Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Settebello tutto rosa Una grande avventura pronta per le feste

Sempre più sull’onda il vino rose’. Ecco allora una super selezione E il prossimo anno arrivano mezzo milione di bottiglie di Prosecco

- di Luciano Ferraro

Decisioni A voi la scelta del carattere: spensierat­i, possenti, splendenti, secchi, friabili, gioiosi, succosi, freschi, sapidi, eleganti o maturi

Il convitato di pietra dei brindisi del 2019 è il Prosecco Rosé. Non esiste ancora, arriverà nel 2020. Mezzo milione di bottiglie, per cominciare. Il Consorzio del Prosecco Doc l’ha annunciato con ripetuti squilli di tromba: all’uva tipica del Prosecco, la Glera, sarà aggiunta l’uva Pinot nero. La massa dello spumante veneto-friulano farà salire la percentual­e di rosato che si beve in Italia, ora attestata al 10%, nonostante gli italiani siano i quarti produttori al mondo di questi vini. Di sicuro l’arrivo del Prosecco rosé segna una svolta: fino a non molti anni fa i rosati erano spesso considerat­i vini figli di un Bacco minore, ora sono i protagonis­ti di un boom.

Il consumo nel 2018 è aumentato di circa il 20%. Sono diventati testimonia­l del rosé sia Brad Pitt e Angelina Jolie che lo producono in un castello provenzale, sia Sarah Jessica Parker che l’ha voluto (dalla Nuova Zelanda) pensando alle grandi quantità di brindisi che c’erano in Sex

and the city. I calici rosa compaiono sempre più spesso nei riti metropolit­ani degli aperitivi. «Un brivido rosa percorre l’Italia da Nord a Sud e non accenna a calmarsi», sostiene il sommelier Andrea Gori che sull’argomento ha scritto un libro: Manuale di conversazi­one sui grandi vini rosa

(Trenta editore). E aggiunge: «Se il rosa stuzzica, appaga, stimola piaceri e sensazioni amorevoli e peccaminos­e, figuriamoc­i cosa possa pungolare lo stesso rosa con le bollicine». Ecco quindi una percorso tutto in rosa ai brindisi per le feste.

Giulio Ferrari

Rosé 2007 Riserva del fondatore Trentodoc, Fantine Ferrari (200e).

Tra le bollicine rosate nostrane è il più caro ma, secondo il presidente dei sommelier trentini Mariano Francescon­i «è il migliore mai prodotto in Italia» (l’ha detto alla presentazi­one del vino il 5 novembre scorso da Cracco, che l’ha accostato a coda di rospo bardata con pancetta e latte di salvia e anche alla chantilly con frutti rossi). Seconda annata per il super vino Ferrari. « Vino spensierat­o e serio al tempo stesso, che vibra dell’intensità del Pinot nero di montagna». Color Dolomiti al tramonto, energia senza invadenza, profumi di pesca e pompelmo rosa. Eleganza sobria.

Charles Geidsieck

Rosé millesime’ 2006, (90e)

Lo Champagne voluto da un dandy viaggiator­e che fondò la sua azienda a Reims nel 1851. Con lo stesso spirito dandy, Guido Folonari (discendent­e della dinastia del vino) lo ha portato nei ristoranti del Belpaese e lo ha fatto diventare, assieme agli altri Champagne di Charles, un punto di riferiment­o. È un assemblagg­io con il 63% di Pinot Noir, in prevalenza della Montagne de Reims, e il 37% di Chardonnay dei migliori villaggi della Côte des Blancs, per un totale di 15 cru. Color corallo. Profuma di melograno e ciliege mature, è possente e ampio al palato. Si affina per almeno dieci anni sui lieviti nelle 47 stanze scavate nel gesso a 20 metri di profondità, a una temperatur­a costante di 10 gradi.

Annamaria Clementi Rosé Riserva 2009 Franciacor­ta, Ca’ del Bosco (160e) Maurizio Zanella, fondatore di Ca’ del Bosco, ha dedicato questo vino alla madre. È l’espression­e più intensa del Pinot nero in versione Extra Brut. La cantina di Erbusco ha abituato da 30 anni allo stupore e alla precisione. Da quando sono i robot a gestire l’arrivo delle uva biologica in cantina e il successivo «idromassag­gio» per togliere impurità e polveri dai chicchi (con asciugatur­a finale), Ca’ del Bosco ha fatto un ulteriore passo avanti. Il vino è un insieme di potenza e di garbo. La sosta di 108 mesi sui lieviti contribuis­ce al color rosa splendente e carico. Assieme ai profumi di frutti di bosco e di agrumi, sorprende con un sentore di legno di sandalo.

Parosé pas Dosé

Rosé 2014 Franciacor­ta, Mosnel (50e)

Giulio e Lucia Barzanò continuano a cercare la strada della longevità dei loro vini scavando sotto terra: la nuova cantina è a 15 metri di profondità. Lì riposa per tre anni sui lieviti il Parosé, frutto di un gioco di parole che richiama l’assenza di dosaggio, ovvero l’aggiunta di vecchie annate e zucchero nella procedura per le bollicine preparate con il Metodo classico. Il Parosé ha un colore delicato, quasi una polvere di cipria con riflessi dorati. L’assenza di dosaggio lo rende molto secco e fresco. Si fondono Pinot nero e Chardonnay: all’olfatto arriva il profumo del miele e del pan brioche. La sapidità e la freschezza succosa che si avverte al primo sorso di stempera in un lieve gusto di nocciola. Dubl

Brut rosato metodo classico, Feudi San Gregorio

(25e)

Anche in Campania avanza il rosato. La cantina irpina della famiglia Capaldo, con alla guida Antonio, ex manager della finanza convertito alle vigne, sa coniugare tradizione e innovazion­e. Accanto a Falanghina, Aglianico e Greco di Tufo vinificati in modo rispettoso della storia, Feudi da una quindicina d’anni ha avviato il progetto Dubl per portare il Metodo classico al Sud. Una sfida che ha dato buoni risultati, superando lo scetticism­o iniziale. Il progetto Dubl è stato avviato con Anselme Selosse, un guru dello Champagne più ricercato e artigianal­e. La versione rosata valorizza l’Aglianico. Il carattere gioioso del vitigno si avverte con forza accostando il bicchiere al naso. Frutti maturi ed eleganza. Esiste anche la versione Esse, senza dosaggio (40e), meno morbida ma più complessa e fascinosa.

Bolle di borro

Brut Rosé 2012, Il Borro

(50e)

Ferruccio Ferragamo, presidente della casa di moda, è il proprietar­io del Borro, tenuta di 700 ettari in Valdarno. Ci lavorano i figli Salvatore e Vittoria. Hanno conquistat­o una nuova azienda, la Vitereta. Così ora il Borro può contare su 90 ettari di uve autoctone come il Sangiovese e internazio­nali come il Merlot e il Cabernet sauvignon. È con il Sangiovese che si produce il loro Metodo classico. Un vino succoso e vivace, dal color buccia di cipolla. Riposa 60 mesi sui lieviti e questo rende vellutati i tannini del Sangiovese.

Sansevieri­a

Brut rosé 2015, 40° anniversar­io, D’Arapri (48 e).

Girolamo D’Amico, Louis Rapini e Ulrico Priore sono i fondatori della cantina chiamata con le iniziali dei loro cognomi. L’ultimo nato della loro ricca produzione spumantist­ica è il rosato per festeggiar­e i 40 anni di attività. L’uva è quella della zona, il Nero di Troia. Vino fresco e sapido che all’ esordio ha già raccolto consensi.

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