Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lacrime in libreria per le 15 mila «vittime di carta»
Piccoli negozi e Fondazioni culturali, tutti disperati
VENEZIA C’è chi li asciuga con i ventilatori, chi si arrende e li spedisce al macero e chi li vende per pochi spiccioli. C’è perfino chi li regala. Sono all’incirca quindicimila i libri danneggiati - spesso in modo irreparabile - dall’acqua alta, nelle diverse librerie sparse per Venezia. Tra i tanti volumi rovinati dall’acqua, anche opere antiche o preziose.
VENEZIA Parole sbiadite, pagine increspate, copertine staccate. Giacciono a terra, impilati alla rinfusa, mentre un ragazzo in stivali di gomma li calpesta, buttandovi sopra altri libri intrisi d’acqua. «Venite coi carrelli, venite con le valige. Prendeteli gratis. O, se volete, lasciate un’offerta» gridano alla libreria «Acqua Alta», dove metà dei volumi è finita sommersa dalla straordinaria marea di martedì sera.
Si fa strada il passaparola, le persone si moltiplicano per adottare testi che altrimenti finirebbero al macero. Come alla Cafoscarina, dove studenti e volontari hanno organizzato subito un’asta sui social per salvare le copie rovinate. «Non avrei mai immaginato una cosa del genere, così spontanea. Amiamo i libri, sono ragione di vita: mi ha stupito il grande rispetto dimostrato nei loro confronti – racconta Stefano Chinellato, che da anni consiglia studenti e professori alla Cafoscarina –. Contiamo almeno 60 mila euro di copie buttate».
Giovanni Pelizzato della Toletta, storico punto d’incontro degli studenti da generazioni, non ha avuto la forza di tenere i libri maceri a lungo. Per quanto avesse sollevato le copie al livello massimo possibile, raddoppiando le file sugli scaffali più alti, ne ha perse 1.800, che ha racchiuso in sacchi e gettato via. «La libreria sta bene ma il libraio è stanco» è scritto su un cartoncino appeso alla vetrina della «MarcoPolo», che di danni fortunatamente non ne ha avuti. Mentre alla «Goldoni», il cui post Facebook sulle scatole di Lego in svendita ha fatto il giro del mondo, le copie colpite sono tante e i problemi ammontano a 50mila euro. Alcune sono state gettate via, altre verranno vendute scontate ma l’appello che lancia Laura Pastrello è inequivocabile: «Ciò di cui abbiamo bisogno è ricominciare a lavorare, venite qui ad acquistare i regali di Natale, aiutateci».
Proposta caldeggiata anche da Cristina Giussani, presidente del sindacato italiano librai di Confesercenti, che dal 1997 gestisce la libreria specializzata in nautica «Mare di Carta» ai Tolentini. Cristina era fiduciosa, martedì aveva sollevato a 175 centimetri i libri preparandosi alla marea, ma non c’è stato niente da fare: almeno 30mila euro di danni, file di volumi finite in acqua, calendari di pregio andati perduti. «L’eccezionalità della marea è stata non solo nella sua altezza, ma anche nella sua continuità – commenta - venerdì ho avuto per cinque ore venti centimetri di acqua in negozio, non potevo fare nulla». Un senso di impotenza e di sconfitta nei confronti di un disastro le cui proporzioni sono indefinibili: almeno 15mila «vittime» in tutta la città, senza contare i testi danneggiati. È una tragedia senza catarsi.
La Fondazione Querini Stampalia è rimasta travolta dal rio Santa Maria Formosa, che si è rovesciato nella struttura sfondando le finestre e invadendo tutto il piano terra. Il vento ha creato addirittura onde che hanno affogato 210 metri lineari di volumi, senza contare quelli conservati in magazzino. «I primi 35 metri sono stati portati in un’azienda specializzata a Bologna, dove verranno congelati per fermarne il degrado– spiega la direttrice della Fondazione Marigusta Lazzari –. Coi numerosi volontari che sono accorsi stiamo cercando di salvarne altri con carta assorbente e ventilatori, mentre alcune copie sono irrecuperabili». Lo stesso processo di «congelamento» lo subiranno anche gli spartiti e le opere del conservatorio Benedetto Marcello, che da giorni vengono curati senza sosta da studenti, professori e volontari.
Anche i materiali librai della Fondazione Ugo e Olga Levi andranno a Bologna per evitare che l’acqua, che ne ha lambito la parte inferiore, li distrugga. Una corsa contro il tempo, in cui la solidarietà che in questi giorni si è diffusa a macchia d’olio per la città, ha giocato un ruolo fondamentale.
«Abbiamo ricevuto moltissime offerte di aiuto sui social, ma le abbiamo indirizzate a chi aveva più bisogno– racconta Annalisa Bruni, responsabile della biblioteca nazionale Marciana –. L’acqua ha colpito solo trecento volumi non antichi, per la maggior parte tavole di carte geografiche».
La Fondazione Bevilacqua La Masa ha messo alcuni dei documenti rovinati nella stanza adibita alle esposizioni, per mostrare quanto è accaduto. Mentre la Siae ha stanziato 150mila euro e una raccolta fondi per aiutare biblioteche e librerie.
«Per salvare Venezia serve un unicum – conclude Giovanni Pelizzato della Toletta –. Non siamo in grado né come veneziani né come stato di gestire il problema: bisogna farla commissariare a livello sovranazionale». Ora si teme per la nuova marea di 160 centimetri, che potrebbe vanificare l’incessante lavoro di questi giorni. E lasciare altrettante pagine intrise d’acqua.
Ciò di cui abbiamo bisogno è ricominciare a lavorare, venite qui ad acquistare i regali di Natale, aiutateci! Laura Pastrello Titolare libreria Goldoni