Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Bansky posta la foto del suo graffito che affonda con Venezia
VENEZIA Nessun commento, nessuna descrizione. L’immagine non ha bisogno di parole per esprimersi. È il bambino migrante di Banksy: l’acqua verde azzurra ne lambisce la vita mentre, lentamente, affonda vittima delle maree eccezionali che si sono ripetute a Venezia dalla notte del 12 novembre. Le sirene dell’acqua alta tacciono ormai da qualche giorno, ma proprio ieri l’artista ha postato su Instagram la foto del graffito in rio Ca’ Foscari. Mentre in condizioni normali sono solo i piedi del bambino a essere immersi nell’acqua, le maree eccezionali ne mostrano solo il giubbino salvagente e la mano verso il cielo, che regge un razzo segnaletico di fumo rosa. L’opera era apparsa a fine maggio e «rivendicata» dallo stesso Banksy (la cui identità è volutamente ignota) sempre su Instagram. Allora, lo street artist si era rivolto alla Biennale che «pur essendo il più grande e prestigioso evento artistico al mondo, per qualche ragione non mi ha mai invitato». Crisi geopolitica, questione migranti, crisi del sistema dell’arte contemporanea restano, mentre il graffito assume un ulteriore significato che Banksy, forse, non aveva previsto. previsti sollevamenti ogni mese e mezzo, anche in situazioni di alta marea (ieri era solo a quota 60 centimetri).
«Siamo lieti di sapere che il Mose, atteso già negli anni ‘90, dimostra alle porte del 2020 di reggere bene il mare», ironizza Alvise Maniero, deputato del M5s. «L’augurio è che questi test siano il segnale del definitivo riavvio dei lavori per l’ultimazione del Mose, ma non dimentichiamo che ci sono anche le opere complementari», commenta il presidente di Ance Venezia Giovanni Salmistrari, la cui azienda è coinvolta in prima persona in queste attività per conto del Consorzio.
L’opera Apparsa a maggio in rio Ca’ Foscari, raffigura un bimbo migrante