Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il manager sulla collina memoria
Èun singolare e avventuroso impasto di terra, finanza e vino la vita di Massimo Gianolli e della sua famiglia: mezzo secolo di colpi di scena lungo l’autostrada A4 sull’asse che dal Piemonte, passando per Milano, conduce ad Erbin, una contrada di poche anime sulle montagne venete. Per raggiungerla si deve imboccare uno slalom di curve a nord di Verona, in Valpantena, sorella semisconosciuta della Valpolicella, patria dell’ Amarone. Qui oggi sorge un’incantevole collina coperta di ciliegi e vigneti dove si produce un vino che per la sua qualità, in pochi anni sta collezionando premi e riconoscimenti. È un sogno che parte da lontano, da una fredda giornata di dicembre del 1925 quando all’ospedale di Verona nasce il padre di Massimo, Armando Gianolli.
Sua madre, milanese, lo da alla luce mentre si trova nella città veneta e poi lo affida ad una balia del posto che lo allatta e lo cresce ai piedi dei monti Lessini, poco lontano da Erbin. «Era la balia Luigia», ricorda Massimo: «Ha portato mio padre a vivere con suo marito e i 4 figli allevandolo nella totale semplicità, senza acqua corrente né energia elettrica, ma nel calore e nell’affetto. A un certo punto però la zia Franca pensò che bisognasse riportare il bambino a Milano per dargli un’istruzione e così nel 1932 la balia dovette mettere mio papà su un carretto trainato da un bue e lasciarlo andare».
Il piccolo Armando finisce in un collegio, ma appena può raggiunge le colline della sua infanzia, le stesse che durante la seconda guerra mondiale gli salveranno la pelle. Nel 1945 infatti, ricercato con altri soldati per aver aiutato i partiad giani, si nasconderà proprio nei boschi sfuggendo per un soffio alla fucilazione. La vita lo porta poi in Piemonte, a Biella, dove fa carriera nel settore assicurativo, si sposa e ha due figli. Nel frattempo inizia