Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il Mose supera la prima prova «Marea fermata»

Modelli e tempi, l’esito della prova. E l’ultima diga sale in ritardo

- Zorzi

VENEZIA Il «test funzionale» del Mose ha avuto «esito positivo», dice il Consorzio Venezia Nuova, che in una cosiddetta «punch-list» ha raccolto una montagna di dati e informazio­ni «reali» sia di ogni singolo elemento che dell’intero sistema, comprese le eventuali criticità, che saranno studiate nelle prossime settimane per regolare al meglio il software di controllo e gli impianti.

VENEZIA L’unico colpo di scena, rientrato intorno a mezzanotte, l’ha creato la paratoia numero 6, l’ultima, quella che avrebbe dovuto tappare completame­nte la bocca di porto di Malamocco. Avrebbe dovuto alzarsi insieme alle altre tre dell’ultimo «set» intorno alle

23.15, ma quel buco è rimasto visibile per circa tre quarti d’ora. «Colpa» di un piccolo problema al software di una delle valvole che regolano il passaggio di aria e acqua (la prima viene immessa e la seconda espulsa per alleggerir­e la paratoia e farla salire), che ha costretto a un «reset» del sistema e a un riavvio: un po’ come quando si preme il tasto di spegniment­o del proprio pc con il sistema operativo «impallato», se non fosse che qui si sta parlando di un colosso di 29,5 metri di lunghezza, 20 di larghezza e 4,5 di spessore, per un peso complessiv­o di 350 tonnellate.

Il «test funzionale» ha avuto «esito positivo», dice il Consorzio Venezia Nuova, che in una cosiddetta «punchlist» ha raccolto una montagna di dati e informazio­ni «reali» sia di ogni singolo elemento che dell’intero sistema, comprese le eventuali criticità, che saranno studiate nelle prossime settimane per regolare al meglio il software di controllo e gli impianti. Le paratoie sono state alzate in circa tre ore (salvo la coda per l’ultima), dalle 20.30 alle 23.15 e alle 3.40 erano di nuove tutte nei loro alloggiame­nto: le operazioni sono state eseguite a blocchi di quattro alla volta, dato che in questo momento è operativo un solo compressor­e dei tre previsti e quindi manca un bel po’ di «potenza». E’ anche questo il motivo per cui tre settimane fa, con l’«acqua granda» del

12 settembre arrivata a 187 centimetri, non sarebbe stato possibile sollevare tutte le schiere a difesa della città. «Chiudendol­e a metà si poteva ridurre la marea di 20-30 centimetri, creando danni per migliaia di euro invece di un miliardo», gridava dall’altro lato della bocca, sulla spiaggia degli Alberoni, l’ingegner Giovanni Cecconi, ex direttore del servizio informativ­o del Cvn e ora referente della rete Wigwam, che ha organizzat­o una barca di cittadini. Secondo il Consorzio, invece, le paratoie, soprattutt­o con quel vento a 130 all’ora, avrebbero potuto «ribaltarsi».

Ieri le condizioni non erano così estreme, ma c’era un forte vento di Bora e un’onda di

80 centimetri, che si infrangeva schiumosa sulle dighe gialle. Le quali, però, non si sono mosse di un millimetro, come ha fatto notare anche il sindaco Luigi Brugnaro, che ha seguito la movimentaz­ione con grande entusiasmo dalla sala di comando, dove c’erano il commissari­o Francesco Ossola (collegato anche con la futura commissari­a Elisabetta Spitz) e il provvedito­re alle opere pubbliche reggente Cinzia Zincone. E un grafico ha dimostrato che il Mose «funziona», avendo creato, pur nella lentezza del sollevamen­to (da progetto dovrebbe essere di circa mezz’ora), uno «scalino» di una decina di centimetri tra mare e laguna. «La schiera ha mostrato un comportame­nto del tutto simile a quello dei modelli fisici: una evidente stabilità», afferma il Cvn, in risposta anche a chi continua a temere il problema della «risonanza», denunciato da uno studio della società francese Principia. «Le onde a 80 centimetri per le paratoie sono carezze - osserva l’ingegner Armando Di Tella, da sempre oppositore del Mose - sono quelle oltre i

2 metri che rischiano di creare instabilit­à». Il timore è che, soprattutt­o nel caso di onde che si ripetono ogni 8 secondi, le paratoie inizino a «ballare» fino a ribaltarsi. Nessun problema invece, dopo l’installazi­one delle 56 staffe già previste, con le vibrazioni dei tubi di pompaggio dell’aria, che avevano stoppato questo test un mese fa. Ora ci saranno altri test: nel 2020 sono

La difesa di Venezia Il Consorzio Venezia Nuova giudica l’esperiment­o riuscito Ora nuovi test

Il Consorzio Venezia Nuova

La schiera ha mostrato un comportame­nto del tutto simile a quello dei modelli fisici: una evidente stabilità

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In alto, le dighe sollevate a
Malamocco (Fotoserviz­io Pattaro/Vision)
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Brugnaro nella sala di controllo
Riga gialla In alto, le dighe sollevate a Malamocco (Fotoserviz­io Pattaro/Vision) A sinistra, il sindaco Brugnaro nella sala di controllo
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