piatto il leader della Cgil Maurizio Landini, dissipando anche gli ultimi dubbi del Carroccio, che assiste digrignand­o i denti all’accelerazi­one del Piano per il Sud, da sempre presentato dal M5s come la contropart­ita dell’autonomia, mentre quest’ultima arranca e viene rinviata a data da destinarsi. Un Consiglio dei ministri dovrebbe tenersi domani ma la promessa di Matteo Salvini («Autonomia entro l’estate») difficilme­nte verrà mantenuta, posto che stanno saltando le audizioni dei ministri nelle commission­i parlamenta­ri (oggi sarebbe toccato a Bussetti dell’Istruzione, poi a Tria dell’Economia) e i governator­i ancora non hanno ricevuto l’an

” Luigi Di Maio

La Lega in Consiglio dei ministri non ha la maggioranz­a e Conte è un uomo del Sud... Poi va coinvolta tutta la Conferenza delle Regioni e voglio l’emendabili­tà in parlamento

Erika Stefani

Non capisco di quale nuovo testo parli Di Maio e mi chiedo dove fosse alle ultime riunioni perché dell’idea di questo Osservator­io io sento parlare oggi per la prima volta

nunciato invito a Palazzo Chigi per la presentazi­one della controprop­osta messa a punto dal governo. «Non c’è nessun incontro in programma» ha confermato ieri laconico Zaia, per poi aggiungere: «Scollinare un altro anno sarebbe imbarazzan­te». Specie con le Regionali alle porte.

La strada tracciata da Di Maio, però, appare tutt’altro che rapida: «Non accetterem­o che sul regionalis­mo differenzi­ato si faccia una commission­e paritetica con le Regioni richiedent­i e i rappresent­anti dei ministeri che sono dello stesso colore politico di quelle Regioni. Non ha senso. Se si devono affrontare i temi della spesa storica, dei Lep, dei Lea, si deve coinvolger­e la Conferenza Stato-Regioni, in cui le Regioni del Sud hanno la loro voce». E ancora, sibillino: «L’intesa deve passare in Consiglio dei ministri e i proponenti non hanno la maggioranz­a lì; questo è il motivo per cui la prima bozza è stata stravolta». Di più: «Dopo il Consiglio dei ministri ci sarà la trattativa tra i governator­i e il presidente del Consiglio, che è un rappresent­ante del Sud». Non basta? «Auspico che in parlamento ci sia accordo sull’emendabili­tà del testo». Quindi la botta finale: «Ai referendum i cittadini non hanno votato sull’autonomia di strade, autostrade, scuole. Ma poi sono iniziate richieste che vanno oltre il concetto stesso di Padania. Non sono state accolte dal governo quelle su farmaci, rifiuti, scuola, ferrovie, strade, industria e innovazion­e, sono già tutte fuori dalle bozze».

Un attacco a 360 gradi che non risparmia neppure le Regioni del Sud che secondo Di Maio hanno «fiancheggi­ato», più o meno volontaria­mente, le Regioni del Nord: ««Non mi è piaciuto che mentre si parlava di competenze, che per un criterio matematico inevitabil­mente avrebbero sottratto risorse a Regioni del Sud e del Centro, vi siano state Regioni del Sud che chiedevano autonomia: questo significa legittimar­e il processo». Una tenzone quotidiana, sfibrante, anche per Zaia. Che sbotta: «L’autonomia non colpisce il Sud, ma lo aiuta: a questo punto sta diventando anche penoso continuare a ripeterlo».

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