Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Rimpatriato, il caso in procura
La famiglia lo riporta in Bangladesh perché si stava occidentalizzando: «Maltrattato». Fiaccole in paese
MONTECCHIO MAGGIORE Musharraf era seguito dall’Usl 8 e l’azienda sanitaria ha presentato due esposti ipotizzando che il ragazzino abbia subito dei maltrattamenti. Potrebbe avere sviluppi legali il caso del dodicenne di Montecchio portato in Bangladesh dalla madre con il benestare del padre perché stava abbandonando tradizioni e religione del suo paese.
MONTECCHIO MAGGIORE Musharraf era seguito dall’Usl 8 e l’azienda sanitaria ha presentato due esposti ipotizzando che il ragazzino abbia subito dei maltrattamenti. Potrebbe avere sviluppi legali il caso del dodicenne di Montecchio portato in Bangladesh dalla madre con il benestare del padre perché stava abbandonando le tradizioni e forse la religione del suo paese: la documentazione è a disposizione della magistratura di Vicenza ma anche di quella veneziana.
Musharraf (nome di fantasia) era seguito da tempo anche dai servizi sociali del distretto ovest dell’Usl. Dall’azienda sanitaria non vengono rilasciate informazioni, tuttavia è evidente che gli operatori sanitari – in collaborazione con i servizi comunali – hanno ritenuto opportuno intervenire: l’azienda, infatti, circa un mese fa ha depositato due esposti su presunti maltrattamenti. Uno è andato alla sezione civile della Procura dei Minori di Venezia, specializzata in casi del genere, e l’altro alla procura vicentina. Musharraf scriveva di queste presunte violenze nei suoi temi, fatto che non deve essere sfuggito agli educatori. Il ragazzino è nato a Montecchio Maggiore - come i fratellini di 11 e 3 anni - e circa un mese fa sarebbe stato riportato in Asia con i fratelli. Musharraf a fine ottobre ha mandato un ultimo messaggino Whatsapp con il telefono della madre a un amico «Aiutami, sono a Dubai e mi stanno portando in Bangladesh!» - poi di lui non si è saputo più nulla.
L’adolescente appartiene a una famiglia del Bangladesh residente a Vicenza da oltre vent’anni. Oggi, però, del nucleo nel Vicentino rimane solo il padre, che conferma di aver rimandato il figlio in patria perché «era diventato irrispettoso, non faceva ciò che gli veniva detto – ha dichiarato l’uomo al Corriere del Veneto - un giorno è arrivato a mettere in dubbio l’esistenza di Allah, un’altra volta mi ha insultato. Purtroppo, me l’hanno rovinato».
Anche il padre si sarebbe mosso per le vie legali, denunciando a sua volta l’architetto Giancarlo Bertola, ex vicino di casa di Musharraf e della sua famiglia. Il figlio dell’architetto e il bambino del Bangladesh erano diventati molto amici sin dalla scuola materna, e il professionista negli anni aveva preso a benvolere il ragazzo che giocava con il figlio. Anzi, proprio l’amicizia con la famiglia italiana ha portato negli anni Musharraf ad integrarsi sempre di più. A casa di Bertola, oltre a giocare con il coetaneo, ha imparato a giocare a scacchi e a leggere libri. Alla lettura - passione intensa che il giovane di origine straniera ha coltivato partendo da romanzi classici come Sandokan fino a testi come «Se questo è un uomo», di Primo Levi – Musharraf ha infatti aggiunto quella per torri, cavalli, re e regine, con una bravura crescente che l’ha portato a vincere tornei locali. «Vogliono bene ai loro bambini, ma non sono in grado di accettare il fatto che stessero crescendo immersi nella cultura occidentale» spiegava nei giorni scorsi il professionista che ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella .
A Montecchio, oltre all’architetto, anche mamme e papà dei compagni di scuola di Musharraf si stanno mobilitando per riportarlo indietro, assieme agli amici del circolo di scacchi: organizzeranno tutti insieme una fiaccolata nelle vie del paese.