Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Sindacato, imprenditori e la «contrattazione 4.0»: si parte dalle competenze
BELLUNO Un atlante delle competenze che occorrono alla manifattura, bellunese in particolare (occhialeria e dintorni), da oggi agli anni a venire, per poter calibrare le politiche di formazione e avere una base di ragionamento reale per intervenire sull’attrattività della provincia, contrastando la demografia negativa e migliorando l’incontro fra domanda e offerta di occupazione.
È il documento che verrà presentato il prossimo 5 dicembre, a Belluno, redatto dalla Fondazione Adapt (fondata dall’economista Marco Biagi, si occupa di lavoro e relazioni industriali) sul quale si è soffermato ieri il direttore generale di Confindustria Belluno Dolomiti, Andrea Ferrazzi. L’occasione è stata una tavola rotonda in cui la Cisl di TrevisoBelluno ha lanciato la proposta di un accordo quadro territoriale in materia di contrattazione, armonizzato con le trasformazioni indotte da Industria 4.0. Lo studio di Adapt, ha spiegato Ferrazzi «fornisce già una risposta alle sollecitazioni giunte venerdì scorso, a Longarone, durante gli Stati generali dell’occhialeria. Con la ricerca, che coinvolge tutti i settori, vogliamo avere una visione prospettica utile per intervenire fin dalle scuole superiori per la formazione delle persone sulle richieste delle imprese». Un’altra proposta avanzata ieri da Confindustria Belluno alla Cisl è quella di destinare parte delle risorse del Fondo welfare e identità territoriale a iniziative di politiche attive del lavoro.
La nota in più su come interpretare le trasformazioni delle relazioni industriali giunge da Gianfranco Refosco, segretario generale veneto della Cisl: «La frontiera è la partecipazione strategica dei lavoratori alla gestione delle imprese. Nel caso Acc, ad esempio, abbiamo solo potuto essere spettatori. A noi piacerebbe partecipare anche finanziariamente ma la cultura media degli imprenditori è contraria, principalmente perché – conclude Refosco – questo implica una trasparenza che ancora si fatica ad accettare». (g.f.)