Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Medicina, boom di iscritti Ce la farà il 10%
VENEZIA Quando arriverà il
3 settembre saranno di più del solito, in entrambe gli atenei veneti che prevedono una scuola di Medicina. Ma non dappertutto avranno la stessa opportunità di «entrare». A Padova, gli aspiranti medici potranno contare su ben ottanta posti in più (venti nel corso «tradizionale», che cresce da
320 a 340 studenti immatricolabili) e grazie al nuovo corso in inglese che, sebbene formalmente separato, garantirà l’accesso agli studi ad altri sessanta fra ragazzi e ragazze. Diversa la musica a Verona dove, nonostante, la disponibilità dell’ateneo, i posti a disposizione rimarranno sempre gli stessi: 177. In entrambe le università, le richieste, però, sono in aumento seguendo, del resto, la domanda (non sempre soddisfatta) che arriva soprattutto dalla sanità pubblica. Hanno indicato come prima scelta Padova 3214 studenti (l’anno scorso erano 3029), per Verona saranno 1812, il numero più alto degli ultimi otto anni (l’anno scorso erano 1.615, nel 2015, 1.376). Numeri che tengono conto anche degli iscritti a odontoiatria (il test è lo stesso) e che, potranno essere rivisti al ribasso almeno per quanto riguarda la partecipazione al test (l’anno scorso ci furono una cinquantina di defezioni in entrambi le sedi). Ma che confermano l’appetibilità delle scuole di Medicina venete. E la loro difficile accessibilità: le probabilità di «passare» il test sono inferiori al dieci per cento. «I dati, benché provvisori, ci fanno piacere — afferma il rettore di Padova Rosario Rizzuto —. Per quanto riguarda il corso in inglese, la stragrande maggioranza degli iscritti sono italiani, del resto non c’è stato tempo a sufficienza per comunicare la novità anche tra i cittadini stranieri». Ottanta posti in più «peseranno» anche in termini di spazio: «Abbiamo investito sia per quanto riguarda le aule, con interventi per aumentare i posti a sedere, sia per quanto riguarda i docenti, in termini di reclutamento. Tutto con risorse nostre. Vorremo poter aumentare ancora di più i posti, ma serve una risposta complessiva del sistema Paese, soprattutto per quanto riguarda l’investimento sulle specializzazioni: altrimenti rischiamo di perdere “cervelli”». Sulla stessa linea anche il rettore (uscente, il mandato scadrà in settembre) di Verona, Nicola Sartor. «Ci siamo detti disponibili con il ministero ad aumentare di una ventina di posti. L’intenzione, da parte nostra, c’è. Di più è difficile, dato le risorse a nostra disposizione. Occorrerebbe investire di più nella didattica».