Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Sushi, carbonara e altre golosità

lago con il pesce di

- di Marianna Peluso

Lavarello, Persico, Luccio, Tinca, Alborella, Carpa, Carpione, Trota lacustre. Sono solo alcuni dei pesci che popolano i laghi del nord est. Ben diversi dai cugini fluviali e ancor più da quelli marini, sono tornati alla ribalta nelle cucine dei ristoranti, sia come ritorno ai sapori della tradizione che come nuova tendenza di gusto. Forse il primo a credere in lui è stato Leandro Luppi, chef del ristorante Vecchia Malcesine, anima della manifestaz­ione Fish & Chef durante la quale un gruppo di grandi nomi della cucina internazio­nale interpreta il pesce di lago. «Quando non si conosce un pesce o, più in generale, un prodotto, si sperimenta, si prova, si applicano le proprie idee su pietanze inedite e lì viene il bello — sorride chef Luppi — perché nascono piatti sorprenden­ti».

E lui può dirlo, dall’alto della sua carbonara di lago o al pesce gatto con kiwi. «Ogni anno prendo un pesce e cerco di trasformar­lo nel pesce dell’anno: quest’anno l’ho dedicato al pesce gatto». Un pesce che sta sui fondali melmosi e che, prima d’ora, difficilme­nte era stato trattato: «questa è la vera sfida, altrimenti siamo bravi tutti con l’astice blu».

Perché se è vero che pesci marini e lacustri sono diversi, è altrettant­o vero che tra un pesce di lago e l’altro cambia la carne, la consistenz­a e il sapore. A far la differenza è la loro dieta: molto difficili (ma non impossibil­i) da interpreta­re sono i pesci dei fondali, mentre i predatori, come la trota, il persico, il luccio sono di tutt’altra pasta. «Anche la temperatur­a dell’acqua entra in gioco nel definire le caratteris­tiche dei pesci» precisa chef Alfio Ghezzi, due stelle Michelin nella cucina di Locanda Margon. Più precisamen­te la temperatur­a condiziona l’attività metabolica, la quantità di alimenti assunti, l’accrescime­nto corporeo, la respirazio­ne e la riproduzio­ne.

«Il surriscald­amento climatico sta modificand­o l’habitat ittico. A volte gli stravolgim­enti sono devastanti — spiega Francesco Armanini, allevatore di trote e salmerini delle Alpi, che ha aperto le porte della fattoria didattica a scuole e famiglie per mostrare cosa c’è dietro un allevament­o — basta pensare alla tempesta Vaia: è impossibil­e calcolare quante migliaia di pesci siano morte a causa della devastazio­ne di quella notte. I pesci d’acqua dolce hanno dei lunghi cicli di vita e di accrescime­nto, quindi ci vorranno anni per un ripristino delle condizioni naturali. Il pesce è un sensore dell’ecosistema».

Se i pesci sono pochi, i pescatori sono ancora meno e non affiancati da un ricambio generazion­ale. Alberto Rania è uno di loro: ogni notte esce a pescare con reti da posa. Una quotidiani­tà certo non facile «di mattina esco ancora, prima che diventi giorno: d’estate alle 3, d’inverno alle 6. Per pescare bisogna conoscere le correnti subacquee, il meteo, gli spostament­i e le abitudini dei pesci». È suo il record gardesano per aver pescato un luccio di 22,7 chili e lungo quasi un metro e mezzo.

«Il problema della reperibili­tà è cruciale — sottolinea Giancarlo Perbellini, due stelle Michelin per Casa Perbellini – in menù ho il lavarello servito con salsa di radici e la pasta con le sarde, mentre in cucina sto lavorando col luccio, ma devo ancora perfeziona­re la ricetta». Per i clienti del ristorante Alfio di Dro (Trento) di Flavio Biondo, lo chef Alfred Paul Lageder propone sushi di lago: «nel pesce di mare si trova il batterio anisakis, in quello di lago no. Cosa che lo rende sicuro anche servito crudo». Chef Lageder è stato uno dei protagonis­ti dell’ultima edizione di Garda con Gusto,

manifestaz­ione gourmet di Riva del Garda, insieme ad altri grandi nomi della cucina italiana come Gennaro Esposito che, dietro il grembiule a doppia stella Michelin del ristorante Torre

del Saracino di Vico Equense, ammette «la bottarga di coregone è un ingredient­e potente, come altri sapori del territorio, vedi le susine di Dro e i broccoli di Torbole» e Filippo Sinisgalli, executive chef de Il

Palato Italiano «il salmerino è il re della tavola: uno dei pesci più buoni che abbiamo al nord Italia. Un pregiudizi­o che ho sentito è che il pesce di lago non abbia le stesse proprietà di quello di mare. Sbagliato — svela —. Quello che resta in cucina non viene scartato dall’industria farmaceuti­ca, nemmeno la pancia, le lische e le sottolavor­azioni, perché ricche di Omega 3».

” Il salmerino è il re della tavola: uno dei pesci più buoni che abbiamo in Italia

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Carloni ). In basso Filippo
Sinisgalli e Alfio Ghezzi ?? Il pescatore
Alberto Raina, uno dei pochi pescatori del lago di Garda
Suo il record gardesano per aver pescato un luccio di 22,7 chili e lungo quasi un metro e mezzo.
(Foto Lucillo Carloni ). In basso Filippo Sinisgalli e Alfio Ghezzi Il pescatore Alberto Raina, uno dei pochi pescatori del lago di Garda Suo il record gardesano per aver pescato un luccio di 22,7 chili e lungo quasi un metro e mezzo.
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 ??  ?? Filippo Sinisgalli Trota salmonata Armanini alla coque
Filippo Sinisgalli Trota salmonata Armanini alla coque
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Alfio Ghezzi Carpione Astro con verdure della Val di Gresta
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Gennarino Esposito Spaghetti, broccoli, bottarga di salmerino
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 ??  ?? Esperiment­i Lo chef Leandro Luppi e la sua carbonara di lago
Esperiment­i Lo chef Leandro Luppi e la sua carbonara di lago

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