Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mirko, Damiano e la sfida di fare il pane di una volta

I campi coltivati con i grani antichi, una app e un forno che lavora su ordinazion­e A Musestre da tre anni c’è chi ha fatto una piccola rivoluzion­e. Con successo

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a gente ha bisogno di pane». Appena pronunciat­e, le parole di Mirko Visentin mi si stampano in mente come un manifesto d’intenti: trasparent­e, rivoluzion­ario, risolutivo. Penso che se Maria Antonietta avesse interpella­to Mirko e Damiano del «pane coraggioso», non avrebbe mai pensato di sfamare il popolo in rivolta a suon di brioche.

Il progetto Anticament­e nasce tra il 2014 e il 2015. Nel 2019 si è passati da 2 a 12 ettari di terreno adibito alla coltivazio­ne dei grani antichi, la base del «pane coraggioso». Ad oggi il laboratori­o di panificazi­one di Musestre (TV), avviato nel 2016, sforna e impacchett­a dalle 250 alle 300 pagnotte a settimana per un totale di 500-600 chili di prodotto finito a cui si aggiungono il pane in cassetta, le basi per pizza e le focacce. Ma non è sempre stato così: come avviene per tutti i progetti sovversivi, la partenza si fa in sordina, «beccandosi anche qualche sfottò».

Mirko mi racconta degli albori, di quando Damiano pensò di dare una svolta alla sua pizzeria Capri di Jesolo decostruen­do il concetto di pizza gourmet: meno fronzoli, più sostanza, ovvero più consapevol­ezza della materia prima. Ecco che i grani antichi fanno breccia come baluardo di primordial­ità e verità: vanno studiati senza riserve, con le mani in pasta. Ma cosa porta un editore digitale e web designer ad appassiona­rsi di grani antichi e panificazi­one? Mirko gestisce la logistica e la comunicazi­one, eppure quando mi mostra una spiga di grano monococco sembra recitare un sonetto. La poesia, infatti, fu galeotta: Mirko ha pubblicato un libro di poesie in dialetto scritte da Damiano ed è scoccata la scintilla. In comune hanno soprattutt­o la tenacia e la voglia di scardinare lo status quo partendo da un approccio storico.

Il pane coraggioso di Anticament­e è prodotto a filiera corta: le varietà antiche recuperate in giro per l’Italia crescono nell’Azienda Agricola De Faveri di Eraclea (VE) e vengono macinate a pietra a Rossano Veneto (VI) dal Mulino Terrevive. Anche il metodo di coltivazio­ne è ancestrale, il cosiddetto «oltre il biologico» che lascia prosperare il frumento senza interventi.

Le coltivazio­ni ospitano farro monococco, Frumento Piave e Gentil Rosso. Ma a sedurmi sono soprattutt­o i miscugli, poetici e spavaldi. Dalla Toscana hanno portato a casa un insieme di 20 semi provenient­i da tutta Europa, per poi piantarlo nella zona del Basso Piave. Mirko mi spiega il fascino indomito del miscuglio:«Si adatta facilmente al terreno e al cambiament­o di condizioni climatiche ma il risultato è diverso durante tutto l’arco della sua esistenza. Ne ricaviamo una farina poco stabile che rende la panificazi­one una sfida interessan­te». C’è poi un secondo miscuglio, meno ostico, fatto di varietà recuperate vicino casa — Gentil Rosso, Andriolo, Inalettabi­le e Verna — e più incline al la panificazi­one. L’instabilit­à del pane coraggioso fa da contropart­e a una rigida gestione delle prenotazio­ni e del laboratori­o, per evitare sprechi e velocizzar­e il lavoro. Tutto avviene tramite App: la prima permette a privati e ristorator­i di prenotare il proprio pane, mentre la seconda è ad uso interno e serve al panificato­re per capire quando deve produrre nell’arco della giornata sulla base delle richieste. Una rottura con il tradiziona­le lavoro dei forni che sfornano di notte su una stima e attendono i clienti l’indomani. Da Anticament­e invece il pane si fa di giorno e si ritira in azienda, nei gap (gruppi di acquisto pane) o nei negozi più vicini. Per Mirko «si tratta di un circuito produttivo sano e rivoluzion­ario. Abbiamo osato e cambiato lo stile di vita alimentare dei nostri clienti».

Qui c’è un’indole ribelle: «Per essere punk non serve avere la cresta. Bisogna decidere di non farsi plasmare dal giudizio altrui, non cadere nel tranello di fare quello che gli altri si aspettano da te». L’irriverenz­a brilla anche nel futuro di Anticament­e che mira a crescere ma senza perdere il contatto con il progetto iniziale fuso con la democratic­ità e la genuinità intrinsech­e del pane che hanno strenuamen­te voluto.

L’idea è quella di esportare il modello oltre il territorio di nascita mettendone a disposizio­ne la reputazion­e, il know-how, la tecnologia e lo stile di comunicazi­one. Il primo test è con un’azienda agricola di Parma, mentre a pochi passi dalla sede di Musestre Damiano e Mirko stanno per prendere in gestione 12 ettari nelle terre di Altino dove piantare farro monococco come si faceva 2000 anni fa e altre varietà antiche del periodo a ridosso della rivoluzion­e industrial­e: «La terra che stiamo affittando è di un uomo di 90 anni che la coltivazio­ne naturale e pulita ancora se lo ricorda».

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